sabato 17 agosto 2013

Parola di Capitano / 17

Nelle puntate precedenti: lo scrittore Teo Marlo e l'eroe dei suoi dimenticabili romanzi, il Capitano Giona Missing, risalgono dagli inferi, ma trovano una brutta sorpresa.



 
Franca Rovigatti
UN TENTATIVO PERICOLOSO
"Ladri", ripeté Giona.
"aaadri" fece eco Sommaire, cadendo a terra come una bambola disarticolata.
Il pensiero di Teo e di Giona corse subito al loro tesoro. Teo scavalcò il corridoio, piombò nello studio. Il tavolo era vuoto.
VUOTO.
Del manoscritto non c’era traccia. Neanche un misero foglietto.
"Ah!" gridava Teo: "L'ho lasciato solo, l’ho mollato, non ho più scritto una riga... Unica copia, maledizione! Me ne sono andato... Ma che potevo fare? Dovevo forse lasciar sola Sommaire? Oddio, quant’era meglio prima, che ero solo uno scrittore da due lire, e i lavori sporchi li faceva Capitano! Ora tocca a me, ed è dura… Diavolo, ma perché bisogna sempre scegliere?..."

Teo, basta. I rimorsi non servono. Smettila. Non lo vedi che la piccola piange?

Ancora sparsa sulla soglia, Sommaire singhiozzava. Non aveva capito nulla di quanto i due dicevano, ma s'era sentita nominare da Teo e aveva dedotto d'essere lei la causa dei loro mali. Oh, era tutto di nuovo così confuso... Forse era meglio, aveva pensato, tornare a stare come prima, morta. A quest'idea, le lacrime erano cominciate a scendere.
"Uccellino," accorse Teo: "perché piangi?"
"Non so, signori," singultò: "non lo so. Piango?"

Piccola, non è niente. Non è colpa tua. Ora ti spiego. Sono venuti i ladri, hanno rubato carte importanti… Ma le ritroveremo.
Visto? Tu non c’entri! Non piangere!

Sommaire si rasserenò, quasi sorrideva, nel sollevarsi dal linoleum, nel rassettare (di qua e di là raccattando e piegando) le spoglie della sommaria organizzazione casalinga di Teo Marlo.
Ma lui continuava a maledirsi. Va bene non averci più messo le mani, non aver più scritto una sola riga, pensava: ma almeno me lo fossi portato dietro, il manoscritto! Non me lo sono più filato: s'è offeso, pensava, se n’è andato!

Ora basta davvero, Teo, smettila. E' assurdo pensare che un blocco di fogli abbia sentimenti e gambe… Qui piuttosto c'è lo zampino di qualcuno che ti vuole male...
Chi può desiderare la tua rovina?

"Giusto!" Teo rialzò il capo: "Von Z. Oppure Giudecca. O Samuel Potto."
"Capitano," sussurrò Sommaire (agitando nella mano mutande: l'ultimo paio che le mancava di piegare): "tu, che hai affrontato tante e tali avventure, non potresti andarci tu nelle case di questi signori? A riprendere le carte perdute? Come quando con Ljuba siete penetrati nel quartier generale del perfido Schwartz e avete trafugato le carte del colonnello Hauptmann…"
"Brava, Sommaire!" Esclamò Teo: "L'ubiquità! Come non ci ho pensato subito? Dovrebbe funzionare anche col manoscritto! Che ne dici, Capitano? Se ti concentri sulla giungla, su Leyla, vedrai che ti ci ritrovi dentro... E siccome sei ubiquo, ti troverai anche qui, e ci riferirai in diretta, e andremo a riprenderci il mal tolto..."

D’accordo, proviamo! Anche se devo confessarti, Teo, che questa volta ho un brutto presentimento... Strano, ho un po' paura...
Ma ti obbedisco, parto, padron mio.
Questo è quello che tu hai pensato per meeeeeeeeeeee...

L'immateriale voce si fece fioca, fino a svanire del tutto.

Sommaire si guardò intorno, spaesata: non scorgendo più alcuna traccia dell'amato sembiante,
corre disordinata in qua e in là
per le stanze cercando il Capitano.
Invano. Giona è perduto, svanito,
Giona è smarrito, niente tracce, orme.
I muri piangono lacrime bianche.
L’aria, orrenda, svuotata, si contorce
non si può respirarla, si restringe.
Il consunto linoleum del piantito
è diventato salso mar del pianto.

(17 - continua) 
Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.


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