domenica 19 maggio 2013

Quei (non) lettori che (non) vanno al Salone del Libro

La coda per entrare al Salone del Libro
Maria Teresa Carbone
A Torino fa freddo e piove. Se il calendario non dicesse che fra un mese comincia l'estate, potresti pensare che è ottobre o novembre. Gli editori sono felici, con un tempo così, per tutto il fine settimana il Salone del Libro attirerà gente come una calamita. Quanti saranno poi i torinesi che, fatta la fila e pagato il biglietto (10 euro), apriranno di nuovo il portafoglio per comprare almeno un volume, tra le centinaia di migliaia in vendita al Lingotto in questi giorni, resta da vedere.  Intanto, però, si festeggia perché "siamo ancora qui, a dispetto della crisi", come dice un piccolo editore, convinto che "il tempo delle illusioni è finito, ma non quello del lavoro ben fatto". Viene voglia di dargli torto, a vedere la gente che si ammassa soprattutto intorno alle facce note, Saviano o De Gregori, John Elkann o il vecchio Fonzie/Harry Winkler (che scrive, o almeno firma, libri per ragazzi, con particolare attenzione al tema della dislessia). Ma non sarebbe giusto. Nel bene e nel male il Salone è una grande scatola nella quale ficchi qualsiasi cosa, lo show-cooking con Benedetta Parodi e la tavola rotonda con cinque drammaturghi provenienti da tutta Europa. Dire che per le case editrici è una vetrina suona banale, ma è la verità, soprattutto per quelle medie e piccole, che qui possono sistemare i libri sui banchi senza paura di essere sommerse dai grandi marchi, come succede in libreria. Ma anche per le sigle più grosse - Mondadori, Rizzoli, Feltrinelli... - ha un senso esserci, perché attirano un pubblico di lettori sporadici, che in libreria non ci va quasi mai ma al Salone viene a vedere le star, come le chiama la locandina della "Stampa". 
E poi ci sono quelli che in una libreria o in una biblioteca non mettono proprio piede, che alla ricerca annuale dell'Istat dicono che non leggono neanche un libro in dodici mesi.
Sono i non lettori, un italiano su due, se i dati statistici hanno ragione. Loro al Lingotto non ci sono, ma un incontro (anche) su di loro si è fatto, lo ha organizzato il Forum del libro, l'associazione composta da librai, editori, bibliotecari, insegnanti, che da dieci anni si batte per promuovere la lettura in modi più efficaci di quanto si sia fatto finora. Le strade sono poi le solite, quelle che si conoscono, ma non si percorrono: l'apertura e il rafforzamento delle biblioteche scolastiche e di quelle comunali, il sostegno alle librerie indipendenti, politiche culturali che smettano di puntare (solo) sugli "eventi", che magari fanno incassare soldi ai comuni, ma di lettori nuovi ne conquistano pochi. La differenza, non da poco, è che al Forum ci sono tutte le parti in causa, e ben decise a farsi sentire.
Ps: a proposito di politiche culturali avare dove non si dovrebbe, sul "bollettino di letture e scritture" Vibrisse, Giulio Mozzi segnala un appello del personale dell'Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane: anni di tagli alle spese da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali rendono, sembra, quasi inevitabile l’interruzione del Servizio Bibliotecario Nazionale, grazie al quale 14 milioni di titoli sono stati catalogati, con l'indicazione, accessibile a chiunque in rete, delle biblioteche dove sono conservati. La notizia è confermata da Rosa Caffo, che dirige l'Istituto: rispetto a pochi anni fa "il bilancio dell’Iccu è quasi dimezzato e si prevedono ulteriori tagli per l’anno prossimo...   il personale si è ridotto da 90 unità del 2007 alle attuali 43". (Il post Mozzi lo ha intitolato così: "Mentre al Salone del libro si folleggia, il servizio Sbn rischia di essere interrotto". Forse "folleggia" è esagerato, ma rende l'idea di un'attenzione per il libro che dimentica il servizio).

2 commenti:

  1. la situazione è grave...i piccoli editori non si possono permettere di prendere uno spazio al lingotto...perché non coprono neanche un quarto dei costi... con le vendite.
    Per i lettori...( io ne faccio parte) dopo aver speso 10 euro per entrare se vuoi comprare un libro..ci rinunci...neanche uno sconto.. preferisco evitare allora di caricarmelo in viaggio, ed avere lo sconto di Plautilla o delle biblioteche di rOma... :-)

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  2. Capisco quello che dice simoff, in questo periodo nero per i consumi. occorre però fare delle scelte, e decidere di prendersi una pizza in meno e un libro in più, per esempio. è vero, certe volte non basta, perché ci sono persone che non si permettono di andare nemmeno in pizzeria. ma magari si comprano cose firmate...non so, è difficile giudicare in ogni caso.
    rispondendo a maria teresa invece penso che nessuna politica di aperture di biblioteche o centri culturali ecc. ecc. sia sufficiente di per sé a promuovere la lettura. chi legge leggerà. per questo trovo che le iniziative di nati per leggere o quella di monteverdelegge bambini siano fantastiche, perché bisogna leggere ai bambini da piccolissimi, da prima che inizino a parlare. ne ho un esempio con il mio nipotino, che è un fortissimo lettore, e ha ascoltato libri dall'età di sette mesi...

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