G. Luca Chiovelli
Di quegli scrittori, beninteso, che imbrattano la carta (il pdf, on the contrary, vanta una propria innocenza).
Quelli che oggi affliggono (come il punteruolo rosso affligge i palmeti) le foreste di pioppi e betulle da carta, alberi modesti, utili e inoffensivi.
Quel generone fluviale, insomma, sazio, permaloso e gradasso, che schianta le scaffalature degli empori con pletore di titoli inversamente proporzionali alla salute del libro, delle vendite, della letteratura e dell'intelligenza.
Quelli là. Quasi tutti.
La risposta alla domanda ("Non c'è proprio modo ...") sarebbe positiva. Si, possiamo. Eppure manca la volontà. Culturale, politica, civile.
Che nazione flaccida!
Io, per me, con implicita richiesta d'aiuto, propongo una soluzione semplice e definitiva al problema (lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi/fossi ...).
La presenterò più avanti.
Ora vi invito a compulsare l'oggetto della riprovazione, ovvero la letteratura prodotta oggi dai letterati italiani: in tal modo potrete meglio siringare con la crema del disgusto il bignè della vostra determinazione (la metafora è in linea con la qualità dei brani trascelti).
Sono venti passi tratti da vendutissime opere di letteratura italiana contemporanea. Presi a caso (ce ne sono, quindi, di peggiori).
[Obiezione: potrebbero, però, essercene di migliori!
Risposta: no, lo escludo].
Esempio 1. La cosa più difficile è far capire. Quella sofferenza che è dentro. Immensa. Senza fondo. Che non lascia trasparire nulla. Perché dall'esterno non si vede. Nessun segno nessun indizio.
2. "Tu sei una stella cometa".
Me lo ha detto un giorno un'amica dopo avermi sentita alla radio. Il suono della mia voce l'aveva svegliata la mattina, invadendo le stanze ancora piene di sonno.
"Perché una stella cometa?".
"Non so ... È l'immagine che mi viene quando penso a te. Forse perché lasci dietro di te una scia di polvere d'oro dove gli altri possono camminare".
3. Ludovica gli aveva spiegato che la cosa che amava di più con Marco era prenderglielo in bocca. E che non c'era niente al mondo che la eccitasse di più che sentirselo in bocca. Allora Semi aveva provato, con estrema delicatezza, a chiedere di farlo anche a lui. Lei si era rifiutata e lui non aveva insistito.
In compenso gli offre mille altri dettagli sulla storia della sua vita intima. Inizia a masturbarsi all'età di quattro anni ...
4. Quando lui è entrato dentro di me ho sentito tutti i muscoli cedere di schianto, e non solo quelli che tengono insieme le ossa ... Ma piu invisibili lacci la cui esistenza ignoravo ... Un capestro invisibile che si spaccava e liberava i pensieri. E loro, i pensieri, in un attimo mi sono rotolati via dalla testa e hanno preso a vorticarmi intorno come costellazioni.
5. Rodrigo stanotte aveva un concerto, rientra verso le quattro e mi trova ancora sveglia, in cucina, a fissare un piatto.
"Che fai?"
"Guardo questi pancake".
"Forse non sono fatti esattamente per essere guardati".
"Ma mi sembrano stupendi ...".
"Che hanno di particolare?".
"Li ho fatti io".
"Giura".
Potevo mettere meno zucchero. Forse ho fatto l'errore che www.buttalapasta.it raccomandava tanto di evitare ...
6. Posso restare? Non ti do noia. Ti fai le cose tue, il minestrone, i piatti, quello che devi fare, e poi magari ti vieni a fumare la sigaretta sul balcone, così ti vedo meglio. Posso guardare? Posso guardarti tra le gambe, Anna? Posso guardarti tra le gambe così muoio?
7. "Ha così poca stima delle donne?"
"Stima si ha di un amico quando la merita".
"E uomini e donne non possono essere amici?".
"No, andiamo".
8. Pensaci Sandra, questo bambino avrà genitori musicisti, una madrina italiana e una madrina gay, non è fantastico?
9. Avevo fermato di consumare colà la mia vita. Nessun rimpianto mi richiamava altrove. A che tentare nuove avventure? Fuori di quella sala fiorita di ghirlande luminose, tutto era desolazione e oscurità.
10. Maurizio, tuo figlio dice che non può venire a Tucson!
11. Guardo la capra. Mi viene vicino. A me sembra che scodinzoli, non è detto che una capra non scodinzoli, secondo me hanno un loro modo di scodinzolare.
12. Chiedo perdonanza, eccellenza, ma sciddricai.
13. È già tutto nel tuo cuore, lascia che ci resti. L'amore è un film muto: togli il volume e concentrati sui gesti.
14. Questi sono documenti di un Kahal, ma evidentemente sono uguali a quelli di qualsiasi altro Kahal.
15. Il suo cervello e il suo corpo sono ancora riverberati dalle parole e dalle sensazioni di quando parlava con lei nel letto: continuano ad attraversarlo, a onde. Basta il minimo spistamento a smuoverle, fargliele arrivare allo stomaco, negli spazi vuoti tra i pensieri, sulla superficie della pelle.
16. Nella vita di ciascuno di noi in fondo è racchiusa una domanda: cosa vuoi sia il tuo tempo? Io voglio sia viaggio e fantasia, che poi sono la stessa cosa.
17. Ci si può ammalare anche solo di un ricordo.
18. Nel buio, era un nulla amarla e non amare lei.
19. Il mio passato è una malattia contratta nell'infanzia. Perciò ho deciso di capire come. Questo referto, dunque, non vuole essere un teatro anatomico, piuttosto un susseguirsi di fotogrammi, dove quello che conta è il flusso dell'immagine, il corpo sgusciante che vibra sotto di me, la sua forma mutante tra le forme: vasi sanguigni, conchiglie di molluschi, cellette d'api, snodi autostradali, pelvi di uccelli, cristalli e filettature aerodinamiche. Non c'è trama, ma trauma: un esercizio di patopatia. Non c'è teoria, ma racconto di piccole catastrofi, giocate dentro gli spazi interstellari della carne.
20. Casa senza mamma ... I piatti sporchi di due giorni chiedono aiuto dal lavandino.
Madamine, il catalogo è questo.
Sono autori molto noti e onusti di gloria (di cartone, ma è pur sempre gloria).
Ho tralasciato gli scalzacani e i meno conosciuti.
[Obiezione: tra i meno conosciuti non potrebbe celarsi un nuovo Moravia et cetera et cetera
Risposta: per carità, no. Non in Italia]
Certo, ho barato. Che sbarazzino! Uno, fra questi brani, è tratto da un libro di Alberto Savinio.
I più avvertiti lo avranno riconosciuto (altrimenti si meritano la prosa degli altri diciannove).
Le sue righe risaltano come un vaso di gigli, iris e aquilegie nella discarica di Malagrotta (a causa di quell'incedere desueto, inattuale, alieno? Di quel 'colà'? Qui sait?).
[Di un vaso di aquilegie, iris e gigli consiste una mirabile natura morta (29 cm. x 22 cm.) di Hans Memling, pittore quattrocentesco di scuola fiamminga. Il vaso, decorato, è ceramica di Cafaggiolo (Caffagliolo). Il tutto, vaso e fiori, posa delicato su un vivace drappo dal complesso e coloratissimo disegno, reso meravigliosamente in prospettiva; il fondo sfuma, con infinita grazia e perizia, dalle tonalità brune più scure a quelle più luminose, esaltando, in tal modo, i colori primari del drappo.
Impossibile dilungarsi sul potente simbolismo delle tre varietà dei fiori.
Hans Memling, Vaso di fiori |
Una mostra su Hans Memling si terrà prossimamente presso le Scuderie del Quirinale, 10 ottobre 2014 - 18 gennaio 2015. Sarebbe il caso di visitarla, per capire cosa significa davvero dipingere. Umberto Eco, che, mi dicono, è un pozzo di scienza, non lo sa, altrimenti non avrebbe scritto una Bustina di Minerva contro Hayez. Non lo so neanch'io, per carità, ma il mio povero rifacimento a olio del vaso fiammingo tange, pur senza intersecarla, la parabola della decenza; anche in considerazione del fatto che Memling, forse, usò la camera oscura per ritrarre il vaso e io no]
Che dire? Memling e Savinio si tengono la mano, in un ideale paradiso degli artisti.
L'estetica è una e con lo stesso rigore occorre giudicare Shakespeare e Licia Troisi.
E ora veniamo al sodo: come sbarazzarci dei citati molestatori.
La risposta è semplice: tramite ordalie pubbliche, ovvero giudizi di Dio.
Wikipedia: "[l'ordalia fu] un'antica pratica giuridica secondo la quale l'innocenza o la colpevolezza dell'accusato venivano determinate sottoponendolo a una prova dolorosa o a un duello. La determinazione dell'innocenza derivava dal completamento della prova senza subire danni (o dalla rapida guarigione delle lesioni riportate) oppure dalla vittoria nel duello".
[Obiezione: è basata sul caso!
[Obiezione: è basata sul caso!
Risposta: certo, sul caso; invece che sulla raccomandazione gaglioffa promanante da massonerie, consorterie, cenacoli, simposi, circoli, salottini, happy hour, privé.
Rifacimento |
Inoltre possiede una innegabile brutalità oggettiva, la fascinazione storica (l'ordalia sostanziava il diritto germanico), l'efficacia, nonché una spettacolarità circense buona a risvegliare il turismo di massa. E poi - non si sa mai - può darsi che Dio esista.
Obiezione: i brani sono fuori contesto!
Risposta: sicuro, come no.]
Jonathan Swift, ad esempio, ha trattato l'ordalia in un racconto rivelatore, I leoni non mangiano le vergini: qui le future spose vengono gettate nelle arene alla mercé dei leoni: se la loro natura è intatta sono risparmiate, se ritengono qualche pregresso peccato carnale le belve procedono al minuzioso sbranamento.
[Obiezione: è un procedimento giuridico di assoluta barbarie!
Risposta: chi obietta in tal modo non frequenta, evidentemente, le aule processuali italiane. I giudizi civili e penali - affollati da cavillatori, burocrati, mozzaorecchi, causidici, corrotti semplici, fuoricorso, faccendieri, creatori del diritto, portaborse, bollatori, periti, licenziatori di parcelle, fannulloni, incompetenti, pandettisti col riporto, delatori, opliti - sono affidati, ormai, al caso. Non capite? È l'antica ordalia, fraudolentemente rivestita delle forme del diritto romano: come un asino può rivestirsi d'una tarlata e polverosa pelle di leone, aggiungo]
Ecco, in breve, le varie tecniche da adottare.
Ordalia del fuoco.
Si arroventa una scimitarra in un braciere. La si pone, di piatto, sugli occhi del candidato, novello Michele Strogoff. Se l'eventuale ferita sanerà spontaneamente in poche ore, egli potrà pubblicare.
Ordalia dell'acqua.
Si lega il candidato con robusto e fitto cordame. Le estremità vengono acconciate a cappio: quest'ultimo è agganciato a una piccola gru da carico mercantile. Lo sproloquiatore viene issato e, quindi, immerso a cinque metri di profondità, in alto mare (quattro minuti per le donne, cinque per gli uomini): sopravviverà? In caso positivo egli potrà pubblicare.
Ordalia delle fiere.
Il candidato è posto di fronte a cento porte eguali. Dietro novantanove d'esse si nascondono tigri ircane, affamate da un digiuno di qualche giorno; dietro la restante staziona un editore con penna e contratto.
Le tigri possono sostituirsi con mamba tropicali (e le porte con altrettanti vasi in cui lo scrittore in aspettativa dovrà affondare le braccia).
Ordalia della pece.
Il ciarlatore deve recuperare un medaglione di bronzo (su cui è inciso il trionfo di San Lorenzo) immerso in un calderone di pece ribollente. Se il braccio risulterà sanato entro poche ore egli potrà pubblicare.
Ordalia del ferro.
L'aspirante grafomane si accomoda in una elegante Vergine di Norimberga. Sopravvissuto, potrà pubblicare.
Ordalia dell'acciaio.
Una Smith & Wesson 686 modello standard calibro 357. Caricatore a sei colpi. Cinque pallottole inserite. Il candidato porta alla tempia l'arma. Se sopravvive et cetera et cetera. La prova più benigna.
Ordalia dei Catari.
Si riuniscono i circa diecimila candidati in uno spiazzo bastantemente ampio della campagna romana. In un clima festoso, enfio di quella gioia che nutre da sempre il cuore degli amanti della guerra; fra il clangore d'acciaio delle armature catafratte e gli strepiti liberatori delle buccine; al grido: "Sterminateli tutti. Dio riconoscerà i suoi!", vengono lanciate contro la masnada almeno tre ondate di cavalleria pesante. I sopravvissuti potranno pubblicare.
Ordalia del duello.
Spalle contro spalle. Dieci passi, giro di centottanta gradi e sparo. Se mi fa secco potrà pubblicare, altrimenti mi sarò tolto una soddisfazione.
È l'ordalia più crudele poiché ingenera nello scribacchino la speranza di farcela.
Come vedete, sono propositivo.
Caro Djianco, inventore di strabilianti ordalie, oggi sembra difficile liberarsi da simili prosatori, se dall'alto ci arriva la parola d'ordine "chi sono io per giudicare". Meglio dipingere vasi di fiori.
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