domenica 25 agosto 2013

Parola di Capitano / 25

 Nelle puntate precedenti: Teo Marlo, lo scalcinato autore dal cui libro il Capitano Giona Missing è fuoriuscito, si scopre innamorato di Alice Molly Coniglio


Franca Rovigatti
PRESENTAZIONI

"Ah, no! Non complichiamo tutto, adesso..." disse Alice, i tratti impalliditi nell'ovale rigido: "Non mescoliamo i sentimenti... Te l'ho detto, Teo: i sentimenti io li riservo solo alla scrittura... Ora, poi, nel terribile frangente in cui mi trovo... Non posso distogliere..."
"Alice," interloquì Teo: "non ti chiedo di distogliere niente. Non ti supplico di amarmi. Ti sto solo dicendo che io ti amo. E’ una vita che ti sogno ogni notte. Una fanciulla uguale a te, nel bosco. Basta. A me basta di avertelo detto. Nulla aumenta o diminuisce l’amore per te, e la gioia che provo nell’amarti. Tranquilla... Ma adesso andiamo.Ti voglio presentare i miei amici."

Quando entrarono, l’appartamento brillava della gioia dell'amore appagato. Ogni angolo, ogni muro, ogni benedetto pavimento emanava luce.
Alice spalancò gli occhi.
"Teo! Sei tu?" canterellò Sommaire dalla cucina.

Alla buon'ora, Teo! Dove sei stato tutto questo tempo?

Giona agitava per aria indici di carne: esibendo, limitatamente a quelli, un gestire napoletano. Volle stringere la mano al suo socio. Volle fare il baciamano ad Alice. Ma le invisibili labbra del Capitano, come la sua immateriale voce, non trasmisero alcuna sensazione a Coniglio.
(La mente della qual Molly era in subbuglio. Un festoso sbigottimento l'invadeva nel vedere muoversi per l'aria le dita e i virili attributi di un essere nato dalle parole del suo amico Teo. 'Verbum caro factum est', le veniva in mente: Verbo generato in Carne. Il Verbo di Dio. Questa, invece, era la Parola di Teo, che si generava in Missing... Oddio: Teo!... Nome d'origine greca, da theòs, che significa appunto dio... Che stupidaggine, pensò Alice, chiamare qualcuno Teo... Confonde le idee...) 
"Giona! Allora è vero!" esclamava Teo, fissandogli le dita: "L’incarnazione continua! Ogni botta, un pezzo! Se non due! E la tua nascita fa i giochi di parole! Ti ha fatto gli indici! Da brava creatura di libro, la prossima volta toccherà magari all'appendice! Poi, non so, potrebbe essere la volta di una costola, dell’occhio-occhiello, della fronte-frontespizio..."
Giona disse.

Sì sì... Teo, ma l'hai vista? Guardala! Non vedi come è bella la mia donna?

Nell’aria che riluceva di felicità, Sommaire infatti risplendeva come un melograno, come un piccolo abete di natale. Era bellissima. I capelli si attorcigliavano serpentini intorno al volto liscio e rilucente. Gli occhi avevano ritrovato l'antico blu cobalto. Le labbra s'erano riempite e sorridevano sinuose. Il lustro frutto ch'era il viso fioriva in cima all’esile corpo, che si muoveva leggero e prezioso, incantando l'aria. Sulla grigia divisa manicomiale Sommaire aveva appuntato una cascata di spaghi colorati trovati in un cassetto di cucina: ondeggiavano, commentavano il più lieve movimento.

Si accomodarono al tavolo di cucina. Sommaire mise sul fuoco la caffettiera. Giona chiese:

Teo, ma  l'hai riscritto tu il quinto capitolo?

Marlo annuì, e Giona esclamò:

E questo era lo scrittore di serie B! Cribbio! Ce ne fossero...
Credetemi, Alice e Sommaire, Teo ha scritto ventidue pagine di pura poesia. Come t'è caspita venuta l'idea del legno zuccherino: che poi diventa, nel naufragio, zattera ammalia-pesci? E la spiaggia-falce, con la  luna che, notte dopo notte, rinuncia a crescere e calare, per potersi  specchiare nella perfezione di quella  forma?
Ora tu vai da solo, Padrone: auguri! Non hai più bisogno del tuo vecchio Capitano!
E  nessuno si è accorto, eh?, nessuno l’ha visto che le pagine di Teo mi hanno incarnato il ditone?!

Così dicendo, il Capitano piazzò sulla tavola un alluce dall'unghia mal tagliata, ma indubitabile.
"Sei sicuro," ansimò Teo: "che siano state le mie parole? Non t'era venuto prima... ehm… con Sommaire?"
Sommaire rise: "No, Teo, credimi: io sono responsabile solo dell'uccello e degli indici..."
"Ah, ma questo è un miracolo!" esclamò Alice Molly Coniglio: "Voglio sentirle, queste pagine, Teo: queste sante pagine che materializzano alluci... Chissà che non facciano bene anche a me..."
Preso il manoscritto, Teo lesse ad alta voce.
Finita la lettura, a terra, accanto al primo, anche l' alluce destro era visibilmente nato al Capitano.

 (25 - continua)

Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.

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