Via Castellana Bandiera (2013) di Emma Dante con Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta
Patrizia Vincenzoni
Patrizia Vincenzoni
Via
Castellana Bandiera, della regista e drammaturga Emma Dante,
presentato con successo alla 70 mostra del cinema di Venezia, è un
film tratto da un suo romanzo scritto nel 2009. La via esiste
realmente in uno dei suburbi della città di Palermo, città nella
quale l'autrice e attrice è nata e vive.
Questa
strada sterrata tortuosa e strettissima, di cui vediamo solo un
budello, quasi non ci fosse via di uscita, è il contesto nel quale
si confrontano Samira, ormai in là con gli anni, rimasta a vivere
con il marito della figlia morta qualche anno prima e Rosa,
palermitana fuggita a suo tempo dalla città e da un conflitto
irrisolto con la madre, tornata nella città d'origine solo di
passaggio per accompagnare al matrimonio di un amico la sua compagna.
Provenendo da direzioni opposte al volante delle rispettive
automobili, le due donne si incontrano sulla via che dà il titolo al
film, ma nessuna delle due vuole cedere il passo all'altra. Le
vediamo così precipitare in uno stato di immobilismo, abbarbicate ai
rispettivi volanti, negli abitacoli delle automobili ferme muso
contro muso, nel pieno della canicola pomeridiana agostana. La sfida
dopo un po' perde i tratti della competizione caparbia e
irragionevole, per delinearsi, invece, come una non del tutto
consapevole complicità che permette a entrambe, con esiti diversi,
di volgere il proprio sguardo all'interno di sé. Samira e Rosa
iniziano una 'muta affabulazione', in un tacito e inconsapevole
scambio attraverso il quale scorre qualcosa non solo di attuale, ma
anche riguardante le loro vite e i vissuti ad esse legati. A unirle e
insieme a dividerle, in un pomeriggio e in una notte lunghissime, è
il fatto di essere certamente in un confronto nel - e attraverso il
- quale la posta in gioco non è solo chi molla per prima, ma anche il
voler continuare a restare nella situazione per cercare la
possibilità di riconciliarsi con la propria storia e recuperare il
contatto simbolico con le origini e parlare nuovamente le parole
della propria lingua (anche psichica), della cultura di provenienza.
Questo
vale in modo particolare per Samira, proveniente dalla Piana degli
Albanesi, di cultura e lingua arbereshe. Nel
frattempo, l'ambiente circostante resta ancorato al bisogno di
cavarsela vivendo un'esistenza segnata a tutto campo dalla precarietà
che "è " l'esperienza di ogni giorno. Questa dimensione è
talmente insinuata nella comunità che il luogo, anche a motivo di
ciò, diventa 'fantastico', improbabile, un luogo-nonluogo. Questo
sembra indicare, ad esempio, la scelta arbitraria degli abitanti di
assegnarsi il numero civico che, identico, si ripete in alcuni casi.
In
questo contesto, la famiglia acquisita di Samira crea un giro di
scommesse puntando sul successo di una delle due nella lotta in corso
tra le due donne, coinvolgendo le persone che abitano l'agglomerato
urbano attorno alla striscia sterrata dove sostano le due auto. I
primi piani convergono sugli occhi e sullo sguardo di entrambe,
vettori che dardeggiano e percorrono la distanza tra le due, sempre
più esigua sul piano del l'esperienza in corso. Sguardi che si
imprimono nei volti segnati: nell'una, da una esistenza derubata del
rispetto e della dignità, dei legami non solo con la figlia
deceduta, ma anche con la terra e la cultura di provenienza;
nell'altra, la difficoltà a sentire propria l'appartenenza alle
radici familiari e alla terra d'origine, quella stessa Palermo nella
quale era tornata solo su richiesta della donna amata.
Luogo
di confine, dunque, via Castellana Bandiera, soglia perimetrata da
una comunità umana attraversata dalle innumerevoli difficoltà anche
quotidiane, costretta a dover trovare, spesso facendo ricorso ad una
'fantasia resistente', espedienti per riuscire a condurre
un'esistenza che, comunque, porta su di sé lo stigma di uno sforzo
costante per sopravvivere.
La
metafora racchiusa nell' immagine suggestiva che chiude il film, la
strada, nella quale non sostano ormai più le macchine mentre i
destini di Samira e Rosa hanno soluzioni diverse, diventa molto più
ampia rispetto a prima e la corsa all'alba delle tante persone che
possono attraversarla, sono la testimonianza della possibile
trasformazione delle prospettive attraverso le quali si vede e si
vive il mondo.
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