Nelle puntate precedenti: con una grande festa di fidanzamento siamo arrivati (vedi sotto) ai titoli di coda, ma non è finita...
Franca Rovigatti
TITOLI DI CODA
Insomma, ma perché mi
trattenete ancora? Ve l’ho detto che è finita!
Riempite di improbabili
zecchini le tasche dei poveri e fatta quadrare ogni possibile
geometria amorosa, questo, non c’è dubbio, è il LIETO FINE!
Non lo riconoscete?
Ci riprovo, guardate:
THE END
Ma perché strillate?
Che volete ancora?
Un attimo, per favore
(sento gridare): e il libro? L'ha poi finito, Teo?
Giusto, il libro! Teo ha
concluso la stesura in un mese. Il romanzo, pubblicato su nella
capitale da un noto editore, ha avuto recensioni favorevoli, è stato
in cima alle classifiche di vendita per mesi e lo scorso giugno ha
anche vinto il Maga, uno dei più prestigiosi premi letterari del
paese.
Dopo questo successo, Teo
ha preso coraggio. Ha letto tutto Shakespeare: sa a memoria lunghi
brani del Re Lear.
Scrive tutti i giorni. Ha
finito altri due libri, uno di racconti e uno di poesia. Li ha
presentati nei locali della Biblioteca Cascàmi, alla presenza di uno
sveglissimo e pimpante Olo Spino (il quale, per chi lo volesse
sapere, la scorsa primavera pisciò fuori davvero una
distinguibilissima A).
Non ha mai più sognato
la Bella addormentata.
Ormai c’è Alice che
ogni notte dorme accanto a lui.
Alice, giusto! (vi sento
urlare) Che fa? Scrive?
Alice scrive, e non più
in segreto. Scrive e pubblica storie per bambini (che spedisce al
figlio in giro per il mondo e che Teo regala alle gemelle). Ha
imparato a giocare con le parole. E le parole nelle sue mani si
divertono, stanno allegre. E’ probabile che abbia trovato terreni
meno pericolosi. O piuttosto (come diceva Sommaire) l'esser colma
d'amore la protegge. Certo non si è più ammalata. Le storie che
scrive sono bizzarre, e lei le illustra con sbilenchi disegnetti. I
bambini di Mongo le imparano a memoria. Forse, grazie ad esse, tra
vent'anni la popolazione di quella città sarà un po' meno stupida e
maligna.
E il Capitano?
(Va bene, ok, come volete
voi… Ormai ho cominciato... Non vi posso negare notizie proprio su
di lui!)
Il Capitano (dài e dài,
sublime dopo incantevole notte) si è incarnato. La complessa
funzionalità di mani e piedi si è integrata agli indici e agli
alluci, le braccia si sono impiantate sulle spalle, le gambe sulle
anche. La pelle è di buona grana fitta. Stomaco, cuore, fegato, reni
e polmoni, grazie a dio, funzionano benone. Le analisi del sangue
hanno evidenziato solo una lieve anemia: che (date le sue origini di
ànemos, puro spirito) mi sembra veramente il minimo...
Qualche buco di immaterialità resiste ancora all'altezza del
diaframma e sulle ginocchia, ma, quando è vestito, non si vede.
Giona ha imparato a mangiare, a dormire. Sogna, piscia, caca.
Non sente più i pensieri
di Teo Marlo. Non è mai più stato ubiquo. Le nascite materiali
hanno dopo tutto il loro prezzo... Che Giona ha appena cominciato a
pagare, ma il cui saldo sarà la morte. Morirà anche lui, è certo.
L'unico dubbio è se, dopo morto, gli toccherà il paradiso, come a
tutti noialtri, oppure ricadrà dentro un altro libro.
Giona di lavoro fa il
capitano di lungo corso su un battello della flotta mercantile del
signor Penngwenn: trasporta in Europa frutti tropicali. La vita
marinara gli si confà, e si porta per il mondo l'adorata Sommaire.
Da un po' di tempo
(incoraggiato dall'amico Teo) nutre il sogno di scrivere un libro di
avventure di mare. Ha già pronto il titolo: Il Libro di Giona.
Non posso non dirvi
qualcosa anche di Sommaire. E’ felice e non ha più avuto né
catataonie né depressioni. Quando non è in viaggio, cuce copriletti
e tendine. E' sempre più bella e sembra miracolosamente giovane. Da
un po' di tempo parla di avere un bambino, e non si sa cosa possa
venirne fuori. C'è il caso che la sua pancia scodelli un libro,
parole e lettere, qualche isolato frammento di corpo, oppure persino
un vero pupo.
E il grassone, von Z.?!
(Chi è, laggiù, che vuole saperlo?)
Va bene, sappiate che
Zeitmerde è diventato un altro. Fin dal giorno dell'escursione ad
Animula, ha smesso di divorare. Neppure digrigna i denti quando
sogna, quasi quasi neanche mastica quando mangia.
Ha smesso di fare
l’editore. Dimagritissimo, fa un vorticoso su e giù coi
sotterranei, coinvolgendo i suoi compagnetti d'avventura (vecchi
signori, ormai: più di qualcuno morto). Lui stesso scrive dotti
saggi sull'origine e funzione delle catacombe di Mongo. Ha studiato
su codici manoscritti la complessa personalità di Niccholaus Zwer,
alchimista. Insomma, in breve tempo Woodroow von Zeitmerde è
diventato un'autorità indiscussa in materia di Animula.
Per sovvenzionarsi le
ricerche, ha venduto la collezione delle mille teste. Gliel'ha
comprata in blocco un noto industriale, proprietario di dieci
emittenti televisive. Uno che, anche nel segreto della sua immensa
camera da letto, ha sempre bisogno di pubblico.
E Giudecca Troni? E le
gemelle? (Basta! Questo è l’ultimo piacere che vi faccio...)
Giudecca ha realizzato il
suo sogno. Da oltre un anno ha una relazione con il Sergente
Colcollo, della Polizia Municipale di Mongo. Costui la picchia un
giorno sì e uno no, puzza di cipolla, aglio e sudore, non scuce una
parola neanche a pagarlo oro. Ma rutta spesso, scorreggia
sonoramente, russa.
Mora, Mara, Violenta e
Violante sono sempre più brutte e infelici. Per ripicca non leggono
i libri di Alice, e si consolano spendendo tutti i soldi passati da
Paaapi in fettucce, merletti, nastri e falpalà.
Adesso basta davvero.
Potete uscire, qui
chiudono.
Non lo vedete che hanno
spento le luci? E’ buio.
Questo posto, se non si
raccontano storie, diventa molto triste. E tra un po’ farà anche
freddo...
Davvero: non c’è
proprio più niente da vedere.
(30 - continua)
Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.
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