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venerdì 7 maggio 2021

mvl teatro: andiamo al Vascello ad ascoltare Lavia che legge le Favole di Wilde?




Da bambina mia madre leggeva a noi tre figli accucciati intorno a lei la favola di un principe infelice che abitava in un castello da solo e che non sopportava i bambini che giocavano nel suo giardino. Seguivamo la sua voce rapiti dall'emozione e alla fine erano lacrime di commozione per quell'uomo che imparava ad amare. Si piangeva per la morte di un eroe, imparando la consolazione che solo la grande poesia può donare all'irrimediabile. Poi, da grande, ho scoperto che l'autore era lo stesso de Il ritratto di Dorian Gray. 

Ora, il Teatro Vascello e uno tra i più grandi attori e registi italiani, Gabriele Lavia, ci offrono nuovamente questa opportunità che consola. Si potrà di ascoltare insieme, seduti nella platea e a distanza di sicurezza, dopo più di un anno in cui tutti siamo rannicchiati nelle nostre tane, la voce di un attore che ci racconta le favole di cui abbiamo di nuovo e ancora tanto bisogno.  Se troviamo il coraggio di uscire, ci aspettano le letture di Lavia de LE FAVOLE di Oscar Wilde. 

Gabriele Lavia legge LE FAVOLE di Oscar Wilde

Teatro Vascello, il 7-8-9 maggio:

 il venerdì e il sabato alle ore 20 e domenica alle ore 18.   

sabato 17 gennaio 2015

La poesia della domenica - Oscar Wilde, Libero dall'ingiustizia del mondo, e dal suo dolore

Il primo verso è uno dei più belli della letteratura inglese: Rid of the world’s injustice, and its pain (Libero dall’ingiustizia del mondo, e dal suo dolore).
Oscar Wilde è in visita al Cimitero Protestante di Roma, luglio 1877. Si sofferma davanti alla tomba di John Keats, e, di getto, compone questi versi in onore del poeta. Nelle sue parole: “Immobile accanto alla misera tomba di quel ragazzo divino, pensavo a lui come a un sacerdote del bello prematuramente ucciso; e mi tornava alla memoria l'immagine del San Sebastiano di Guido Reni come lo vidi a Genova, bel ragazzo bruno, i capelli forti, ricci, le labbra rosse, legato a un tronco dai crudeli nemici, trafitto dalle frecce, e tuttavia con lo sguardo, uno sguardo sereno, divino, levato a contemplare l'eterna bellezza dei cieli che si spalancavano”.
Wilde ci mostra come la morte, per Keats, sia davvero la prima notte di quiete -  e la vita un fardello insostenibile (fisico e di amarissime delusioni sentimentali e artistiche) da cui liberarsi per ascendere alla purezza celeste.
Non estraneo a tale considerazione fu la leggenda, ingrossata da Percy Shelley, secondo la quale John Keats morì per il dolore inflittogli dalle durissime stroncature del poema Endymion.
Anni più tardi Wilde rielaborerà tali versi appesantendoli con riferimenti classici. Questa versione (compresa in un articolo dell’Irish Monthly), semplice come un epigramma greco e sinceramente commossa, è, però, da preferirsi, assolutamente.

Libero dall'ingiustizia del mondo, e dal suo dolore,
Riposa infine sotto l'azzurro velo di Dio;
Strappato alla vita mentre vita e amore eran giovani
Qui giace il più giovane dei martiri,
Bello come Sebastiano e come lui crudelmente ucciso.
Non l'ombra di un cipresso sul sepolcro, non un cespuglio,
Ma violette umide di rugiada, margherite dai petali rossi,
E sonnolenti papaveri colgono la pioggia della sera.

Tu, il più fiero dei cuori, spezzato dalla miseria!
Il più triste poeta che mai il mondo abbia visto!
Oh, dolcissimo cantore della terra d’Inghilterra!
Il tuo nome è scritto nell'acqua sulla sabbia,
Ma il nostro pianto terrà vivo il ricordo di te,
Verde e fiorito come pianta di basilico (1).

(1) Un chiaro riferimento alla leggenda di Lisabetta da Messina, che irrorava con le sue lacrime un vaso di basilico in cui era riposava la testa dell'amato, ucciso dai suoi fratelli. La leggenda ispirò Boccaccio e proprio John Keats.

mercoledì 18 dicembre 2013

La gentilezza non fa mai danni

Enza Bertoni 
Continua il diario di Monteverdelegge bambini.
Ci sediamo tutti intorno, i bimbi per terra, in circolo, e cominciamo la nostra avventura pomeridiana attraverso la lettura del Gigante egoista di Oscar Wilde.
Dopo aver letto, la parola passa ai bambini, e mi rendo conto che ripercorrendo le pagine, parole quali : gentilezza, solidarietà, generosità, appartengono alla morale dei bambini.
Ecco che i bimbi attraverso la fantasia, l'immaginazione utilizzata, si liberano, chiedendo di intervenire, per dimenticare i soprusi, che il Gigante egoista ha fatto ai loro coetanei nella favola.
Tutto però si mescola alla realtà, alla loro realtà quotidiana e allora quelle manine alzate e quelle bocche rigurgitano di : "con la gentilezza e la generosità si possono regalare le cose agli amici !" Damiano.
"con la solidarietà si hanno tanti amici !" Valeria.
"la gentilezza non fa mai danni !" Viola.
"Il gigante diventa buono e generoso facendo felici tutti i bimbi !" dice Agata.
Rinunciare alla fantasia sarebbe rinunciare al nostro contatto con la realtà.
I bambini lo sanno bene.
La promozione alla lettura si fa anche così con considerazioni  che all'apparenza sembrano semplici, ma che si ampliano e si estendono in una reciprocità morale.
A volte diamo tutto per scontato, finché, magari, attraverso le favole affrontiamo tutta una gamma di emozioni, che partecipano alla costruzione di una coscienza.
Evviva !!! Stiamo facendo la cosa giusta.
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