Alessandro Perugia
Di quanti aspetti della vita sentiamo lamentare oggigiorno l’estinzione? L’ultimo che mi è capitato di sentir citare era il canto: “Non si canta più!”. Naturalmente, “non si balla più”. E dove sono finiti i giochi organizzati dei bambini, nascondino, campana, uno-due-tre-stella? Fra quanto la società si sarà trasformata in un condominio?
Scrive il nostro Chiovelli, in un suo recente post pubblicato su questo sito (Della letteratura non frega più niente a nessuno, 25 marzo 2014): “La lettura è diversa dalla letteratura”, cita Fahrenheit 451 e conclude: "Non oserei scrivere manco una pagina. Ogni parola ulteriore lorderebbe i pochi autori degni di essere letti. Se vergassi una sola riga sconsacrerei Shakespeare e Plutarco. È una responsabilità troppo grande".
Certamente non sono tempi da starsene con le mani in mano a guardare, caro Luca. Può essere sufficiente leggere Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt (cap. X - Il tramonto della società classista) per sentirsi accapponare la pelle al cospetto del possibile futuro di ogni società atomizzata.
Ma c’è un punto che mi preme sottolineare, per ampliare il tuo discorso. Si tratta di questo: non ci si dovrebbe preoccupare solo della diffusione di un tipo di lettura che ignora le altezze della letteratura ma anche di quella di un parlare che non raggiunge il livello di una buona conversazione. Intendo la conversazione vera, quella che affronta temi generali, impersonali, la conversazione, per intenderci, nella quale un passante occasionale possa inserirsi pur senza conoscere le persone. Quella che tocca il vissuto collettivo, che ci fa riconoscere come membri di una comunità. Afferma Cristopher Lasch, in La rivoluzione delle élites (cap. 6 - La conversazione e le arti civiche): "Se le élite parlano solo a sé stesse, ciò succede anche perché non esistono delle istituzioni che promuovano la conversazione generale al di là dei confini di classe". E prosegue: “Anche il bar e il coffee shop, che a prima vista sembrerebbero aver nulla a che fare con la politica o le arti civiche, contribuiscono a quel genere di conversazione a ruota libera su tutti i possibili argomenti di cui si nutre la democrazia, e anche su di loro incombe la minaccia dell’estinzione, man mano che i ritrovi di quartiere cedono il passo agli shopping mall, alle catene di fast food, ai take away”. Oggi abbiamo sicuramente a disposizione tanta informazione e proveniente dalle fonti più diverse ma non condividerla con il prossimo rischia di renderla sterile per l'esercizio della democrazia. Non solo per incrementarne la circolazione, ma prima ancora per farcela assimilare, interiorizzare, sentirla utile e quindi importante per noi. Per continuare, chi non ha mai provato la noia mortale che ti assale in certe riunioni piene di persone ma prive di vicinanza, assieme a cittadini istruiti, laureati e tutto, capaci solo di vuoto chiacchiericcio, in preda a violenti accessi di comunicazioni di servizio, di resoconti su vacanze passate e future? Per migliorare la nostra qualità di vita, per sfuggire alla solitudine è necessario entrare in un ciclo: leggere e conversare e leggere e conversare ... Occorre cogliere tutte le occasioni, i luoghi adatti, i ritagli di tempo, selezionare gli argomenti, elevare il livello. La buona conversazione è, a mio parere, la vera chiave di volta della rinascita generale della società e della crescita di ciascuno di noi.
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