Il
primo verso è uno dei più belli della letteratura inglese: Rid of the world’s
injustice, and its pain (Libero dall’ingiustizia del mondo, e dal suo dolore).
Oscar
Wilde è in visita al Cimitero Protestante di Roma, luglio 1877. Si sofferma davanti
alla tomba di John Keats, e, di getto, compone questi versi in onore del poeta.
Nelle sue parole: “Immobile accanto alla misera tomba di quel ragazzo divino,
pensavo a lui come a un sacerdote del bello prematuramente ucciso; e mi tornava
alla memoria l'immagine del San Sebastiano di Guido Reni come lo vidi a Genova,
bel ragazzo bruno, i capelli forti, ricci, le labbra rosse, legato a un tronco
dai crudeli nemici, trafitto dalle frecce, e tuttavia con lo sguardo, uno
sguardo sereno, divino, levato a contemplare l'eterna bellezza dei cieli che si
spalancavano”.
Wilde
ci mostra come la morte, per Keats, sia davvero la prima notte di quiete - e la vita un fardello insostenibile (fisico e
di amarissime delusioni sentimentali e artistiche) da cui liberarsi per
ascendere alla purezza celeste.
Non
estraneo a tale considerazione fu la leggenda, ingrossata da Percy Shelley, secondo
la quale John Keats morì per il dolore inflittogli dalle durissime stroncature
del poema Endymion.
Anni
più tardi Wilde rielaborerà tali versi appesantendoli con riferimenti classici.
Questa versione (compresa in un articolo dell’Irish Monthly), semplice come un
epigramma greco e sinceramente commossa, è, però, da preferirsi, assolutamente.
Libero
dall'ingiustizia del mondo, e dal suo dolore,
Riposa
infine sotto l'azzurro velo di Dio;
Strappato
alla vita mentre vita e amore eran giovani
Qui
giace il più giovane dei martiri,
Bello
come Sebastiano e come lui crudelmente ucciso.
Non
l'ombra di un cipresso sul sepolcro, non un cespuglio,
Ma violette
umide di rugiada, margherite dai petali rossi,
E
sonnolenti papaveri colgono la pioggia della sera.
Tu, il
più fiero dei cuori, spezzato dalla miseria!
Il più
triste poeta che mai il mondo abbia visto!
Oh,
dolcissimo cantore della terra d’Inghilterra!
Il tuo
nome è scritto nell'acqua sulla sabbia,
Ma il
nostro pianto terrà vivo il ricordo di te,
Verde e
fiorito come pianta di basilico (1).
(1) Un chiaro riferimento alla leggenda di Lisabetta da Messina, che irrorava con le sue lacrime un vaso di basilico in cui era riposava la testa dell'amato, ucciso dai suoi fratelli. La leggenda ispirò Boccaccio e proprio John Keats.
(1) Un chiaro riferimento alla leggenda di Lisabetta da Messina, che irrorava con le sue lacrime un vaso di basilico in cui era riposava la testa dell'amato, ucciso dai suoi fratelli. La leggenda ispirò Boccaccio e proprio John Keats.
Lo stesso procedimento di revisione, Wilde lo applicò, con esiti assai discutibili, alla la pubblicazione in volume di "The Picture Of Dorian Gray", appesandento la meravigliosa prima versione che, a mio avviso, era assolutamente perfetta.
RispondiEliminaInteressante questa considerazione.
EliminaMi toccherà rileggerlo, allora, uno di seguito all'altro.