venerdì 27 settembre 2013

mvl Cinema: Muta affabulazione in una via di Palermo


 Via Castellana Bandiera (2013) di Emma Dante con Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta

Patrizia Vincenzoni
Via Castellana Bandiera, della regista e drammaturga Emma Dante, presentato con successo alla 70 mostra del cinema di Venezia, è un film tratto da un suo romanzo scritto nel 2009. La via esiste realmente in uno dei suburbi della città di Palermo, città nella quale l'autrice e attrice è nata e vive.
Questa strada sterrata tortuosa e strettissima, di cui vediamo solo un budello, quasi non ci fosse via di uscita, è il contesto nel quale si confrontano Samira, ormai in là con gli anni, rimasta a vivere con il marito della figlia morta qualche anno prima e Rosa, palermitana fuggita a suo tempo dalla città e da un conflitto irrisolto con la madre, tornata nella città d'origine solo di passaggio per accompagnare al matrimonio di un amico la sua compagna. Provenendo da direzioni opposte al volante delle rispettive automobili, le due donne si incontrano sulla via che dà il titolo al film, ma nessuna delle due vuole cedere il passo all'altra. Le vediamo così precipitare in uno stato di immobilismo, abbarbicate ai rispettivi volanti, negli abitacoli delle automobili ferme muso contro muso, nel pieno della canicola pomeridiana agostana. La sfida dopo un po' perde i tratti della competizione caparbia e irragionevole, per delinearsi, invece, come una non del tutto consapevole complicità che permette a entrambe, con esiti diversi, di volgere il proprio sguardo all'interno di sé. Samira e Rosa iniziano una 'muta affabulazione', in un tacito e inconsapevole scambio attraverso il quale scorre qualcosa non solo di attuale, ma anche riguardante le loro vite e i vissuti ad esse legati. A unirle e insieme a dividerle, in un pomeriggio e in una notte lunghissime, è il fatto di essere certamente in un confronto nel - e attraverso il - quale la posta in gioco non è solo chi molla per prima, ma anche il voler continuare a restare nella situazione per cercare la possibilità di riconciliarsi con la propria storia e recuperare il contatto simbolico con le origini e parlare nuovamente le parole della propria lingua (anche psichica), della cultura di provenienza.
Questo vale in modo particolare per Samira, proveniente dalla Piana degli Albanesi, di cultura e lingua arbereshe. Nel frattempo, l'ambiente circostante resta ancorato al bisogno di cavarsela vivendo un'esistenza segnata a tutto campo dalla precarietà che "è " l'esperienza di ogni giorno. Questa dimensione è talmente insinuata nella comunità che il luogo, anche a motivo di ciò, diventa 'fantastico', improbabile, un luogo-nonluogo. Questo sembra indicare, ad esempio, la scelta arbitraria degli abitanti di assegnarsi il numero civico che, identico, si ripete in alcuni casi.
In questo contesto, la famiglia acquisita di Samira crea un giro di scommesse puntando sul successo di una delle due nella lotta in corso tra le due donne, coinvolgendo le persone che abitano l'agglomerato urbano attorno alla striscia sterrata dove sostano le due auto. I primi piani convergono sugli occhi e sullo sguardo di entrambe, vettori che dardeggiano e percorrono la distanza tra le due, sempre più esigua sul piano del l'esperienza in corso. Sguardi che si imprimono nei volti segnati: nell'una, da una esistenza derubata del rispetto e della dignità, dei legami non solo con la figlia deceduta, ma anche con la terra e la cultura di provenienza; nell'altra, la difficoltà a sentire propria l'appartenenza alle radici familiari e alla terra d'origine, quella stessa Palermo nella quale era tornata solo su richiesta della donna amata.
Luogo di confine, dunque, via Castellana Bandiera, soglia perimetrata da una comunità umana attraversata dalle innumerevoli difficoltà anche quotidiane, costretta a dover trovare, spesso facendo ricorso ad una 'fantasia resistente', espedienti per riuscire a condurre un'esistenza che, comunque, porta su di sé lo stigma di uno sforzo costante per sopravvivere.
La metafora racchiusa nell' immagine suggestiva che chiude il film, la strada, nella quale non sostano ormai più le macchine mentre i destini di Samira e Rosa hanno soluzioni diverse, diventa molto più ampia rispetto a prima e la corsa all'alba delle tante persone che possono attraversarla, sono la testimonianza della possibile trasformazione delle prospettive attraverso le quali si vede e si vive il mondo.

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