Per caso ho rivisto, dopo moltissimo tempo, Gioventù bruciata, film che fece epoca negli anni 60. Ho partecipato in modo molto emotivo dal momento che passaggi positivi, osservando la situazione attuale dei giovani, ce ne sono stati pochi. Jimmy, il personaggio principale, ma lo sono tutti i ragazzi presenti nel film, denuncia la forte solitudine e l'amarezza profonda, in cui vivono i giovani per mancanza di comunicazione e di relazione con i propri genitori. L'emancipazione giovanile, passa attraverso la famiglia, che dovrebbe essere luogo di fiducia reciproca. "L'autorità simbolica del padre", dice Massimo Recalcati, nel suo ultimo libro, Il complesso di Telemaco, ha perso peso. I padri latitano, come nel film rivisto, sono deboli, non riescono ad ascoltare i propri figli, Jimmy vorrebbe che suo padre fosse più autorevole, che lo ascoltasse, che prendesse decisioni, ma invano! "La domanda di padre", dice ancora Recalcati, "nasconde sempre l'insidia di coltivare un'attesa infinita e melanconica di qualcuno che non arriverà mai".
E' il rischio di Jimmy che alla fine, però, riesce a sopravvivere al suo sé e ad affrontare le grandi conflittualità tra coetanei, ma soprattutto a superare le umiliazioni e le predominazioni, lo smarrimento e le grandi sfiducie.
La parola, soltanto la parola, può restituire fiducia nei nostri sempre più soli giovani.
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