Hokusai, Il cuculo e l'arcobaleno |
Si è già accennato, nel post su Ono no Komachi, alla raccolta
imperiale di poesia waka chiamata Kokin Waka shū (o Kokinshū). Essa
raccoglie più di mille componimenti, divisi per libri e temi (amore, viaggi,
elegie, nomi di cose, autunno, inverno et cetera).
Le cinque liriche appartengono al libro sull’estate. Gran parte
delle poesie sono dedicate al cuculo, annunciatore gioioso della bella stagione
(e suo simbolo, assieme alla pianta di mandarino). Non manca una riflessione
del grande Henjō, figlio dell’imperatore Kanmu, ritiratosi
dalla vita di corte per farsi monaco buddista: perché se il fiore del loto
emerge con intatta purezza dal fango dell’acqua (ammonendoci a una vita non
influenzata dalle leggi prosaiche del mondo) poi ci confonde assomigliando le
sue gocce di rugiada a gemme e gioielli?
Henjō, assieme a Ono no Komachi, è
uno dei sei geni poetici dell’antologia (i cosiddetti Rokkasen).
Preme dire che l’intera collezione del Kokin Waka shū è stata, per quanto possa sembrare incredibile, tradotta
in italiano. Una bellissima edizione della casa editrice Ariele (2000, poi 2002),
con testo originale a fronte (anche traslitterato), e commento della
professoressa Ikuko Sagiyama (docente di Lingue e Letteratura giapponese presso
l’Università di Firenze).
La presente traduzione è, invece, effettuata a partire dal testo inglese di Thomas McAuley. Come al solito
si è cercato di riconquistare il ritmo del waka (sillabe 5-7-5-7-7) alternando
settenari e novenari: con poco costrutto, ma, come affermava Petrarca, mi piace
molto sperimentare (glc).
Anonimo (KSS 141)
Alfin questa mattina
giungesti, o cuculo canoro.
Ma vagabondo ancor sei:
questi fiori di mandarino
come nuova dimora io t’offro.
Mibu no Tadamine (KSS 157)
Credevi fosse il tramonto?
Quando l’alba fiorire vedrai
della notte d’estate
non sazio del canto, canterai
ancora, cuculo dei monti?
Henjō (KSS165)
Nell’acqua del fango scura
le foglie del loto serbano
casta l’anima loro
eppur le gocce di rugiada
scambiamo poi come gioielli.
Kiyohara no Fukayabu (KSS 166)
Le notti dell’estate:
appena il tramonto si chiude
subito ecco l’aurora.
Ma dov’è la luna? Trovò
fra le nuvole il suo rifugio?
Ōshikōshi no Mitsune (KSS 168)
Nei sentieri celesti
s’incrocia il cammino d’estate
e dell’autunno che ora giunge.
Da lì una fresca brezza spira,
la sento, non è meraviglia.
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