mercoledì 2 settembre 2015

Sonia Gentili, Esodo









nessuna lingua ha il nome

la donna che attraversa
l’asfalto su caviglie di capretto, magra,
muta, tu col bambino zitto e il cane
senza guinzaglio che ti segue
come per vegliarti
come per svegliarti, per
vedere le distanze che non
vedi

e tutto è muto nel rumore delle macchine

tutto si spegne nel rumore delle macchine. Neri
come pali nel catrame, col tronco ficcato in una gabbia
di basso ferro grigio

alberi, nessuno
sa che alberi

nessuna lingua ha il nome di quest’albero

la linea orizzontale del gradino, la sua testa
araba che dorme
solo ora, alla fine
della notte. E scarpe
abbandonate senza nome

tutto dilaga alla fine della notte

nessun nome per le teste addormentate
sui gradini
nessun nome e
molti bambini

nessuna lingua ha il nome del suo sonno
nessuna lingua ha la fine della notte
nessuna lingua ha la morte
dei nomi

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