Meditazione su alcuni versi del sonetto 73 di
Shakespeare
Quando
foglie gialle, poche o nessuna, resistono
come
sono preziose le poche foglie rimaste
se
precedute dall’assenza di tutte le altre.
Chiaro,
come il meno rende caro, e come i giambi
cadono
come foglie, separati, come le virgole battono
il tempo,
e incardinano il ritmo dei suoni.
Ma più
di tutto, amo questo verso perché
sento
col cuore quando quel “resistono”
risuona
a fine verso, la nota più profonda,
tempo
passato, puro rintocco lirico: nudi cori in
rovina dove dolci cantavano un tempo gli
uccelli. E
allora
penso a
Wordsworth (che non amo),
ai suoi “Versi”
sull’abbazia in rovina aperta
al
cielo, i cui monaci un tempo facevano risuonare
quei
cori , piccoli uccelli di Dio, perduti se non
per il
dolce verso del bardo- un incanto che,
come un
argine, si oppone alla marea
montante
del tempo reale: là, dove curva il fiume,
e sulle
sue rive, la città di Hay-on-Wye,
casa
dopo casa, stanza dopo stanza di vecchi
libri imputriditi,
perfino i fienili ricolmi,
libri che
sanno di muffa e degrado, di cuoio
marcito
nell’umido. E là trovai un libro
che ti mandai (amavi Wordsworth con vero
abbandono),
tu, così intransigente–
un libro
in cui un tipo strambo si era messo
a
criticare i canti degli uccelli: per ognuno
aveva steso
un rigo di note, poi, come
fosse un
critico musicale in una sala da concerto,
ci
spiegava esattamente il valore
dei
canti, e alcuni li lodava, ma i più
li
liquidava, descrivendone con sicumera,
le pecche.
Così, fu a te, critica spietata
delle
melodie fallite della mediocrità,
al
vaglio del tuo orecchio assoluto–
che
mandai quel libretto come una sorta di tacito
gioco
tra noi che avresti capito. Tu, che ti muovi
ora solo
nella memoria, e in quelle
tue poesie,
dove dolci cantavano un tempo gli uccelli.
Meditation on Lines from Shakespeare Sonnet 73
For Julia Randall, 1923-2005
When yellow
leaves, or none, or few, do hang...
How
precious are the few remaining leaves
when
prefaced by the absence of them all.
Clear,
how less makes dear, and how the iambs
fall
like leaves, discrete, how commas keep
the
beat, like hinges swing the sounds.
But
most of all, I love this line because
I
hear by heart, when that "do hang"
rings
at line's end, the deeper sound,
past
tense, pure lyric knell: bare
ruined choirs
where late the
sweet birds sang. And then
I
think of Wordsworth (whom I do not love),
his
"Lines" above the ruined abbey open
to
the sky, whose monks once made those
choirs
sing, the little birds of God, gone but for
the
bard's sweet line –a loveliness that,
like
levee, stands against the rising
tide
of real time: there, where the river bends,
and,
on its banks, the town of Hay-on-Wye,
house
after house, room after room of old
and
musty books, even the barns piled high,
books
smelling of mildew and decay, of leather
rotting
in the damp. And there I found a book
I
sent to you (who loved Wordsworth with
a
true abandonment), uncompromising you–
a
book in which some addled man had thought
to
act as critic of the songs of birds: for each,
he
set a little line of notes, and then, as if
he
were a music critic at a concert hall,
he
let us know exactly what the songs were
worth,
and some he praised, but most of them
dismissed,
and told, in no uncertain terms,
their
flaws. So, it was to you, fierce critic
of
the failed melodies of mediocrity,
winnower
with your own pitch perfect ear–
I
sent that little book as a kind of inside
joke
you'd understand. You, who move
now
in memory alone, and in those poems
of yours, where late the sweet birds sang.
* * * * *
William Shakespeare, Sonetto 73
Contempla in me quell’epoca dell’anno
Quando foglie ingiallite, poche o nessuna, pendono
Da quei rami tremanti contro il freddo,
nudi cori in rovina, ove dolci cantarono gli uccelli.
Tu vedi in me il crepuscolo di un giorno,
Quale dopo il tramonto svanisce all’occidente,
Subito avvolto dalla notte nera,
gemella della morte, che tutto sigilla nel riposo.
Tu vedi in me il languire di quel fuoco,
che aleggia sulle ceneri della propria giovinezza,
come sul letto di morte su cui dovrà spirare,
Consunto da ciò che già fu suo alimento.
Questo tu vedi, che fa il tuo amore più forte,
a degnamente amare chi presto ti verrà meno.
(Traduzione di Alberto Rossi e Giorgio Melchiori)
That time of year thou mayst in me behold
when yellow leaves, or none, or few, do hang
upon those boughs which shake against the cold,
bare ruined choirs, where late the sweet birds sang.
In me thou see’st the twilight of such day
as after sunset fadeth in the west;
which by and by black night doth take away,
Death’s second self, that seals up all in rest.
In me thou see’st the glowing of such fire,
that on the ashes of his youth doth lie,
ts the deathbed whereon it must expire,
consumed with that which it was nourished by.
This thou perceiv'st, which makes thy love more strong,
to love that well which thou must leave ere long.
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