venerdì 13 febbraio 2015

Il book club di Zuckerberg, le vanghe italiane

Proponiamo qui (con una nota finale di aggiornamento) un articolo uscito a gennaio su Pagina99 e dedicato al gruppo di lettura online varato all'inizio di quest'anno su Facebook da Mark Zuckerberg. Contrariamente alle previsioni, pare che il gruppo, arrivato ormai al terzo titolo, stenti a decollare. Inutile dire che se Zuckerberg vorrà chiedere qualche suggerimento a persone capaci, qui dalle parti di Monteverde avrà solo l'imbarazzo della scelta. 
Scherzi a parte, coordinare un gruppo di lettura (a maggior ragione se è virtuale e si dirige a migliaia di persone) è un'impresa non da poco. Per questo, all'interno del progetto "Lettori in movimento", con cui la nostra associazione è stata tra i vincitori del bando "Io leggo" della Regione Lazio, abbiamo previsto una serie di seminari per tutti coloro - insegnanti, bibliotecari, lettori appassionati... - intendano aprire un gruppo di lettura o comunque adoperarsi per diffondere l'amore per la parola scritta. Ne riparleremo.

Maria Teresa Carbone
Forse non lo ha scoperto in questi giorni, ma Mark Zuckerberg ha inaugurato il nuovo anno dichiarando pubblicamente (chiaro, su Facebook) che per lui leggere libri “è un'attività intellettualmente gratificante”, dal momento che “i libri ti consentono di esplorare a fondo un tema e di immergerti in esso in un modo molto più completo di quanto oggi faccia la maggior parte dei media”. La conseguenza di questa folgorazione è che Zuckerberg si ripromette di modificare la sua “dieta mediatica” dando maggiore peso alla lettura. E nell'immediato, come grande proposito per il 2015, ha annunciato che nei prossimi mesi leggerà un libro ogni due settimane.
Non solo: per evitare che qualcuno pensi a una furbesca vanteria e per contagiare il maggior numero possibile di persone della sua passione per i libri, Zuckerberg ha inaugurato un gruppo di lettura, quasi inutile dirlo di nuovo, su Facebook, intitolato A Year Of Books, a cui chiunque può partecipare, a patto naturalmente “di avere letto il libro scelto di volta in volta e di avere qualcosa di significativo da dire”.
In un baleno il primo titolo selezionato, The End Of Power dell'economista/ politologo/giornalista Moisés Naím (una indagine “su come il mondo stia cambiando per dare agli individui un potere in precedenza detenuto dai governi e dai militari”), si è ritrovato catapultato ai primi posti delle classifiche di vendite. E i commenti postati sulla pagina in cui Zuckerberg ha svelato il suo “challenge 2015” sono quasi unanimemente entusiasti, anche se bisognerà vedere come il fondatore di Facebook se la caverà con le centinaia di “amici” che gli chiedono di inserire fra le sue letture il Corano.
Qualcuno che critica il buon proposito di Zuckerberg tuttavia c'è. Tra gli altri, Jeremy Sidabras di Chicago, che scrive: “Con il dovuto rispetto, cosa rende questa sfida tanto speciale? Tu sei un imprenditore, amministratore delegato di un'azienda che si espande a livello globale. Penso che di cultura tu ne sappia già a quintali. Sei anche andato a Harvard, il che vuol dire che devi essere parecchio bravo nel leggere e nello studiare”. Secondo Sidabras, Zuckerberg avrebbe dovuto “fare qualcosa al di fuori della sua zona di sicurezza”, aiutando i milioni di persone normali che seguono Facebook, ma non sono pronte a seguire i percorsi di lettura del suo capo: “Spero tu sappia – è infatti la conclusione – che le decine di migliaia di like che hai avuto per questa iniziativa, le hai avute perché ti chiami Mark Zuckerberg e non perché quelle persone leggeranno i libri del tuo gruppo di lettura”. Un'obiezione sensata, a cui si può ribattere che molti fra quelli che hanno messo automaticamente il loro “mi piace” potrebbero poi incuriosirsi e decidere di dedicare parte del loro tempo a quegli strani oggetti desueti che sono i libri.
Sono interrogativi che ci si potrebbe, e dovrebbe, porre anche in Italia, dove la lettura è una pratica sempre meno frequentata e dove, a dispetto delle periodiche grida d'allarme, poco si fa per promuoverla. Il piano nazionale per la lettura, promesso dal precedente governo, è in fase di stallo. E da parte sua Romano Montroni, attuale presidente del Cepell, il Centro nazionale per il libro e la lettura, nell'ambito della recente fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi”, ha dichiarato di fronte a una platea stupefatta che per stimolare i ragazzi alla lettura bisogna puntare su volontari che vadano nelle scuole a leggere ad alta voce. (A chi gli ha fatto notare che una pagina letta malamente non rappresenta un grande incentivo, Montroni ha risposto: “Siamo in una fase di emergenza e come nelle alluvioni chiunque prenda la pala in mano è benemerito”). Quanto agli adulti, sono abbandonati a loro stessi.
Per compiere il miracolo, si potrebbero fare avanti – sull'esempio dell'ad di Facebook – dei “testimoni della lettura”, disposti non solo a dire sorridendo che “leggere è bello”, ma anche a confrontarsi, come Zuckerberg, su libri ai quali si sono consacrati tempo e attenzione. Uno sforzo troppo grande?

Nota (13 febbraio 2015): Superato l'entusiasmo iniziale, i media hanno constatato che pochi degli aderenti al club lanciato da Zuckerberg hanno effettivamente partecipato alle discussioni sul primo libro prescelto. Ma il fondatore di Facebook non rinuncia alla sfida. 
E intanto, qui in Italia, un altro trascinatore di folle, Lorenzo Jovanotti, inserisce nella sua nuovissima Jova-tv, delle videorecensioni in cui, oltre a proporre ottimi libri (da Rayuela di Cortazar a Amore e ostacoli di Aleksandar Hemon), racconta di essere arrivato all'amore per i libri quando era già grande: un esempio da seguire. 
Da parte sua, l'Associazione Italiana Editori ha appena varato una grossa campagna di promozione della lettura, #Ioleggoperché, a cui dedicheremo un prossimo post.

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