Maria Teresa Carbone
Nel
1974 Einaudi pubblicò, nella versione di uno dei più attivi
traduttori del tempo, Bruno Oddera, il primo libro di una affermata
autrice televisiva britannica, Elaine
Morgan.
Non si trattava, però, del riadattamento di una serie della BBC da
lei curata o di una delle numerose pièces
al suo attivo, ma di un saggio in cui Morgan si era avventurata in un
campo, la bioantropologia, teoricamente poco consono a una
giornalista culturale ultracinquantenne, laureata sì a Oxford, ma in
letteratura inglese.
L'origine
della donna (The Descent of Woman), questo il titolo del
libro, era uscito due anni prima nel Regno Unito ed era il risultato
di una vicenda abbastanza singolare. Nel 1967 Elaine Morgan aveva
letto con molto interesse una delle opere di divulgazione scientifica
di maggiore successo della seconda metà del Novecento, La scimmia
nuda (The Naked Ape), dell'etologo inglese Desmond Morris.
Ma di fronte alla teoria di Morris, in base alla quale gli ominidi
avrebbero perso il pelo per la necessità di sudare durante le loro
cacce nella savana, Morgan si impuntò: se davvero fosse andata così,
si disse, come spiegare la perdita della peluria cutanea da parte
delle donne le quali, secondo questa ricostruzione, non andavano a
caccia, ma accudivano i piccoli? Ancora una volta la scienza sposava
un punto di vista esclusivamente “maschiocentrico”.
Insoddisfatta, la giornalista rilesse il libro e scoprì una
annotazione che faceva riferimento a un'altra teoria, quella della
cosiddetta “scimmia acquatica”, dove, in sostanza, si ipotizzava
che gli ominidi fossero calati dagli alberi, su cui avevano vissuto
fino ad allora, per trovare dimora non nella inospitale savana, ma
lungo corsi d'acqua o sulla riva del mare, aree entrambi molto ricche
di cibo. In un simile scenario il passaggio alla stazione eretta
sarebbe avvenuto per la necessità di tenere la testa fuori
dall'acqua e maschi e femmine in parallelo, stando a lungo a bagno,
avrebbero perso il pelo, sostituito dallo strato di grasso
sottocutaneo, che ancora adesso caratterizza la nostra specie. Elaine
Morgan si mise allora in contatto con Morris, che le consigliò di
rivolgersi a colui che per primo, nel 1960, aveva suggerito l'ipotesi
della “scimmia acquatica”, il biologo marino Alistair Hardy,
carismatica figura di scienziato artista, che negli anni Settanta,
dopo avere insegnato a lungo a Oxford, avrebbe fondato un importante
centro di ricerca sulle esperienze religiose. Fu dopo avere
incontrato Hardy, che Morgan decise di scrivere The Descent of
Woman: teoricamente questo suo libro, di taglio divulgativo,
avrebbe dovuto fare da apripista al saggio rigoroso e scientifico del
biologo. Ma Hardy questo libro non lo scrisse mai, e a sostenere la
teoria della “scimmia acquatica” fu proprio Elaine Morgan che a
quel primo testo ne fece seguire diversi altri, consacrando alla
scienza la seconda parte della sua lunga vita.
Non
più tardi di quattro anni fa, nel 2009, la quasi novantenne Morgan
ha partecipato a una conferenza
Ted
per difendere l'ipotesi dell'aquatic
ape,
una ipotesi che – per quanto confutata dalla maggior parte degli
studiosi – si è guadagnata negli anni sostenitori agguerriti, fra
i quali, qui in Italia, Jacopo Fo, che le ha dedicato diverse pagine
cartacee e non.
Molti di loro si sono incontrati a Londra fra l'8 e il 10 maggio in
occasione dell'affollato simposio Human
Evolution Past, Present & Future
che, come
ha scritto qualche giorno fa Robin McKie sull'”Observer”, nel corso del quale sono state dibattute le ultime
scoperte e congetture: la più recente, avanzata da Peter Rhys Evans,
uno degli organizzatori del convegno, fisiologo all'ospedale Royal
Marsden di Londra, è che gli ampi seni nasali degli umani, spazi
vuoti all'interno della testa la cui utilità apparente risulta oggi
pressoché incomprensibile, avrebbero avuto “la funzione di
giubbotti salvagente, aiutando a tenere il nostro capo fuori
dall'acqua”.
E
una piccola riprova del fascino duraturo di questa teoria l'abbiamo
anche qui in Italia, sul versante editoriale. Scomparsa da tempo
l'edizione Einaudi dell'Origine
della donna,
il libro ha trovato nuovi ed entusiasti lettori qualche anno fa,
quando – forse anche stimolato dalle congetture di Jacopo Fo –
uno degli autori di un blog scolastico, San
Giovanni Bosco e Cennini,
ha cominciato a proporne in rete degli stralci commentati. Tanto che,
quasi di certo non casualmente, nel 2012 la casa editrice
Castelvecchi ne ha mandato in libreria una
nuova edizione.
Se poi la copertina (una illustrazione di gusto liberty che ritrae il
bacio a fior d'acqua tra una sirena e un distinto giovanotto) aiuterà
i lettori a capire di che cosa parla il libro che hanno fra le mani,
è un altro discorso.
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