venerdì 21 febbraio 2014

DeLillo e il Punto Omega


Maria Vayola

Se il titolo di un libro in qualche modo ha il compito di sintetizzare o di mettere in risalto il o uno dei fulcri narrativi o significanti prenderò proprio il titolo per iniziare questo mio commento al libro di DeLillo, con l’intento di raggiungere una maggiore comprensione di quello che il libro cerca di comunicarci e premettendo a tutto questa citazione: 
 "E' tutto incastrato, le ore e i minuti, parole e numeri ovunque, le stazioni ferroviarie, gli itinerari degli autobus, i tassametri, le telecamere di sorveglianza. Tutto ruota intorno al tempo, tempo cretino, tempo inferiore, la gente che controlla l'orologio e altri aggeggi, altri sistemi che aiutano a ricordare. E' il tempo che scorre via lentissimamente dalla nostra vita. Le città sono state costruite per misurare il tempo, per togliere tempo alla natura. C'è un eterno conto alla rovescia. Quando hai strappato via tutte le superfici, quando guardi sotto, ciò che resta è il terrore. E' questo che la letteratura vuole curare. Il poema epico, la favola prima di andare a letto."


Punto Omega è una locuzione dello scienziato (da wikipedia) “gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin per descrivere il massimo livello di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l'universo tenda nella sua evoluzione. Nel libro Il fenomeno umano (Le Phénomène Humain, 1955), Teilhard de Chardin descrive i cinque attributi del Punto Omega:
  • è sempre esistito - solo in questo modo si può spiegare l'evoluzione dell'universo verso livelli elevati di coscienza
  • deve essere personale – un essere intellettuale e non un'idea astratta; la maggiore complessità della materia non ha solo portato a più elevate forme di coscienza, ma ad una maggiore personalizzazione, della quale gli esseri umani sono le forme più elevate di “personalizzazione” dell'universo. Essi sono completamente “individualizzati”, liberi centri di attività. È in questo senso che si dice che l'uomo è stato fatto a immagine di Dio, il quale è la più elevata forma di personalità. Teilhard de Chardin sostiene espressamente che il Punto Omega, quando l'universo attraverso l'unificazione diventerà Uno, non si assisterà all'eliminazione delle persone, ma alla super-personalizzazione di esse. La personalità sarà infinitamente più ricca. Ciò perché il Punto Omega unisce il creato, e più esso unisce, più l'universo diventa complesso e accresce la propria coscienza. Così come Dio crea, l'universo si evolve verso più elevate forme di complessità, coscienza e, infine, con gli esseri umani, di personalità perché Dio, attraendo l'universo verso di Sé, è una Persona.
  • deve essere trascendente – il Punto Omega non costituisce il risultato della complessità e della coscienza. Esso esiste prima dell'evoluzione dell'universo, perché il Punto Omega è la causa dell'evolvere dell'universo verso la maggiore complessità, coscienza e personalità. Ciò essenzialmente significa che il Punto Omega si trova all'esterno del contesto in cui si evolve l'universo, perché è a causa della sua attrazione magnetica che l'universo tende ad esso.
  • deve essere autonomo – libero da limitazioni di spazio e di tempo.
  • deve essere irreversibile – cioè deve offrire la possibilità di essere raggiunto.”

Premesso questo, la trama (In una casa isolata nel deserto due uomini discutono della natura del tempo e del significato dell'agire umano nella storia. Discutono e aspettano. Uno, Richard Elster, è un anziano intellettuale per niente pentito dell'appoggio che ha dato al governo nella guerra in Iraq, l'altro è un giovane regista che vorrebbe girare un documentario su di lui. L'improvvisa scomparsa della figlia di Elster, che è andata a raggiungerli altera lo stato delle cose..) è scarna quanto basta a realizzare lo scopo narrativo e contenutistico dell’autore. Due capitoli incorniciano gli eventi della narrazione: in un museo viene proiettato, dilatato in 24 ore, il film di Hitchcock, Psyco. Un uomo, quasi ossessivamente, lo guarda per ore, per giorni, il rallenty esasperato rende visibili i minimi particolari e i movimenti che avvengono durante le scene  “Ciascuna azione veniva scomposta in parti così distinte dall’entità originaria che l’osservatore si ritrovava scollegato da qualsiasi aspettativa” e da qualsiasi percezione del tempo come normalmente viene calcolato, dal suo concetto abitualmente accettato; i suoi pensieri si perdono nel film ed il film entra nella sua mente, la seziona come i frame sono sezionati nei più piccoli cambiamenti e lo porta ad una percezione profonda fino ad arrivare alla sua coscienza, superando la percezione superficiale delle cose.

All’interno di quella sala di proiezione passano tutti i protagonisti del libro e forse lo stesso spettatore potrebbe essere proprio l’autore di fronte a cui passano, mentre lui è in cerca di una essenza al di fuori del tempo e dello spazio, difficile da raggiungere, difficile da ridurre a parole “ La vita vera non si può ridurre a parole dette o scritte, nessuno può farlo, mai. La vita vera si svolge quando siamo soli, quando pensiamo. Percepiamo, persi nei ricordi, trasognati eppure presenti a noi stessi, gli istanti submicroscopici…….diventiamo quello che siamo sotto i pensieri che scorrono e le immagini indistinte, chiedendoci oziosamente quando moriremo: E’ così che viviamo e pensiamo, anche se non sempre ce ne rendiamo conto. Sono questi i pensieri che ci arrivano senza filtro, mentre guardiamo fuori dal finestrino del treno, macchioline opache di panico meditativo” .

Il significato di questa cornice al nucleo narrativo, la visione rallentata del film è forse legata alla coscienza di ognuno ( in particolare dell’autore) nel rivedere la vita in ogni suo suo momento, in ogni suo frame? il dispiegarsi particolareggiato di ogni azione compiuta connessa al pensiero che l’ha messa in atto? la consapevolezza di ogni piccolo particolare di quel pensiero che l’ha posta in essere?  e tutto ciò per arrivare  a..” quello che chiamiamo io, la vita vera, l’essere essenziale…”?
E tutto ciò è possibile solo al di fuori del convenzionale concetto spazio/ tempo della vita? Quella dimensione che Elster ricerca nel suo ritiro nel deserto,  dove :” La coscienza si accumula. Comincia a riflettere su se stessa. C’è qualcosa in tutto questo che mi sa quasi di matematico. C’è quasi una legge matematica o fisica che non abbiamo del tutto inquadrato, secondo la quale la mente trascende ogno direzione procedendo verso l’interno: Il punto omega. A prescindere dal senso originario di questa espressione, se un senso ce l’ha, se non è uno di quei casi in cui la lingua si sforza di arrivare ad una idea al di fuori della nostra esperienza”, dove non:”Siamo una folla, uno sciame.” Dove non:”Pensiamo in gruppi, viaggiamo in eserciti: Gli eserciti portano il gene dell’autodistruzione. Una bomba non è mai abbastanza: La confusione della tecnologia, è lì che gli oracoli tramano le loro guerre: Perché adesso arriva l’introversione. Padre Teilhard lo sapeva; il punto omega: Un salto fuori dalla nostra biologia…..Dobbiamo essere umani sempre? La coscienza è esaurita. Ora si ritorna alla materia inorganica. E’ questo che vogliamo. Vogliamo essere pietre in un campo.”
Il deserto, è forse un altro personaggio del libro,  è il luogo ma anche  il tempo in cui si svolge la narrazione “C’erano le distanze che abbracciavano ogni caratteristica del paesaggio e c’era la forza del tempo biologico, lì, da qualche parte….calore, spazio, immobilità, distanza. Sono diventati stati mentali…sensazioni …oltre la dimensione fisica, sensazioni che si fanno più profonde col passare del tempo. Ecco l’altra parola: tempo.”
Il tempo si ferma nella casa del deserto, lo spazio non ha dimensione, il pensiero si perde e si concentra in essenza della mente….ma…l’uomo o semplicemente Elster non è ancora pronto per il punto omega, dice di lui la figlia “..odia completamente, fisicamente la solitudine” la biologia prende ancora il sopravvento, la sparizione della figlia lo prostra fino a scomparire nella completa apatia…in fondo “l’estinzione” è il tema che lega tutti i personaggi.

Il deserto inghiotte la figlia
Il film inghiotte l’anonimo personaggio
La città a cui torna inghiotte il regista
Il dolore inghiotte Elster
Io credo che questo libro più che comunicare qualcosa ai suoi lettori serva all’autore a segnare uno stadio del suo essere, non quello del raggiungimento del punto omega, ma quello della comprensione di cosa possa esso significare e quindi la tensione a raggiungerlo, come antidoto al terrore che resta quando si sono strappate tutte le superfici….e guardi sotto….
 In “Running dog” l’autore nel 1978 scriveva “Qualunque fosse l’obiettivo della ricerca, un oggetto, una situazione interiore, una risposta, uno stato dell’essere, il risultato era quasi sempre deludente. Alla fine ci si ritrova di fronte a se stessi. Soltanto a se stessi. Naturalmente c’era chi credeva che la ricerca fosse importante di per sé. Il fine della ricerca è la ricerca stessa.”
De Lillo sta ancora “ricercando”….."Ogni momento perduto è vita"

E’ un libro particolare, non riesco a parlarne senza citarlo spesso come ho fatto sopra,  difficile da commentare ma estremamente interessante e va al di là della letteratura, è un cuneo che si insinua nella mente, è un “sasso” che colpisce i pensieri e li scompiglia.


Per uno spunto a un maggiore approfondimento questo link in cui c'è un approccio al fisico Frank Tipler e alla sua teoria del Punto Omega

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