venerdì 20 febbraio 2015

Mvl cinema: Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

Birdman (or the unexpected virtue of ignorance), USA, 2014
Regia: Alejandro González Iñárritu
Interpreti: Michael Keaton, Edward Norton, Naomi Watts, Emma Stone, Amy Ryan, Andrea Riseborough
Voto: 5,5

Riggan Thomson (Michael Keaton) è un attore in rotta con Hollywood. Reduce dai successi miliardari di Birdman (un supereroe), si ritrova alla mezza età, in cerca di riscatto dalla grossolana popolarità del passato: tenta, infatti, la rischiosa messa in scena dei racconti di Raymond Carver. Nonostante gli attriti con il secondo attore in scena, Mike Shiner (Edward Norton), la figlia (Emma Stone) e l'amante (Andrea Riseborough); nonostante il personaggio di Birdman lo perseguiti nelle sue fantasie come un diavolo tentatore ("Ritorna a Hollywood!", gli sussurra), egli saprà riscattarsi e rinascere (forse) a una nuova carriera.
Birdman è un film scorrevole e, a tratti, impeccabile. Anzi: scintillante e godibile. Quanto di tale impeccabilità sia dovuta alla bravura del regista oppure all'evoluzione della tecnica cinematografica (effetti speciali, movimenti di macchina) è materia da trattare a parte, magari con un esperto del settore.
Tale eccellenza non può definirsi formalismo, o calligrafismo; possiamo ardire l’accusa di brillante superficialità.
La storia, e i personaggi, tutti, non rilevano psicologicamente, né simbolicamente, né possono dirsi caratteri o tipi universali. No. Essi son piuttosto il coagulo di luoghi comuni cinematografici e televisivi come li abbiamo imparati a riconoscere (a sazietà e memoria) in film e telefilm americani degli ultimi vent'anni, almeno. I contrasti con l'amante o col gradasso giovin attore, i rapporti con la figlia e l'ex moglie, l'assistente-amico, l'attore cane, i dubbi sulla mezza età, l'alcolismo, il critico carogna, la grossolanità del mondo hollywoodiano: c'è tutto. Ritroviamo queste immancabili figurine come vecchi amici, confortati dall'eterno ritorno dell'eguale. Persino le strade di New York ci sembrano, ormai, più familiari di quelle di Firenze o Palermo.
Queste figurine topiche (la figlia problematica e drogata: chi l'avrebbe mai detto?) interagiscono fra di loro per tutto il film inscenando una serie di minuscole scene madri: quelle che, a dirla tutta, rendono gradevole la pellicola. Queste scene (o scenate) si susseguono senza alcuna logica drammaturgica; anzi, sono spesso gratuite: in poco meno di due ore il protagonista spacca la testa all'attor cane, si redime, lascia l'amante, si rimette con la moglie, fa pace con la figlia, sconfigge i fantasmi del passato blockbuster, riadatta alla grande Carver, converte la severa critica del NYT alla propria causa, sbevazza, fa a cazzotti con l'attor giovane; e quest'ultimo, dal canto suo, svillaneggia tutti, lascia la sua amante (Naomi Watts), supera problemi erettili, scopa con gusto la figlia del protagonista; l'amante del protagonista e l'amante del giovin attore, invece, cornute e mazziate, si consolano (forse) safficamente. Ho dimenticato altro?
Una vera orgia di colpetti di scena, da estetica televisiva, dove i nessi di causalità drammatica son sempre un impaccio. Può mancare il lieto finale? No, non manca (comunque lo si voglia interpretare).
E le stoccate contro l'industria di Hollywood? Si rivelano assai bonarie, adatte a quella cinefilia che gode nel ravvisare riferimenti del cinema sul cinema.
Privo di asperità, di dolore, di aspetti comici, di qualsivoglia profondità, Birdman è una commedia fintamente cinica e assolutamente rassicurante che esaurisce se stessa nella semplice visione. Non c'è doppio fondo, insomma; una eco, un rimando, un messaggio, un non detto.
Ben girato, ben diretto, e condito con la salsa inevitabile del turpiloquio sessuale (Norton alla Watts: “Leccami le palle”; la Watts a proposito della relazione con Norton: “Condividiamo una vagina” e via così): un ardire che, sul lungo periodo, si rivelerà, come sempre, elemento inessenziale e caduco, ma, sul breve, ha il vantaggio di stimolare un brivido di piacere cool (cool!) lungo le dorsali dello spettatore medio-alto (midcult), decretando il successo del prodotto.
Un prodotto che, pur di corto respiro, funziona. E continuerà a funzionare sino agli Oscar.
Dopo gli Oscar funzionerà un po' meno.
Fra due anni calerà ancora un pochino.
Fra cinque anni parecchi entusiasti della prima ora l’avranno quasi rimosso.
Fra dieci, quando lo rivedremo interrotto dalle pubblicità su Italia 1, Birdman sarà ridiventato quello che è sempre stato: un film che asseconda l'estetica corrente, tra blanda eversione (altrimenti qualcuno si offende) e furberia (gli ammicchi fantastici, il vago spiritualismo).
Di tutto questo clamore resterà, insomma, un po' di cenere.
Inutile inveire: basta aspettare.
Sicuramente notevole, invece, la colonna sonora del batterista Antonio Sanchez (esclusa dagli Oscar) che dà il ritmo a tutta la pellicola. (g.c.)

1 commento:

  1. Se vuoi puoi riascoltare tutta la colonna sonora di Birdman in un link che trovi in questo articolo di Giulia Pompili su IL Foglio.
    http://www.ilfoglio.it/articoli/v/125905/blog/come-suonano-gli-oscar-2015.htm

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