venerdì 30 agosto 2013

Parola di Capitano / 30


Nelle puntate precedenti: con una grande festa di fidanzamento siamo arrivati (vedi sotto) ai titoli di coda, ma non è finita...

Franca Rovigatti
TITOLI DI CODA
Insomma, ma perché mi trattenete ancora? Ve l’ho detto che è finita!
Riempite di improbabili zecchini le tasche dei poveri e fatta quadrare ogni possibile geometria amorosa, questo, non c’è dubbio, è il LIETO FINE!
Non lo riconoscete?
Ci riprovo, guardate:

THE END
Ma perché strillate? Che volete ancora?

Un attimo, per favore (sento gridare): e il libro? L'ha poi finito, Teo?
Giusto, il libro! Teo ha concluso la stesura in un mese. Il romanzo, pubblicato su nella capitale da un noto editore, ha avuto recensioni favorevoli, è stato in cima alle classifiche di vendita per mesi e lo scorso giugno ha anche vinto il Maga, uno dei più prestigiosi premi letterari del paese.

Dopo questo successo, Teo ha preso coraggio. Ha letto tutto Shakespeare: sa a memoria lunghi brani del Re Lear.
Scrive tutti i giorni. Ha finito altri due libri, uno di racconti e uno di poesia. Li ha presentati nei locali della Biblioteca Cascàmi, alla presenza di uno sveglissimo e pimpante Olo Spino (il quale, per chi lo volesse sapere, la scorsa primavera pisciò fuori davvero una distinguibilissima A).
Non ha mai più sognato la Bella addormentata.
Ormai c’è Alice che ogni notte dorme accanto a lui.

Alice, giusto! (vi sento urlare) Che fa? Scrive?
Alice scrive, e non più in segreto. Scrive e pubblica storie per bambini (che spedisce al figlio in giro per il mondo e che Teo regala alle gemelle). Ha imparato a giocare con le parole. E le parole nelle sue mani si divertono, stanno allegre. E’ probabile che abbia trovato terreni meno pericolosi. O piuttosto (come diceva Sommaire) l'esser colma d'amore la protegge. Certo non si è più ammalata. Le storie che scrive sono bizzarre, e lei le illustra con sbilenchi disegnetti. I bambini di Mongo le imparano a memoria. Forse, grazie ad esse, tra vent'anni la popolazione di quella città sarà un po' meno stupida e maligna.

E il Capitano?
(Va bene, ok, come volete voi… Ormai ho cominciato... Non vi posso negare notizie proprio su di lui!)
Il Capitano (dài e dài, sublime dopo incantevole notte) si è incarnato. La complessa funzionalità di mani e piedi si è integrata agli indici e agli alluci, le braccia si sono impiantate sulle spalle, le gambe sulle anche. La pelle è di buona grana fitta. Stomaco, cuore, fegato, reni e polmoni, grazie a dio, funzionano benone. Le analisi del sangue hanno evidenziato solo una lieve anemia: che (date le sue origini di ànemos, puro spirito) mi sembra veramente il minimo... Qualche buco di immaterialità resiste ancora all'altezza del diaframma e sulle ginocchia, ma, quando è vestito, non si vede. Giona ha imparato a mangiare, a dormire. Sogna, piscia, caca.
Non sente più i pensieri di Teo Marlo. Non è mai più stato ubiquo. Le nascite materiali hanno dopo tutto il loro prezzo... Che Giona ha appena cominciato a pagare, ma il cui saldo sarà la morte. Morirà anche lui, è certo. L'unico dubbio è se, dopo morto, gli toccherà il paradiso, come a tutti noialtri, oppure ricadrà dentro un altro libro.
Giona di lavoro fa il capitano di lungo corso su un battello della flotta mercantile del signor Penngwenn: trasporta in Europa frutti tropicali. La vita marinara gli si confà, e si porta per il mondo l'adorata Sommaire.
Da un po' di tempo (incoraggiato dall'amico Teo) nutre il sogno di scrivere un libro di avventure di mare. Ha già pronto il titolo: Il Libro di Giona.

Non posso non dirvi qualcosa anche di Sommaire. E’ felice e non ha più avuto né catataonie né depressioni. Quando non è in viaggio, cuce copriletti e tendine. E' sempre più bella e sembra miracolosamente giovane. Da un po' di tempo parla di avere un bambino, e non si sa cosa possa venirne fuori. C'è il caso che la sua pancia scodelli un libro, parole e lettere, qualche isolato frammento di corpo, oppure persino un vero pupo.

E il grassone, von Z.?! (Chi è, laggiù, che vuole saperlo?)
Va bene, sappiate che Zeitmerde è diventato un altro. Fin dal giorno dell'escursione ad Animula, ha smesso di divorare. Neppure digrigna i denti quando sogna, quasi quasi neanche mastica quando mangia.
Ha smesso di fare l’editore. Dimagritissimo, fa un vorticoso su e giù coi sotterranei, coinvolgendo i suoi compagnetti d'avventura (vecchi signori, ormai: più di qualcuno morto). Lui stesso scrive dotti saggi sull'origine e funzione delle catacombe di Mongo. Ha studiato su codici manoscritti la complessa personalità di Niccholaus Zwer, alchimista. Insomma, in breve tempo Woodroow von Zeitmerde è diventato un'autorità indiscussa in materia di Animula.
Per sovvenzionarsi le ricerche, ha venduto la collezione delle mille teste. Gliel'ha comprata in blocco un noto industriale, proprietario di dieci emittenti televisive. Uno che, anche nel segreto della sua immensa camera da letto, ha sempre bisogno di pubblico.

E Giudecca Troni? E le gemelle? (Basta! Questo è l’ultimo piacere che vi faccio...)
Giudecca ha realizzato il suo sogno. Da oltre un anno ha una relazione con il Sergente Colcollo, della Polizia Municipale di Mongo. Costui la picchia un giorno sì e uno no, puzza di cipolla, aglio e sudore, non scuce una parola neanche a pagarlo oro. Ma rutta spesso, scorreggia sonoramente, russa.
Mora, Mara, Violenta e Violante sono sempre più brutte e infelici. Per ripicca non leggono i libri di Alice, e si consolano spendendo tutti i soldi passati da Paaapi in fettucce, merletti, nastri e falpalà.

Adesso basta davvero.
Potete uscire, qui chiudono.
Non lo vedete che hanno spento le luci? E’ buio.
Questo posto, se non si raccontano storie, diventa molto triste. E tra un po’ farà anche freddo...
Davvero: non c’è proprio più niente da vedere.

(30 - continua)

 
Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.



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