Ieri sera al Vascello il corpo magnifico di una donna ne
interpretava tre: Manuela
Kustermann condensava in movimenti da acrobata tre personaggi femminili. Nella
locandina dello spettacolo, per la verità, si accennava a due soli personaggi,
Saffo e unʼ anonima narratrice, eppure come non pensare alla presenza in scena della
bella e possente Marguerite Cleenewerck
de Crayencour, in arte Marguerite Yourcenar, belga di nascita ma francese
dʼadozione, autrice del testo da cui è stata tratta la pièce teatrale? Possente
non solo nelle dimensioni ma nellʼenergia vitale, nella tensione passionale, la
stessa dellʼattrice.
Ciò che più colpisce
di unʼacrobata è il suo corpo, la sua capacità di mantenersi in equilibrio
misurando e dosando la propria forza fisica secondo un complesso sistema di
leve che spingono su un punto che lʼartista conosce bene, per essersi
esercitata in un duro esercizio quotidiano. In uno spazio scenico pressoché
vuoto, costituito da un immenso cuneo formato dal pavimento del palco stesso e da
due pareti, di cui una diventava talvolta semitrasparente per mostrarci solo
delle silhouettes, la Kustermann era proprio questa acrobata che, con il suo
corpo atletico, sa cambiare ruolo restando sempre se stessa.
Lʼattrice si muoveva in uno spazio interessante, accanto
alle sagome specchianti di due figure femminili che ricordavano le opere-specchio
di Pistoletto, pensate da Stefania Battaglia, mentre la regia, piuttosto statica,
era di Massimo Verdastro.
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