Da una degli organizzatori di Poesia 13, un resoconto delle tre giornate di incontri che si sono tenute a Rieti dal 17 al 19 maggio.
Francesca
Fiorletta
Rieti,
dal 17 al 19 maggio, s'è animata di poeti, critici e appassionati di
letteratura, che dal venerdì alla domenica hanno praticamente
abitato la sala San Giorgio della Biblioteca delle Officine
Fondazione Varrone, sita proprio nel bel centro storico della città.
Organizzata a cura del comitato ESCArgot, scrivere con lentezza,
Poesia 13, Cantiere aperto di ricerca letteraria è stata una
lunga e ricca occasione di scambio e di confronto tra e con gli
autori invitati a partecipare e i loro testi più recenti, molti dei
quali ancora inediti e quasi del tutto in fieri, a ribadire
ulteriormente la dimensione laboratoriale della manifestazione, che
si proponeva fin dall'inizio di scandagliare i “lavori in corso”
di alcuni fra i poeti più stimati e interessanti del nostro panorama
attuale.
Diciannove
autori, dunque, hanno avuto modo di condividere i loro testi,
proiettati su uno schermo
perché tutti li potessero leggere, e di dialogare ciascuno
inizialmente col proprio critico-”coach di riferimento”, e poi
con gli altri critici e/o spettatori presenti in sala.
Nella seconda giornata, sempre per citare solo alcune delle molte voci coinvolte, ancora un volo internazionale, stavolta da Parigi, quello di Fabio Zinelli, che ha dialogato prima con Luigi Socci e con la sua Bibliografia fantastica, per poi concentrare l'attenzione sulla Casa delle Case di Renata Morresi. Se Socci ha coinvolto la platea coi suoi esperimenti di “poesia visiva”, dotando addirittura le prime file di appositi occhialini cartacei in presunto 3d, specchio allegorico imprescindibile attraverso il quale osservare l'avvicendarsi del lavoro poetico e umoristico sulla scena, la Morresi ha optato per un'esperienza più squisitamente sonora, riproponendo una sorta di collage semantico di voci raccolte in vari spazi e contesti, rimodellate poi sulla pagina scritta, in forma più che poetica, oserei dire, pressoché catartica.
E
veniamo alla giornata conclusiva, certamente la più densa di spunti
critici, che si sono susseguiti, via via, a tentare un primissimo
bilancio, pratico e teorico, sull'attuale stato di salute (o non
salute) della poesia contemporanea, variamente afferente a quella
macroarea, ancora forse troppo poco studiata e approfondita, che
potremmo quindi identificare sotto la dicitura di “scrittura di
ricerca”.
Moltissimi
i temi emersi proprio nel dibattito pomeridiano, dunque, dall'ormai
forse non più praticabile e perniciosa dicotomia fra i vecchi
statuti ontologici e canonizzanti di poesia e di prosa, alla
riflessione epistemologica sulla funzione dell'immagine e quindi, più
in generale, sul ruolo che assume la compresenza intermediale nella
creazione e poi anche nella fruizione stessa delle più nuove
strutture testuali.
All'insegna
del dialogo, dunque, e della più autentica ricerca letteraria, Rieti
ha rappresentato davvero un “cantiere aperto” alla riflessione
artistica e alla sperimentazione di nuove, audaci e intelligenti
forme della scrittura e della critica di oggi.
Ne
aspettiamo il seguito.
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