lunedì 3 novembre 2014

MVL teatro: ICARO RELOADED, la danza che fa volare


Maria Cristina Reggio

Il 27 ottobre scorso, quattro danzatori di Motus Danza (Martina Agricoli, André Alma, Maurizio Cannalire, Simona Gori) hanno accompagnato Antonietta Mollica, una giovane donna uscita dallʼesperienza di  un ictus, nel suo  racconto autobiografico realizzato con il movimento del corpo e rappresentato al Teatro Vascello in unʼunica serata.  Uno spettacolo che nasceva dallʼurgenza di raccontare e condividere una storia vera e che è stato interpretato in prima persona (talvolta "doppiata" da una danzatrice) dallʼautrice stessa,  protagonista della storia. Gli spettatori lʼhanno vista attraversare i momenti salienti di un breve tratto della sua vita, tragici, comici, drammatici, a volte vergognosi per i sistemi sanitari internazionali e italici: nessuna novità, se non il fatto fondamentale che Antonietta ha avuto una nuova possibilità di cominciare a vivere, dopo la tragedia che lʼha colpita.  Unʼesistenza nuova, ma anche  molto difficile, piena di ostacoli che, nel momento in cui si è sani, sembrano inimmaginabili. Lei, una ragazza giovane, ricca, bella e in carriera, ha attraversato la soglia tra la vita e la non vita, rappresentata da una tra le malattie più insidiose e curate della modernità, quella dellʼictus, il latino e classico "colpo", che quasi sempre uccide, ma che, se superata, spesso lascia nel corpo che ha toccato i segni di una paralisi cerebrale, menomazioni che, a diversi livelli, alterano la possibilità di  muoversi, di parlare o di comunicare con il mondo.

Cosa resta, dunque, agli spettatori che hanno assistito a questo racconto danzato, dopo un dovuto applauso di sostegno e di ovvia condivisione, dopo una riflessione sullʼottima sanità che ci salva al giorno dʼoggi da morte certa (e sullʼaltra faccia di tanta sanità che uccide la speranza di quanti affrontano malattie simili) e dopo un inchino certamente  meritato di fronte allʼenergia di questa giovane donna? Cosa differenzia questo spettacolo dalla cronaca quotidiana o dalla clip commerciale per una campagna di raccolta fondi per la ricerca (e bisogna ammettere che i video-reality, tanto didascalici che intervallano il flusso del movimento aggiungono poco alla narrazione)? La risposta potrebbe essere che resta una riflessione sulla meraviglia del  corpo di quella donna preso in volo dai danzatori: quel corpo vivo e reale, non finzionale,  la cui postura leggermente incerta tradisce la ferita subita, che si abbandona fiducioso alla caduta e al volo della danza moderna, quasi che Martha Graham negli anni Trenta lʼavesse inventata apposta per lei. Una danza che accoglie e rielabora, con il movimento,  il peso e la leggerezza del corpo umano, le sue imperfezioni e i suoi gesti quotidiani, come ha insegnato  molta ricerca contemporanea nella danza, a partire da Pina Baush.

I danzatori della compagnia Motus-Danza interagiscono con la protagonista e la integrano perfettamente nelle coreografie di  coppia, nel trio o nellʼ insieme, in una fluidità di movimento che contrasta continuamente lʼimmobilità, lʼinterruzione. La narrazione del corpo, condotta attraverso gesti codificati, si fa costantemente fluida, sciolta, voluttuosa, come un fuoco che attraversa, vitale, tutti i componenti del gruppo e si propaga verso gli occhi e i corpi degli spettatori. Guardare uno spettacolo di danza moderna è unʼesperienza non solo visiva, ma percettiva, si danza guardando: si partecipa, da spettatori, al movimento nel palco e in questo caso specifico  il movimento del corpo dei danzatori si impone allo sguardo degli spettatori che ne seguono le traiettorie, i disegni nello spazio e nel tempo e la danza dà le sue ali benigne a una mitica moderna Icaro-femmina. Così il  corpo della giovane Antonietta  perde peso e incertezza, scivola senza paura avvolto da quello degli altri danzatori, a loro si appoggia, senza che ci si avveda dello sforzo, e da loro viene sospinto in alto, leggero, come forma dinamica, fluida e vitale. Davvero, vola. E chi la guarda, in platea, vola con lei.

1 commento:

  1. peccato averlo perso, deve essere stato emozionante... ci saranno altre occasioni? Grazie per averlo condiviso.

    RispondiElimina