La favola è la
patria dell'amore,
le piace vivere tra fate, talismani,
e credere negli dèi, poiché essa è divina.
le piace vivere tra fate, talismani,
e credere negli dèi, poiché essa è divina.
- Schiller diceva che le favole sono importantissime. Vi
piace come suona questo nome? Schiller…
Il nome viaggia sulle teste ricciute dei bambini e i
cerchietti delle bambine nell’enorme tenda della Tribù dei lettori a Villa
Borghese. Suona bene, effettivamente. Enza lo accompagna con un dileguarsi di
dita protese. Il libro aperto in grembo, pronta per la lettura.
Finalmente è spuntato un raggio di sole anche sulla Capitale
per la festa della Repubblica, e Villa Borghese si è animata di palloncini e
cuscini rossi, biciclette dai sellini colorati, coperte stese al sole e piedi
nudi sull’erba. Come gli indiani delle migliori tribù, seduti a semicerchio, i
piccoli lettori attendono la prima favola del pomeriggio all’ombra della grande
tenda bianca.
Enza apre le danze e li accompagna alla scoperta delle
favole dei fratelli Grimm, che dopo duecento anni ancora sanno regalare ai più
piccoli un mondo fatto di luci e ombre.
Urliburlebù è il
titolo della prima storia. Un titolo singolare, anche i bambini lo notano.
Particolare come le storie scelte dalla raccolta La principessa pel
di topo edito da Donzelli.
L’humor nero dei fratelli Grimm si mescola al lieto fine
tipico delle favole. Tra volpi al galoppo, pulci da spulciare, figlie di
vaccari spacciate per principesse, colombe mediane a cui tagliare al volo la
testa, bacchette magiche e fagioli che rispondono a ogni domanda.
“E voi bambini, cosa vorreste?” chiede Enza rivolgendosi al
pubblico. Perché quando si legge una favola rimane sempre un desiderio sulla
punta della lingua.
Molti alzano la mano e dicono: “Una bacchetta, per
diventare… per inventare… per andare…”.
C’è chi vorrebbe essere un cigno, chi un leone, chi una
principessa.
Ma c’è anche chi vorrebbe un fagiolo che risponda a ogni
domanda, e lo considererebbe così prezioso da aver paura di perderlo nei
meandri delle proprie tasche.
Forse per essere rassicurato in questo mondo dove le
risposte non arrivano mai…
Poi Maria Teresa legge un racconto, sempre i Grimm, con un
protagonista dal nome insolito: Dettofatto,
arguto e sagace tuttofare che sa destreggiarsi anche al cospetto di un
imponente unicorno.
Dopo si prende un po’ d’aria fuori dalla tenda per passare
alle storie tradotte da Collodi edite da Gallucci, con Marta e Alessandro.
La famosissima Bella addormentata nel bosco e i meno noti Racconti delle fate, come l’omonimo volume. I cuscini vengono sparsi un
po’ all’ombra e un po’ al sole, i bambini riprendono posto, e intorno il
variopinto clima della Villa accompagna la lettura.
Si conclude la giornata, dopo una pausa merenda, quando
ormai il sole non scotta più ma si trasforma in sagome sul prato, con favole
ancora più antiche: i miti greci.
Insieme alle voci di Anna e Paolo. I capricci e le conquiste
di Zeus, l’ira della sua consorte, i vizi e gli innamoramenti dei figli, la
bellezza di Apollo e la forza di Artemide.
La favola, come tradizione recuperata, immaginario
custodito, paura condivisa, risposta possibile, ha ancora molto da dire. Tra il
divino e l’umano, tra la magia e la realtà, racconta speranze, illusioni,
desideri, timori, fantasie e amori. Come diceva Schiller, il poeta dal bel
cognome.
I bambini ascoltano, magari da un orecchio solo, quello
acerbo, e intanto chissà a cosa pensano. Quella tenda però diventa per loro uno
spazio da dedicare alla lettura, allo stare insieme in un modo diverso dal
gioco, vicini molto vicini, ma silenziosi e rapiti, per aspettare il finale o
per sentir ricominciare tutto da capo con c’era una volta…
un reportage sull'evento che sembra esso stesso, un racconto magico...ci sono i personaggi, gli interpreti...l'atmosfera magica respirata insieme...
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