Venerdì
12 luglio alle 17.30 presso la Sala del Consiglio "Caduti di
Forte Bravetta" del Municipio XII viene presentato il volume
Contro
gli incappucciati della finanza. Scritti di Federico Caffè a
cura di Giuseppe Amari (RX Castelvecchi).
Massimo
Tegolini
Con
la presentazione presso il Municipio XII del volume
che raccoglie tutti gli articoli di Federico Caffè apparsi su «Il
Messaggero» di Roma e «L’Ora» di Palermo nel periodo che va
dalla metà degli anni Settanta sino alla vigilia della sua
scomparsa, nell’aprile del 1987, viene, ulteriormente,
consolidato il rapporto che Monteverde ha con questo grande
economista. A lui sono intitolate una scuola superiore, un largo, un
Centro Creatività e Innovazione e, adesso, anche una Biblioteca. Io,
personalmente, sono molto legato a Federico Caffè: l’ho conosciuto
nel periodo universitario a Fontanella Borghese (la vecchia Facoltà
di Economia della “Sapienza”) a partire dal 1966. Per molti
giovani della mia età quello è stato il periodo della prima
formazione politica: la nascita del Movimento Studentesco, il ’68,
la ripresa delle lotte operaie. Ricordo che Federico Caffè fu molto
vicino a noi studenti e ci aiutò a capire la natura e l’evolversi
dei processi economici: posso dire, adesso, a studiare la
globalizzazione e le conseguenze che produce sull’economia dei
paesi, in particolare quelli poveri e in via di sviluppo. Con lui si
aveva un confronto continuo sia durante le lezioni che dopo: spesso,
al termine, si andava nel suo studio per continuare a discutere del
pensiero sociale, quindi di economia e di politiche sociali. Ma so
bene e l’ho capito successivamente che l’economia e le politiche
sono sempre sociali! Era un uomo di scuola, un grande docente
che amava il suo lavoro e dava tutto agli studenti, ma nello stesso
tempo era, sempre, molto esigente. Grazie ai suoi contributi, noi
studenti siamo riusciti a comprendere la crisi dello stato di
benessere e quelle forme di benessere condiviso a partire non dai
libri dei sogni ma dai piccoli passi dell’agire della vita
quotidiana, a mettere al centro dell’economia la solidarietà e gli
affetti, a non confondere“l’ombra della partecipazione con la
realtà del potere” ma a muoversi in direzione di una vera
partecipazione e di una etica rispettosa dei diritti di tutti e dei
più deboli in particolare. Per ultimo voglio ricordare una frase
molto cara a Federico Caffè, riportata nella locandina del 6
novembre 2003 in occasione dell’intitolazione della scuola:
“Occorre fare appello ad un vigile senso critico e ad una
lunga memoria che, nell’efficace collegamento tra il presente e il
passato, trovi il migliore antidoto al sottile veleno delle presunte
certezze”.
Nessun commento:
Posta un commento