Patrizia Vincenzoni
Margaret
Mazzantini sembra aver ancor più affinato le sue capacità
'speleologiche' di entrare nei labirinti psichici nei quali sembra
gettare i suoi personaggi, riuscendo a incontrarli nelle pieghe
scabrose delle loro esistenze e a dare loro parola per dire ciò che
sembra in-dicibile.
In Splendore, l'ultimo suo romanzo, questa sua sensibilità si riversa in una scrittura che a tratti diventa ridondante, quasi
emotivamente verbosa nella ricerca dell'aggettivo e della metafora
giusta per dar voce a quanto riesce a perlustrare, a riflettere. La
storia è quella di un amore omosessuale che occupa tutto il percorso di
una vita fra sogno e realtà, fra possibilità e rinuncia, fra
ripensamenti e riprese, di due uomini che si sono incontrati da bambini,
abitando nello stesso palazzo, adiacente al fiume che attraversa Roma.
La voce narrante appartiene a Guido, la cui infanzia è misurata
dall'attesa delle attenzioni di una madre rivolte soprattutto verso
altre umanità, impegnata in un'attività di volontariato sociale. E' una
madre idealizzata e mai raggiunta quella di Guido, il quale sin da
bambino sembra attaccarsi e restare sospeso, soprattutto, a questa
attesa dell'altro, possibilità illusoria che lo rincorre per tutta la
vita. In questo cono d'ombra 'cade' la presenza/assenza di
Costantino, il figlio del portiere suo coetaneo, con il quale inizia un
rapporto che diventerà il legame assoluto di due esistenze dichiarate a
metà, una dimensione delle quali, per entrambi, seguirà un percorso
sottotraccia, fino a un evento drammatico conclusivo che sarà
determinante per le loro esistenze. Scorrerà a distanza tanta vita
per entrambi,e non solo a motivo della distanza geografica: Guido va a
vivere a Londra, dove insegnerà storia dell'arte all'università, si sposerà e diventerà padre amorevole della
figlia della moglie, mentre Costantino resterà a Roma, e qui
anch'egli metterà su famiglia, avrà dei figli, riuscirà ad avere un
lavoro molto soddisfacente. I loro rari e intensi incontri diventano
ogni volta promesse di ritrovarsi e di dare stabilità e verità alla
loro vita, promesse cui però non riusciranno a dare corso, mettendosi ogni
volta nella posizione di coloro che si trovano a rincorrere la
nostalgia dello 'splendore' vissuto insieme. La Mazzantini ci ha
abituato a figure che si presentano tendenzialmente come 'antieroi', 'inadatti' che portano in prima persona e senza farne mistero, il
carico delle loro insicurezze e ferite. Qui, scegliendo di
raccontare l'amore da una precisa e diversa angolazione, lascia tale
storia dentro confini più intimisti, senza voler dare attraverso essa,
direttamente, significati di più ampio interesse sociale.
Nessun commento:
Posta un commento