Copia da La tomba degli Haterii, ritrovata sulla Casilina |
George Gordon Byron
Le Ferrovie Laziali. Capolinea a lato della Stazione
Termini, davanti al teatro Ambra Jovinelli.
Termini-Giardinetti, un viaggio lungo la Via Casilina,
l’antica Labicana.
Viaggio al termine d'un Italia sconosciuta e
irredimibile.
Il trenino: persino le
lamiere trasudano crassume. Appena saliti si nota un tizio, mal rasato,
sgarbato, che si spulcia i calzini. Con altri dirimpettai si lamenta d'una
certa Rossana. Sono le ultime parole italiane che sentirò. Il treno si gonfia
progressivamente di bengalesi, cinesi, slavi, filippini, africani, sudamericani.
Gli orientali gigioneggiano tutti con un cellulare: in silenzio, però. Filippine e cinesi sorvegliano i sedili: se costrette all’impiedi, esse, di
solito imperscrutabili e senza età come statuette votive, assumono un’aria di
sofferente disagio.
L'entrata, dissestata, ma aperta all'occhio, di un vecchio casale. Una cosa è subito notata durante queste
escursioni: la totale mancanza di libertà. Reti, divieti d'accesso, muraglie di
cemento, cancellate, altane, sbarre, telecamere: una fittissima rete di
proprietà private, ribadite da epigrafi terroristiche, e sorvegliate dalla manovalanza
dei nuovi mercenari: guardie giurate, guardie notturne, cani da guardia, portieri,
sentinelle, videocamere, sistemi antifurto.
La bellezza, proprietà di
tutti, è sempre più accerchiata, difficile da fruire. Le impronte del passato,
senza cui non possiamo esistere come uomini, appassiscono lentamente, si
sbriciolano, come residui di fioriture rare e delicate soffocate da nuovi
paesaggi transeunti, orribili, plastificati, pensati per essere cestinati in
pochi decenni, le cui rovine sono precluse, geneticamente, all'ammirazione di
coloro che verranno.
- Giuseppe Tomassetti, La campagna antica, medioevale e moderna, III, Via Cassia e Clodia, Flaminia e Tiberina, Labicana e Prenestina, Olschki, 1979
- Silvia
Barbetta, Via Labicana, Istituto Poligrafico dello stato, 1995
- Stefano
Vannozzi, Torre Spaccata
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