Un breve estratto da un piccolo saggio che il re del terrore cosmico riservò alle bestiole più amate, i gatti. Il saggio (Cats and dogs) fu pubblicato su una rivista minore (come tutta la sua opera), Leaves, nell'agosto del 1937; pochi mesi dopo la sua morte.
Come scrisse Gautier: 'Se sei degno del suo amore, un gatto sarà tuo amico, ma mai il tuo schiavo'. E il vecchio Howard approva la massima, delineando il congenito contegno di cani e gatti (i primi servili, i secondi indipendenti) e, soprattutto, una severa psicologia di cinofili e ailurofili (i gattari come lui): prosaici i primi, contemplativi e aristocratici i secondi.
Che dire? Sono d'accordo con Howie, ma con cautela.
“Tra cani e gatti la mia
preferenza è così grande che non mi accadrà mai di fare paragoni tra di loro.
Non ho una attiva antipatia per i cani, più di quanta io l’abbia per le
scimmie, gli esseri umani, i commercianti, le vacche, le pecore o i
pterodattili: ma per il gatto ho provato un rispetto particolare e affetto sin
dai primi giorni della mia infanzia. Nella sua perfetta grazia e superiore
autosufficienza ho visto un simbolo della perfetta bellezza e della
spassionata impersonalità dell’universo stesso, oggettivamente considerato, e nella
sua aria di silenzioso mistero risiedono per me tutta la meraviglia e il
fascino dell’ignoto. Il cane fa appello a banali e facili emozioni; il gatto
alle più profonde fonti d’immaginazione e di cosmica percezione nella mente
umana. Non è un caso che i contemplativi egiziani, assieme a successivi spiriti
poetici come Poe, Gautier, Baudelaire e Swinburne, erano tutti sinceri adoratori
dell’agile gatto.
Il cane mi sembra essere favorito dalle persone superficiali, sentimentali e emotive – persone che sentono più che pensare, che danno importanza all'uomo e alle emozioni popolari convenzionali del semplice, e che trovano la più grande consolazione negli affetti servili e dipendenti di una società gregaria. Questa gente vive in un mondo d’immaginazione circoscritto … gli appassionati dei cani fondano tutta la loro causa su … comuni, servili e plebee qualità, e ironicamente giudicano l’intelligenza di un animale domestico dalla sua capacità di conformarsi ai loro desideri personali. Gli amatori dei gatti sfuggono a questa illusione, rifiutano l’idea che la servile sudditanza e la timorosa amicizia per l’uomo siano meriti supremi e restano liberi di adorare l’aristocratica indipendenza, i rispetto per se stessi e la personalità individuale unite all'estrema grazia e alla bellezza rappresentate dal freddo, flessuoso, cinico, e mai sottomesso signore dei tetti … il cane piace a quelle anime primitive emozionali che richiedono soprattutto all'universo un affetto insignificante, una compagnia senza scopo, un’adulante attenzione … mentre il gatto regna tra quegli spiriti più contemplativi e immaginativi che chiedono ... solo l’opinione oggettiva della penetrante e eterea bellezza e l’animata rappresentazione simbolica del dolce, inflessibile, riposante, calmo e impersonale ordine della Natura e della sua sufficienza. Il cane dà, ma il gatto è”.
Traduzione di V. D'Arena