Franca Rovigatti
"Società
idiota” è un ossimoro, un paradosso in termini: i due lemmi
appaiati si contraddicono e annullano reciprocamente.
Società,
societas, deriva dal latino socius, “compagno”,
dalla radice sanscrita sak-, che contiene l’idea di seguire,
accompagnare. Il socio (il compagno) è colui che segue, che
accompagna, colui che si unisce ad un altro (ad altri) in un’impresa
comune. Così, la società è quell’insieme di individui che si
identificano proprio nel fatto di stare insieme per seguire
(con-seguire) lo stesso scopo: generalmente, auspicabilmente, il bene
comune. Nel termine, dunque, il senso primario è quello di una
unione, di una compagnia di singoli individui che cooperano per
realizzare fini collettivi.
Idiota
viene dal greco idiòtes, “privato” (da ídios,
“proprio, particolare”), stando etimologicamente a significare
l’uomo privato, la persona dedita esclusivamente al proprio
“particulare”, ignara e indifferente alle sorti comuni.
Nella sua
origine dunque il termine è neutro, indica semplicemente una sorta
di isolamento: l’idiota del greco antico è un individuo che si
occupa solo di sé e dei suoi più privati interessi. Tuttavia una
connotazione più francamente negativa, deprivativa rispetto all’idea
di una umanità piena, è senz’altro già presente in una cultura
come quella greca, in cui l’uomo è per sua natura politikòs,
legato al sociale della pòlis, della città-stato. E già in
latino il termine si assolutizza: idiota significa (in Cicerone, per
esempio) “ignorante, inesperto, profano”: come a dire che chi non
si occupa (pre-occupa) delle cose comuni è un minus habens,
gli manca seriamente qualcosa. Poi, nella lingua italiana, la cosa è
andata avanti: da “ignorante”, il termine giunge direttamente a
significare “cretino, deficiente, rozzo, stupido”.
Dire
dunque “società idiota” non è proprio lo stesso che dire
“società stupida” (l’aggettivo ha in sé la radice latina di
stupeo, stupor, che attiene al significato di stupore,
stordimento); o “società imbecille” (qui c’è piuttosto la
connotazione della mancanza del baculum, il bastone cui si
appoggia un infermo, un male in gambe); o “società scema”
(scemo, dal latino semus, “mezzo”, sta a significare
“incompleto, manchevole”). Ora, è assai probabile che la società
in cui ci accade di vivere sia stupida, imbecille, scema (e anche:
cretina, balorda, insensata, scimunita, demente), ma è tale proprio
perché primariamente è idiota: nella sua maggioranza composta di
singoli che non sanno vedere oltre il proprio privato.
Nessun commento:
Posta un commento