mercoledì 9 settembre 2015

Una foto delle sorelle Brontë?


G. Luca Chiovelli

Una foto delle sorelle Brontë, Charlotte (1816-1855), Emily (1818-1848) e Anne (1819-1849).
Un miracolo?
Finora non si aveva notizia di nessuna immagine fotografica delle sorelle; averne una che le ritrae tutte e tre è, quindi, davvero un evento filologico-letterario di portata storica.
La foto è un’ambrotipia ovvero una immagine su vetro. Risale agli anni Cinquanta dell’Ottocento, quando Anne ed Emily Brontë erano già morte; si crede, perciò, che tale immagine derivi da un dagherrotipo (ovvero una foto non duplicabile) precedente di circa dieci anni (1845-1847).
Un miracolo, come detto, oppure un falso o un divertissement di tre signorine che si atteggiavano a sorelle Brontë.
Tengo a dire che l’immagine (vera o meno che sia) mi sembra meravigliosa; anzi, commovente. A scanso di equivoci affermo di credere nella sua autenticità (voglio credervi). A convincermi non sono eventuali indizi filologici e biografici; né tantomeno gli argomenti tecnici, che ignoro, e per la cui trattazione rimando a questo eccellente sito:


No, è la delicata psicologia che si evince da tale fotografia a convincermi della veridicità d’essa; una delicata psicologia che si accorda con i rapporti di amore, forza e rispetto che si instaurarono, durante la loro breve vita, fra le tre straordinarie donne di Haworth.
Ma di questo parleremo.
Prima di tale ambrotipia il volto delle Brontë compariva assieme solo in un dipinto, opera del fratello Branwell.
Tale ritratto, ancor integro, conservato alla National Portrait Gallery, e noto come The pillar portrait, risale al 1833 circa. Vi sono effigiate, nell’ordine, Anne, Emily e Charlotte all’età, rispettivamente di 14, 15 e 17 anni. Esso fu scoperto solo nel 1914.

Anne, Emily e Charlotte in The pillar portrait. Da notare, fra Emily e Charlotte, il fantasma di Branwell. L'autore ebbe, probabilmente, un pentimento e raschiò via il proprio ritratto.

L’anno successivo Branwell dipingerà il cosiddetto Gun group portrait: vi figura l’autore (con un fucile) assieme alle tre sorelle; l’opera, sfortunatamente, verrà distrutta dal marito di Charlotte, Arthur Bell Nichols, dopo la morte di lei.


Del quadro sopravvive (oltre a un’incisione piuttosto rozza e alla fotografia della tela già ampiamente rovinata) una porzione che raffigura, molto probabilmente, Anne Brontë (a cagione d’un equivoco – una didascalia errata – essa è universalmente nota per raffigurare Emily).

Anne Brontë. Tale immagine viene sempre associata con Emily; erroneamente  

Anne appare anche in un disegno di Charlotte del 1833 (all'età di tredici anni, quindi):

Anne Brontë vista da Charlotte

Essa risponde a pieno alle testimonianze dell’epoca: dolce, fragile, graziosa, con capelli castano chiaro che le scendono riccioluti e dolci sulla nuca.
Emily, invece, figura (molto probabilmente) in un disegno (sempre di Charlotte) del 1834, all'età di sedici anni:

La probabile Emily Brontë

Emily appare con un mento e un naso forti, apporti fisiognomici propri al ramo della madre, Maria Branwell; e infatti sono le foto delle prime cugine di Emily, Edith e Marion, a confermare tali caratteristiche; pur essendo le due prive di una generale gradevolezza nell’aspetto, ch'era, invece, peculiare a Emily.

Edith Branwell, prima cugina di Emily

Charlotte ci è, invece, nota in due ritratti tardi, piuttosto idealizzati (in tal senso sembra più aderente al vero il dipinto di Branwell); uno risale al 1850, l'autore è George Richmond:

George Richmond, Charlotte Brontë

l’altro, del 1860 circa, ripreso stilisticamente dal primo, è opera di John Hunter Thompson:

John Hunter Thompson, Charlotte Brontë

Ma torniamo alla foto.
Osserviamola.


Notiamo subito la figura raccolta di Charlotte (tutti la descrivono come minuta), i suoi meravigliosi capelli (“her naturally beautiful hair” dirà l’amica Ellen Nussey), il viso largo e gli occhi magnifici (“as clear as diamonds”); gli unici occhi, dei sei, che guardino fisso nell’obiettivo rivelando un carattere deciso e pratico (Charlotte, fu, di fatto, colei che salvaguardò dall’oblio le opere di famiglia; e l’unica a tentare una esperienza sociale col matrimonio).

"As clear as diamonds"
Emily (ancora la Nussey: “[she] was the tallest person in the house”) torreggia centrale su tutte (“A strange figure tall, slim, angular … features somewhat strong and stern, the mouth prominent and resolute”) e distoglie lo sguardo dall’occhio indiscreto della macchina (“She had very beautiful eyes – kind, kindling, liquid eyes; but she did not often look at you; she was too reserved”; “pleasant, sometimes jovial, like a boy”) e, con estrema semplicità, ci rivela il diverso atteggiamento ch'ella teneva verso le sorelle: un sentimento di dedizione verso il faro Charlotte (durante i nove mesi di studio a Bruxelles, ad esempio, Emily era costantemente sotto la sua tutela), e protettivo nei riguardi di Anne, con quel braccio che la attira dolcemente a sé ([Emily] and Anne were like twins – inseparable companions, and in the very closest sympathy, which never had any interruption"; e ancora “[Emily] and gentle Anne were to be seen twined together as united statues of power and humility. They were to be seen with their arms lacing each other in their younger days whenever their occupations permitted their union”).
La dolce Anne ("A gentle, quiet, rather subdued person, by no means pretty, yet of a pleasing appearance..... Her manner was curiously expressive of a wish for protection and encouragement, a kind of constant appeal which invited sympathy") si abbandona  completamente alla figura di Emily, come un cucciolo che cerchi conforto verso il corpo della madre (con un abbandono quasi da malata: era asmatica) e, nello stesso tempo, guarda verso Charlotte, la guida, colei che può frantumare i ghiacci terribili dell’esistenza e della realtà, inospitale e incombente.

La foto, insomma, oltre a confermare, pur latamente, certi notazioni fisiche che emergono dalle testimonianze del tempo, pare sintetizzare, con evidenza inaspettata, la fine tessitura dei rapporti psicologici (devozione, sudditanza) d'ognuna delle tre nei rapporti con le altre; una serie di rapporti spirituali impossibili da oggettivare per un falso del 1850 circa, poiché sia l'aspetto che la personalità delle tre erano completamente sconosciuti al pubblico di quel tempo (e ricordiamo che l'unico ritratto, The pillar portrait, venne ritrovato solo nel 1914).

Vi sarà molto da scavare per avere la conferma della veridicità di ciò che appare come un miracoloso rinvenimento; la speranza che sia tale, però, è già un premio per chi ama (poiché a loro si può tributare solo tale sentimento) le tre corone di Haworth.
Una speranza al di là d'ogni eventuale disillusione.

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