Una lirica dedicata all'unica donna amata da Hōlderlin, Susette, nell'arte del poeta tedesco: Diotima.
Un addio.
Le consuete parole che illustrano i consueti moti del cuore, verrebbe da dire.
Da Le liriche, traduzione di Enzo Mandruzzato.
Un addio.
Le consuete parole che illustrano i consueti moti del cuore, verrebbe da dire.
Eppure, incredibilmente, la poesia rifiorisce dalle ceneri dei propri luoghi comuni. E a che altezze!
Per quale sortilegio? Forse perché abbiamo bisogno di tali parole, come di un alimento indispensabile, necessario al nostro sostentamento e, perciò, impossibile a saziarci.
Forse, ma ho una chiave infinitamente migliore; nella sentenza - addirittura - di Soren Kierkegaard: "Nell'amore infelice la poesia ha trovato da sempre l'oggetto del suo felice amore”.
Altri suggerimenti?
Ogni giorno percorro altri sentieri,
raggiungo il verde bosco o la fontana,
le rocce ove fioriscono le rose,
dalla collina guardo la contrada,
ma non ti trovo nella luce, mai.
Dileguano nell'aria le parole,
religiose parole d'altro tempo ...
Davvero sei lontano, amato volto.
Va lontanando la tua musica, musica
che si spegne. E i canti prodigiosi
che placavano il cuore, che mi davano
la pace dei celesti, dove sono?
Molto tempo è passato. Quanto tempo.
Quel ragazzo è già vecchio. Anche la terra
mi sorrideva, e ora s'è fatta un'altra.
Addio per sempre. Tutti i giorni l'anima
si disgiunge e torna a te, i miei occhi
rischiarati di pianto ancora, sempre
guardano oltre, dove tu indugiasti.
Da Le liriche, traduzione di Enzo Mandruzzato.
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