Nelle puntate precedenti: Teo Marlo, lo scalcinato autore dal cui libro il Capitano Giona Missing è fuoriuscito, si scopre innamorato di Alice Molly Coniglio
Franca Rovigatti
PRESENTAZIONI
"Ah,
no! Non complichiamo tutto, adesso..." disse Alice, i tratti impalliditi
nell'ovale rigido: "Non mescoliamo i sentimenti... Te l'ho detto, Teo: i
sentimenti io li riservo solo alla scrittura... Ora, poi, nel terribile
frangente in cui mi trovo... Non posso distogliere..."
"Alice,"
interloquì Teo: "non ti chiedo di distogliere niente. Non ti supplico di
amarmi. Ti sto solo dicendo che io
ti amo. E’ una vita che ti sogno ogni notte. Una fanciulla uguale a te, nel bosco.
Basta. A me basta di avertelo detto. Nulla aumenta o diminuisce l’amore per te,
e la gioia che provo nell’amarti. Tranquilla... Ma adesso andiamo.Ti voglio
presentare i miei amici."
Quando entrarono,
l’appartamento brillava della gioia dell'amore appagato. Ogni angolo, ogni
muro, ogni benedetto pavimento emanava luce.
Alice spalancò gli occhi.
"Teo! Sei
tu?" canterellò Sommaire dalla cucina.
Alla buon'ora, Teo!
Dove sei stato tutto questo tempo?
Giona agitava per aria
indici di carne: esibendo, limitatamente a quelli, un gestire napoletano. Volle
stringere la mano al suo socio. Volle fare il baciamano ad Alice. Ma le
invisibili labbra del Capitano, come la sua immateriale voce, non trasmisero
alcuna sensazione a Coniglio.
(La mente della qual
Molly era in subbuglio. Un festoso sbigottimento l'invadeva nel vedere muoversi
per l'aria le dita e i virili attributi di un essere nato dalle parole del suo
amico Teo. 'Verbum caro factum est', le veniva in mente: Verbo generato in
Carne. Il Verbo di Dio. Questa, invece, era la Parola di Teo, che si generava
in Missing... Oddio: Teo!... Nome d'origine greca, da theòs, che significa appunto dio... Che stupidaggine,
pensò Alice, chiamare qualcuno Teo... Confonde le idee...)
"Giona! Allora è
vero!" esclamava Teo, fissandogli le dita: "L’incarnazione continua!
Ogni botta, un pezzo! Se non due! E la tua nascita fa i giochi di parole! Ti ha
fatto gli indici! Da brava creatura di libro, la prossima volta toccherà magari
all'appendice! Poi, non so, potrebbe essere la volta di una costola,
dell’occhio-occhiello, della fronte-frontespizio..."
Giona disse.
Sì sì... Teo, ma
l'hai vista? Guardala! Non vedi
come è bella la mia donna?
Nell’aria che riluceva
di felicità, Sommaire infatti risplendeva come un melograno, come un piccolo
abete di natale. Era bellissima. I capelli si attorcigliavano serpentini
intorno al volto liscio e rilucente. Gli occhi avevano ritrovato l'antico blu
cobalto. Le labbra s'erano riempite e sorridevano sinuose. Il lustro frutto
ch'era il viso fioriva in cima all’esile corpo, che si muoveva leggero e
prezioso, incantando l'aria. Sulla grigia divisa manicomiale Sommaire aveva
appuntato una cascata di spaghi colorati trovati in un cassetto di cucina:
ondeggiavano, commentavano il più lieve movimento.
Si accomodarono al
tavolo di cucina. Sommaire mise sul fuoco la caffettiera. Giona chiese:
Teo, ma l'hai riscritto tu il quinto capitolo?
Marlo annuì, e Giona
esclamò:
E questo era lo
scrittore di serie B! Cribbio! Ce ne fossero...
Credetemi, Alice e
Sommaire, Teo ha scritto ventidue pagine di pura poesia. Come t'è caspita
venuta l'idea del legno zuccherino: che poi diventa, nel naufragio, zattera
ammalia-pesci? E la spiaggia-falce, con la luna che, notte dopo notte, rinuncia a crescere e calare, per
potersi specchiare nella
perfezione di quella forma?
Ora tu vai da solo,
Padrone: auguri! Non hai più bisogno del tuo vecchio Capitano!
E nessuno si è accorto, eh?, nessuno l’ha
visto che le pagine di Teo mi hanno incarnato il ditone?!
Così dicendo, il
Capitano piazzò sulla tavola un alluce dall'unghia mal tagliata, ma
indubitabile.
"Sei sicuro,"
ansimò Teo: "che siano state le mie parole? Non t'era venuto prima... ehm…
con Sommaire?"
Sommaire rise:
"No, Teo, credimi: io sono responsabile solo dell'uccello e degli
indici..."
"Ah, ma questo è
un miracolo!" esclamò Alice Molly Coniglio: "Voglio sentirle, queste
pagine, Teo: queste sante pagine che materializzano alluci... Chissà che non
facciano bene anche a me..."
Preso il manoscritto,
Teo lesse ad alta voce.
Finita la lettura, a
terra, accanto al primo, anche l' alluce destro era visibilmente nato al
Capitano.
(25 - continua)
Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.
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