Seamus Heaney |
‘Had I not been awake’
Had I not been awake I would have missed it,
A wind that rose and whirled until the roof
Pattered with quick leaves off the sycamore
And got me up, the whole of me a-patter,
Alive and ticking like an electric fence:
Had I not been awake I would have missed it
It came and went so unexpectedly
And almost it seemed dangerously,
Returning like an animal to the house,
A courier blast that there and then
Lapsed ordinary. But not ever
Afterwards. And not now.
“Non fossi stato sveglio”
Non fossi stato sveglio, me lo sarei perso,
Un vento che si levò e vorticò fino a che il tetto
ticchettò delle foglie acute dell’acero
e mi fece alzare, anch’io tutto un ticchettio
vivo e ronzante come un reticolato elettrico:
non fossi stato sveglio, me lo sarei perso
venne e se ne andò così inaspettatamente
e parve insidiosamente, quasi,
tornando come un animale alla tana,
una folata messaggera che lì per lì
cedette, usuale. Ma non da allora
in avanti. E non adesso.
‘The door was open and the house was dark’
Wherefore I called his name, although I knew
The answer this time would be silence
That kept me standing listening while it grew
Backwards and down and out into the street
Where as I’d entered (I remember now)
The streetlamps too were out.
I felt myself, for the first time then, a stranger,
Intruder almost, wanting to take flight
Yet well aware that here there was no danger,
Only withdrawal, a not unwelcoming
Emptiness, as in a midnight hangar
On an overgrown airfield in high summer.
In memory of David Hammond
«La porta era aperta e la casa era buia»
E dunque io chiamai il suo nome, sebbene sapessi
che stavolta la risposta sarebbe stata il silenzio
a tenermi in piedi, fermo, ascoltandolo scendere
a ritroso fin giù nella strada
dove al mio entrare (ora ricordo)
anche i lampioni erano guasti.
Mi sentii, per la prima volta, un estraneo,
un importuno, quasi, che vuol darsi alla fuga
pur consapevole che qui non c’era pericolo,
solo una reticenza, un vuoto
inaccogliente, come a mezzanotte, nell’hangar
d’un aeroporto abbandonato, in piena estate.
in memoria di David Hammond
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