domenica 11 agosto 2013

Parola di Capitano / 11


Nelle puntate precedenti: Teo Marlo, autore di romanzi da quattro soldi, viene invitato a una conferebza di scrittori. Ma non sa che intanto il Capitano Giona Missing, l'intrepido protagonista dei suoi libri, sta dando una svolta alla propria esistenza.

Franca Rovigatti
ALICE MOLLY CONIGLIO

Il giardino del Villino Katia era stato realizzato nel 1910. Ma i sogni di botanica simmetria all'italiana della proprietaria, la Signorina Katia appunto, erano stati distrutti dal tempo, dall'incuria, da lumache e cavallette, da tempeste e siccità. Resisteva una magnolia gigantesca (che quella sera spalancava alla luna i candidi fiori), una spinosa araucaria (portata di terra canaria dallo zio della Signorina Katia nel 1921), e un cedro del Libano di smisurato argento. Il resto della popolazione arborea si doveva ai recenti interventi di Marja Kurwa, che, con scarsa fantasia, aveva abusato di alloro.
Tra quei cespugli si muoveva l'incertezza di Teo. Lei era là. La vide. Seduta su una panca sotto la magnolia, sussultava, ridendo a crepapelle. Ogni tanto si asciugava gli occhi.
"Sta bene, ehm, Signora?" chiese Teo.
"Ah, benissimo! E' troppo divertente! Non trova? Sono uscita, non potevo resistevo, scoppiavo!..."
"Be', sì, ridicolo..." disse Teo, incerto.
"Ridicolo, ha ragione, ridicolissimo!". E riprese a ridere.
Teo le si sedette accanto, mormorando: "Permette?".
"Certo, che dice!? Ah, ma li ha visti tutti quanti: come pendevano dall'immortale respiro? E il professore, che con un occhio guardava l'Ospite e con l'altro badava a leggere il suo compitino, sicché, ah ah ah, si è strabicato… forse per sempre... E li ha sentiti i versi di Marja? Con che voce declama? E’ troppo..."
Teo la osservava da vicino. Non era proprio identica alla sua Bella Addormentata. Di sicuro più vecchia, per esempio. Mentre rideva, sul viso le si formava una miriade di piccole rughe. Carine. Un vizzo che si increspava appena, come un minuscolo mare ilare. Avrà la mia età, pensò Teo. Ma quanto è bella!
Anche il Capitano esultava.


Finalmente! Questo è quello che ci vuole per noi! Sembra la sorella della ragazza del sogno, spiccicata! E ci porterà fortuna... Forse riuscirà a mettere un po' di sale in zucca a Teo....

"Permette che mi presenti, signora?" disse Teo, che ci teneva a un rapporto meno effimero: "Sono Teo Marlo, e sono assai lieto di conoscerla."
"Ah, certo, ha ragione, è così che si fa..." rispose lei sorridendo: "Per quanto, prima in sala, quando l'ho vista, mi era parso, non so, che già ci conoscessimo... Sono Alice Molly Coniglio.
Teo non sapeva cosa dire.
"Lei si interessa di letteratura?" lo aiutò Alice.
"Beh, diciamo di sì, anche se... Ehm, finora ho pubblicato qualche romanzo… Non un granché, sa, senza particolari ambizioni... Roba corrente, capisce: avventure e amori su sfondo esotico. Questo vuole il mio editore. Ma ora, da poco, da pochissimo, scrivo cose veramente buone. Mi trovo, non so neanch'io come, a frequentare i pensieri… E’ bellissimo..."
"Che intende dire? Non capisco."
Ecco, vede, succede che la scrittura mi viene da sola, scende, va giù sulla pagina senza che io nemmeno sappia come… Insomma, è già tutto lì, idee, sentimenti, azione, tutto messo insieme che è una meraviglia… Niente a che fare con quello che scrivevo fino a qualche giorno fa..."
"Ma allora questo miglioramento è recentissimo!" esclamò Coniglio: "Oh, mi racconti!"
Teo si intimidì. Le cose, poi, erano assai più complicate di così, mica era facile spiegare… Cambiò discorso: "Anche lei si occupa di letteratura?" chiese.
Alice sorrise: "Sì, ma alquanto marginalmente, adesso... E' un discorso lungo... Se vuole, le racconterò tutto un'altra volta, Teo."
Un'altra volta!
Teo e il Capitano, ognuno per suo conto, esultarono (Un'altra volta: questo vuol dire che la rivedrò!).
"Ora però, amico mio, devo proprio andare, S'è fatto tardi, tra poco usciranno tutti... E per stasera, le assicuro, ho riso abbastanza!"
"Ma, ma..." balbettò Teo: "come faccio a ritrovarla?... L'ha detto lei, adesso, che dobbiamo parlare ancora, noi due..."
"Se mi vuole cercare, sono sull'elenco telefonico, tutta intera col mio buffo cognome. E se io voglio trovare lei, signor Teo Marlo, immagino che farò lo stesso..."
Alice se ne andò, ancora ridacchiando. Sparì nel buio oltre la magnolia.
Teo restò di stucco. Immobile, sotto lo sbocciare carnoso dei fiori. Colpito al cuore. Inebetito.
A niente valsero i suggerimenti concitati del Capitano, che, inudibile, sobillava:

Coraggio, seguila! Va via da sola, non lo vedi? E dài, muoviti, accompagnala! Magari se lo aspetta! Se ti sbrighi, gliela fai! Guarda, ha girato a destra! Oh, povero amico mio! Bisogna proprio insegnarti tutto!

Teo rimase inchiodato sulla panchina, ebete, finché, mezz’ora dopo, l'intera sala non debordò fuori.
Si accodò fantasma a Leo e agli amici poeti. Con loro finì la serata, trasognato, in birreria.




RISCRITTURA

Quella notte Teo dormì fondo, senza sognare nulla.
Non è solo che poi, il giorno dopo, non si sarebbe ricordato i sogni, questo succede, che c’è di strano? No. Non sognò affatto. Cosa ch'è più rara di un bambino che nasca senz'ombra di ombelico. A nessuno succede. Mai.

Il Capitano si rimise al lavoro. Il tempo stringeva, i capitoli intermedi, in cui Giona ancora compariva nelle misere vesti escogitate per lui da Teo Marlo, si disperavano di non essere stati riscritti. Lui in persona, Giona, si disperava di non essersi riscritto. Si mise sotto: nella notte visse, scrisse a lungo. La scrittura ancora una volta tesseva, incrociava, costruiva la sua vita.

E, in questa nuova vita, o riscrittura, Moira von Thule diventa Sherazade. Non se ne sta zitta un attimo, racconta storie pazzesche, a raffica. Come la solenne sbornia che il suo bisnonno s’era preso con Mark Twain. Come i cento lavori che suo padre s’era inventato prima di far fortuna (costruttore di pinnacoli per tombe, educatore di cani, tessitore di capelli, venditore di posti in paradiso). Come la migrazione di seicentosessanta pinguini, approdati moribondi sulle coste della Terra del Fuoco, e divorati da famelici cercatori d'oro. Carne buonissima, che, ingerita in quantità, dava visioni angeliche...
In questa riscrittura in cui è Giona a mettere le carte in tavola compaiono a tratti i ricordi del Capitano: l'eternità delle domeniche in canonica, dallo zio, il noiosissimo Pastore Zwischen Wasser; la prima bambina che gli aveva sorriso, proprio a lui, e lo guardava negli occhi: Rose, giù alla vaccheria...

Così, ecco, la riscrittura arriva al quinto capitolo.

(Albeggiava. La brezza che veniva, forse, dal lontano mare agitava i sogni a tutta la città. Meno che a quell'appartamento del Basso, dove il dormiente non sognava e il sognato dava corpo d'inchiostro al suo destino.)
Quinto capitolo.

(Ma il Capitano è stracco, il rollio della Good Luck lo infastidisce, disturba la scrittura che tenta di descrivere il rollio della Good Luck.)

Bene... Mi potrei fermare...
Quando Teo si sveglierà, troverà tutto questo materiale nuovo. Come sempre penserà d'essere stato lui, nel sonno... Già, chissà che le storie di Moira, i miei ricordi non vengano direttamente dai suoi sogni...

Per sincerarsi, e perché insomma era stanco morto, il Capitano accostò l’orecchio al cerebro addormentato di Marlo.
Si aspettava di trovare sogni (cagnolini e cuccioli di gatto), e invece cadde nel vuoto, dentro Teo che non sognava. In un silenzio spesso che gli tolse di botto ogni coscienza.
Nel suo caso, essendo il Capitano pura coscienza, si potrà dire che gli tolse di botto la vita?
Clinicamente, Giona morì, nel sonno deserto di Teo Marlo.

(11 - continua)

Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.
 

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