martedì 4 febbraio 2014

I bambini salveranno il mondo (dei libri). Una modesta proposta e qualche affronto

G. Luca Chiovelli

1. "Ogni scuola elementare pubblica dovrà munirsi di una propria biblioteca". Le fonti del diritto della Repubblica Romana, culla della giurisprudenza e fondatrice dell'Impero, erano scritte sulla pietra di appena dodici tavole. Noi, ancor più modestamente, baseremo la riscossa della lettura su tale singolo articolo.

2. Joseph De Maistre: "Dateceli dai cinque ai dieci anni, e saranno nostri per sempre".

3. Marco, IV, 30-32: [Il piacere della lettura] "è come un granellino di senape che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra".
Questo figuro ha fondato una religione che resiste da duemila anni e ha più utenti di facebook. Impossibile snobbarlo.

4. Si obietterà: basterebbe introdurre i bambini ai libri, menarli presso una biblioteca comunale, ricoprirli di carta, stordirli di storie e favole, farli irretire da adulti spacciatori di piaceri letterari.
No. La biblioteca deve essere parte della scuola. I bambini ragionano: "La mia scuola si chiama così e così. È la mia scuola. Nella mia scuola c'è una stanza con molti libri. Si chiama biblioteca. La nostra biblioteca. Qui leggiamo e disegnamo le cose dei libri, tutti insieme, coi nostri maestri". La biblioteca diviene, in tale visione, uno spazio che il bambino sentirà come proprio: di conseguenza anche l'istituzione scolastica, prima straniera, entrerà nel ricetto del suo cuore. Ne guadagneranno, in rispetto, anche gli insegnanti, parte di un mondo riguadagnato a una dolce autorevolezza, a un piacere lasco e irresistibile, dal fascino giocosamente esclusivo.

5. La biblioteca scolastica è un territorio sacro. Separata dalla classe, dominata dal manuale e dall'apprendimento coatto, ma anche dal mondo esterno in cui il sapere è ridotto a poltiglia impossibile da fruire attivamente. Tale proprietà la rende capace di unire, metaforicamente e di fatto, un sapere sempre più spezzato e spaesante.

6. La biblioteca riduce le differenze, sociali, culturali, di razza. Di fronte a un libro, a quell'età, si è tutti eguali; e tutti italiani.


7. Massima accortezza è da porre, tuttavia, nell'individuazione di tale territorio sacro:

a) Esso dovrà essere separato, come detto, dal resto del complesso scolastico. Attraverso la porta della biblioteca si entra, infatti, in un altro mondo. Meraviglioso, diverso; una landa in cui l'autorità del libro si stempera ribalda in ammicco sorridente.

b) La sala di lettura dovrà essere di spontanea semplicità, amichevole, e dominata da stoffe d'ottima qualità; da legno, pietra e metalli nobili. Plastica, funzionalismo, sciatteria, serialità, arredi da poco e oggetti dozzinali creano, a pelle, ambienti sfavorevoli, urtanti, estranei, e annientano il piacere d'un viaggio inimitabile.

c) Allo stesso modo occorre scegliere con cura i libri e le illustrazioni. Si scelgano quelle popolari, evocative, rifuggendo da grafiche sensazionali, astratte o di taglio pubblicitario. I vecchi libri di lettura (anni Cinquanta e Sessanta) offrono materiale in tal senso. Si lancino campagne per la raccolta di vecchi libri scolastici, di testi fuori collana e produzione. Si setacci il passato. Si selezionino, con tale feroce criterio, le migliori edizioni.

d) Ogni biblioteca scolastica dovrà avere un aspetto peculiare, riconoscibile e comune in tutta Italia. Come le cabine telefoniche di Londra o le pendole ministeriali negli uffici di Maigret.

e) Alle pareti dovranno figurare le creazioni dei bimbetti stimolate dalle loro stesse letture. Nella biblioteca convivranno, in buona armonia, i libri e le fantasie da questi indotte. Il libro diverrà parte della vita stessa: non solo, quindi, della quotidianità scolastica, sentita spesso come dovere da assolvere e liquidare in fretta. Pinocchio o Il piccolo principe entreranno, così, in un circolo di senso tale da racchiudere con gioia anche la matematica, la ginnastica, la grammatica, i giochi collettivi.

8. L'intento è quello di creare una scena primaria tramite cui il bambino possa immediatamente collegare l'esperienza della lettura a uno stato edenico; il bambino e, poi, l’adulto. Il ricordo del frusciare dei fogli, dell'odore dei pastelli; il ricordo d'un particolare disegno, d'una forma, d'una illustrazione; il ricordo del sommesso brusio dei compagni; lo scalpiccio delle file avviate a quel tempo di svago laborioso, tutto intrappolerà il futuro lettore in un'Arcadia benevola ch'egli cercherà di riguadagnare a ogni costo pur di placare la nostalgia irrefrenabile.
Leggere, da condizione di fatica, diverrà, perciò, una positiva coazione a ripetere.

9. A favore della lettura hanno operato più le illustrazioni dell'enciclopedia Conoscere che mille congressi che si lagnano della mancanza dei lettori. Io stesso, ad esempio, ricordo vividamente passi e figure del mio primo libro di lettura: le evidenze in rosso, la bonomia dei caratteri tipografici; Gigi e il gatto, le favole esopiche, le poesiole per l'apprendimento della grammatica: "Il vecchino va al caffè/per vedere se ce n'è,/se ce n'è un gocciolino/per il povero vecchino".

10. Non vedete quanti scrittori fondano l'universo della propria estetica sul ricordo lontano, ma felicemente tangibile, delle letture infantili? C'è ancora bisogno di conferme?

11. Il bambino ingigantisce i contorni, colora i grigiori, trova connessioni per noi sconosciute, applica una logica liquida, creatrice, e si rende naturalmente permeabile alla meraviglia. "Gli uomini, da sempre, hanno preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare ..." cicalava il Greco: asserzione parecchio ardua da confutare per qualsiasi Provveditorato.

12. Svanisca la separazione fra sapere imposto e cultura della lettura. Si coltivi la loro reciproca osmosi: le piacevoli letture nella biblioteca influenzeranno la percezione del sapere obbligatorio e dovuto. Storia e matematica sublimeranno in piacevolezza come la lettura d'una favola o d’una gita primaverile.

13. Utilità di tale politica scolastica: rende chiari gli schieramenti, porta alla luce i nemici. Non si può fare, mancano i soldi, il tempo, il personale, i regolamenti. La consueta processione di burocrati, di ignavi, di cacadubbi. Tali individui vanno scacciati, perseguiti, infamati, additati al ludibrio pubblico. Sono, da sempre, gli amanti delle scartoffie, i quattrocchi della chiacchiera, della ciarla a pagamento, del finanziamento a pioggia, dello sgabuzzino, della raccomandazione, della sfiducia a prescindere.

14. I bambini: i nostri futuri medici, ingegneri, avvocati, guardiani. Biblioteche per bambini: non ci sono soldi! Ma non dovete trovarli per loro, ma per voi: chi curerà i vostri corpi, i vostri interessi, le vostre città? Chi veglierà ansioso sui vostri esseri indeboliti? Attenti: l'indifferenza genera il più aspro dei carnefici.

15. A favore dell'utopia: nell'agire sincero, pur improvvido e disperato, le cose trovano, da se stesse, il proprio naturale e felice compimento.

16. Inattualità della biblioteca scolastica: si rifiuti in tale spazio l'e-book, il PC, il DVD. La lettura dovrà sempre precedere la fruizione tecnica. Quest'ultima, infatti, è solo propedeutica a se stessa e aborre la cultura. Internet sta alla sapienza come lo sgabello della biblioteca al libro stesso.

17. Attualità della biblioteca scolastica. Essa glorifica il libro: nulla potrà, infatti, sostituirlo finché avremo umanità: odorato, tatto, vista, udito. Tutto il corpo congiura al piacere della lettura.

18. La lettura d'un buon libro istiga benevolo alla formazione d'una conoscenza coerente del mondo; anzi, esso stesso è un coagulo logico nella contraddittoria e infernale vicenda umana. La tecnica, staccata dalla sapienza, reca, invece, a una frantumazione autistica della realtà. Migliaia di rottami vagano disconnessi nella mente del non lettore avido di social network e sciocchezze digitali: egli è spaesato, schiavo, istupidito; la mancanza d'un senso lo rende violento, irragionevole.

19. Liceali, universitari, lavoratori, pensionati: inutile corrergli dietro. Se non amano leggere non leggeranno mai più.

20. Le fiere letterarie, i premi letterari, i bandi letterari. Incentivi a non leggere.

21. I congressi sulla lettura. Universi concentrazionari in cui tutti conoscono tutti e in cui tutti si appagano dell'assenso del proprio simile. Ci si convince della bontà delle proprie proposte solo perché approvate da una minoranza schiacciante, ma amica.
I più onesti lo ammettano: son lì per lucrare qualche soldo pubblico, altro che lettura.

22. Sconti sui libri, aiuti alle piccole librerie, detrazioni sui libri. Burocrazia inutile. Chi si vuole convincere? Il lettore forte è già convinto; quello debole scaricherà gratis l'ultimo best seller sul proprio Ipad e amen. Gli altri resteranno legione.

23. Il 54% degli Italiani non legge niente! Il 54%? Se c'è una cosa che invidio ai fessi è l'ottimismo a oltranza.

24. Amazon ci sta ammazzando! E che ti aspettavi? Nomen omen. Riadattando Humphrey Bogart da Deadline USA: "È la globalizzazione, bellezza, la globalizzazione, e tu non puoi farci niente, niente! Ah ah ah!". La risata, alla Vincent Price, l'ho aggiunta io.

25. Si taglino i costi alle piccole librerie! Va bene. E poi? Si continueranno a vendere ghiaccioli agli Eschimesi.

26. Dobbiamo incentivare le vendite di libri! Sì, ma a chi?

27. Stampiamo più libri! Possibile che traballino così tanti tavoli?

28. Le case editrici di nicchia resistono! E va bene. Pubblicare i diari dell'amante del domestico della cognata di Dostoevskij, in cento copie numerate, non è molto appagante, però: lo si ammetta.

29. Biblioteche nei centri anziani! Ma i vecchiacci son lì per ballare, giocare a carte e rimorchiare, mica per leggere. E sono in fin di vita: almeno non rompetegli le scatole.

30. Biblioteche ambulanti! Biblioteche circensi! Biblioteche nei bar! Biblioteche nei cessi! Biblioteche nei supermercati! Benissimo. Perché fermarci? Biblioteche nelle biblioteche! Biblioteche nei lupanari! Nei ferramenta! Nelle autodemolizioni! Nelle mercerie! E così via. Sommerse dagli utenti, come avere dubbi.

31. Nuove pubblicazioni incentivano, in progressione diretta e irresistibile, nuovi non lettori.

32. Librerie sempre più spaziose cercano di vendere a gente sempre più analfabeta.
Infatti i libri stanno scomparendo: proliferano, on the contrary, diari, astucci, pupazzi, poster, felpe, giochi di ruolo. "Com'è possibile?", si chiede il mammalucco, in ansiosa attesa d'un nuovo convegno sulla crisi dei lettori.

33. Leggi, leggine, proposte di legge. Tutto inutile. Se manca il terreno fertile cosa v'aspettate che cresca? E poi: volete che le corporation internazionali non abbiano talleri bastanti a corrompere i politicanti? I quali, peraltro, son molto abili: approvano leggi destinate alla disfatta. La mela della redenzione cela il verme del raggiro. Il limite agli sconti, il bonus fiscale ... Si salva, in tal modo, la capra e il cavolo, l'asino e la carota. Il politico salvatore (il volto pensoso, ma risoluto, chino sul mondo del libro in pericolo) passa all'incasso elettorale, il gonzo lo vota, tutto procede come prima. Il gonzo si sveglia dal torpore: "Come mai la legge non serve a niente?". Il politico: "Io ce l'ho messa tutta, ma il destino cinico e baro ... però, calma, adesso mi metto sotto, vedrete …". E si ricomincia. Sentenzia Eraclito: "Per lo sciocco il sole è nuovo ogni giorno".

34. Chi ha messo da parte scontrini in ossequio alla nuova legge sui bonus fiscali è un traditore della patria.

35. Occorre stimolare i nuovi autori! Sono favorevolissimo. Si blandiscano, li si ricopra di promesse, di aspettative, di future glorie, di entusiasmi smaccati. Li si inviti, perciò, presso un moderno e capace centro congressi e li si faccia accomodare paghi di speranza. Quindi, con mossa repentina e inaspettata, vengano serrate tutte le vie d'uscita da valenti mastri saldatori. Al terzo giorno d’inedia, in cambio d’un tozzo di pane e della grazia, gli si farà firmare la rinuncia alla pubblicazione cartacea nei limiti del suolo patrio.
Diecimila o ventimila nuove uscite, inutili e perniciose, sventate con un solo e vigoroso colpo di mano.


36. Viva i bambini!

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