Nelle puntate precedenti: Teo Marlo, autore di romanzi da quattro soldi, viene invitato a una conferebza di scrittori. Ma non sa che intanto il Capitano Giona Missing, l'intrepido protagonista dei suoi libri, sta dando una svolta alla propria esistenza.
Franca Rovigatti
ALICE MOLLY CONIGLIO
Il giardino del Villino
Katia era stato realizzato nel 1910. Ma i sogni di botanica simmetria
all'italiana della proprietaria, la Signorina Katia appunto, erano
stati distrutti dal tempo, dall'incuria, da lumache e cavallette, da
tempeste e siccità. Resisteva una magnolia gigantesca (che quella
sera spalancava alla luna i candidi fiori), una spinosa araucaria
(portata di terra canaria dallo zio della Signorina Katia nel 1921),
e un cedro del Libano di smisurato argento. Il resto della
popolazione arborea si doveva ai recenti interventi di Marja Kurwa,
che, con scarsa fantasia, aveva abusato di alloro.
Tra quei cespugli si
muoveva l'incertezza di Teo. Lei era là. La vide. Seduta su una
panca sotto la magnolia, sussultava, ridendo a crepapelle. Ogni tanto
si asciugava gli occhi.
"Sta bene, ehm,
Signora?" chiese Teo.
"Ah, benissimo! E'
troppo divertente! Non trova? Sono uscita, non potevo resistevo,
scoppiavo!..."
"Be', sì,
ridicolo..." disse Teo, incerto.
"Ridicolo, ha
ragione, ridicolissimo!". E riprese a ridere.
Teo le si sedette
accanto, mormorando: "Permette?".
"Certo, che dice!?
Ah, ma li ha visti tutti quanti: come pendevano dall'immortale
respiro? E il professore, che con un occhio guardava l'Ospite e con
l'altro badava a leggere il suo compitino, sicché, ah ah ah, si è
strabicato… forse per sempre... E li ha sentiti i versi di Marja?
Con che voce declama? E’ troppo..."
Teo la osservava da
vicino. Non era proprio identica alla sua Bella Addormentata. Di
sicuro più vecchia, per esempio. Mentre rideva, sul viso le si
formava una miriade di piccole rughe. Carine. Un vizzo che si
increspava appena, come un minuscolo mare ilare. Avrà la mia età,
pensò Teo. Ma quanto è bella!
Anche il Capitano
esultava.
Finalmente! Questo è
quello che ci vuole per noi! Sembra la sorella della ragazza del
sogno, spiccicata! E ci porterà fortuna... Forse riuscirà a
mettere un po' di sale in zucca a Teo....
"Permette che mi
presenti, signora?" disse Teo, che ci teneva a un rapporto meno
effimero: "Sono Teo Marlo, e sono assai lieto di conoscerla."
"Ah, certo, ha
ragione, è così che si fa..." rispose lei sorridendo: "Per
quanto, prima in sala, quando l'ho vista, mi era parso, non so, che
già ci conoscessimo... Sono Alice Molly Coniglio.
Teo non sapeva cosa dire.
"Lei si interessa di
letteratura?" lo aiutò Alice.
"Beh, diciamo di sì,
anche se... Ehm, finora ho pubblicato qualche romanzo… Non un
granché, sa, senza particolari ambizioni... Roba corrente, capisce:
avventure e amori su sfondo esotico. Questo vuole il mio editore. Ma
ora, da poco, da pochissimo, scrivo cose veramente buone. Mi trovo,
non so neanch'io come, a frequentare i pensieri… E’
bellissimo..."
"Che intende dire?
Non capisco."
“Ecco, vede, succede
che la scrittura mi viene da sola, scende, va giù sulla pagina senza
che io nemmeno sappia come… Insomma, è già tutto lì, idee,
sentimenti, azione, tutto messo insieme che è una meraviglia…
Niente a che fare con quello che scrivevo fino a qualche giorno
fa..."
"Ma allora questo
miglioramento è recentissimo!" esclamò Coniglio: "Oh, mi
racconti!"
Teo si intimidì. Le
cose, poi, erano assai più complicate di così, mica era facile
spiegare… Cambiò discorso: "Anche lei si occupa di
letteratura?" chiese.
Alice sorrise: "Sì,
ma alquanto marginalmente, adesso... E' un discorso lungo... Se
vuole, le racconterò tutto un'altra volta, Teo."
Un'altra volta!
Teo e il Capitano, ognuno
per suo conto, esultarono (Un'altra volta: questo vuol dire che la
rivedrò!).
"Ora però, amico
mio, devo proprio andare, S'è fatto tardi, tra poco usciranno
tutti... E per stasera, le assicuro, ho riso abbastanza!"
"Ma, ma..."
balbettò Teo: "come faccio a ritrovarla?... L'ha detto lei,
adesso, che dobbiamo parlare ancora, noi due..."
"Se mi vuole
cercare, sono sull'elenco telefonico, tutta intera col mio buffo
cognome. E se io voglio trovare lei, signor Teo Marlo, immagino che
farò lo stesso..."
Alice se ne andò, ancora
ridacchiando. Sparì nel buio oltre la magnolia.
Teo restò di stucco.
Immobile, sotto lo sbocciare carnoso dei fiori. Colpito al cuore.
Inebetito.
A niente valsero i
suggerimenti concitati del Capitano, che, inudibile, sobillava:
Coraggio, seguila! Va
via da sola, non lo vedi? E dài, muoviti, accompagnala! Magari se lo
aspetta! Se ti sbrighi, gliela fai! Guarda, ha girato a destra! Oh,
povero amico mio! Bisogna proprio insegnarti tutto!
Teo rimase inchiodato
sulla panchina, ebete, finché, mezz’ora dopo, l'intera sala non
debordò fuori.
Si accodò fantasma a Leo
e agli amici poeti. Con loro finì la serata, trasognato, in
birreria.
RISCRITTURA
Quella notte Teo dormì
fondo, senza sognare nulla.
Non è solo che poi, il
giorno dopo, non si sarebbe ricordato i sogni, questo succede, che
c’è di strano? No. Non sognò affatto. Cosa ch'è più rara di un
bambino che nasca senz'ombra di ombelico. A nessuno succede. Mai.
Il Capitano si rimise al
lavoro. Il tempo stringeva, i capitoli intermedi, in cui Giona ancora
compariva nelle misere vesti escogitate per lui da Teo Marlo, si
disperavano di non essere stati riscritti. Lui in persona, Giona, si
disperava di non essersi riscritto. Si mise sotto: nella notte visse,
scrisse a lungo. La scrittura ancora una volta tesseva, incrociava,
costruiva la sua vita.
E, in questa nuova vita,
o riscrittura, Moira von Thule diventa Sherazade. Non se ne sta zitta
un attimo, racconta storie pazzesche, a raffica. Come la solenne
sbornia che il suo bisnonno s’era preso con Mark Twain. Come i
cento lavori che suo padre s’era inventato prima di far fortuna
(costruttore di pinnacoli per tombe, educatore di cani, tessitore di
capelli, venditore di posti in paradiso). Come la migrazione di
seicentosessanta pinguini, approdati moribondi sulle coste della
Terra del Fuoco, e divorati da famelici cercatori d'oro. Carne
buonissima, che, ingerita in quantità, dava visioni angeliche...
In questa riscrittura in
cui è Giona a mettere le carte in tavola compaiono a tratti i
ricordi del Capitano: l'eternità delle domeniche in canonica, dallo
zio, il noiosissimo Pastore Zwischen Wasser; la prima bambina che gli
aveva sorriso, proprio a lui, e lo guardava negli occhi: Rose, giù
alla vaccheria...
Così, ecco, la
riscrittura arriva al quinto capitolo.
(Albeggiava. La brezza
che veniva, forse, dal lontano mare agitava i sogni a tutta la città.
Meno che a quell'appartamento del Basso, dove il dormiente non
sognava e il sognato dava corpo d'inchiostro al suo destino.)
Quinto capitolo.
(Ma il Capitano è
stracco, il rollio della Good Luck lo infastidisce, disturba la
scrittura che tenta di descrivere il rollio della Good Luck.)
Bene... Mi potrei
fermare...
Quando Teo si
sveglierà, troverà tutto questo materiale nuovo. Come sempre
penserà d'essere stato lui, nel sonno... Già, chissà che le storie
di Moira, i miei ricordi non vengano direttamente dai suoi sogni...
Per sincerarsi, e perché
insomma era stanco morto, il Capitano accostò l’orecchio al
cerebro addormentato di Marlo.
Si aspettava di trovare
sogni (cagnolini e cuccioli di gatto), e invece cadde nel vuoto,
dentro Teo che non sognava. In un silenzio spesso che gli tolse di
botto ogni coscienza.
Nel suo caso, essendo il
Capitano pura coscienza, si potrà dire che gli tolse di botto la
vita?
Clinicamente, Giona morì,
nel sonno deserto di Teo Marlo.
(11 - continua)
Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.
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