Proponiamo qui (con una nota finale di aggiornamento) un articolo uscito a gennaio su Pagina99 e dedicato al gruppo di lettura online varato all'inizio di quest'anno su Facebook da Mark Zuckerberg. Contrariamente alle previsioni, pare che il gruppo, arrivato ormai al terzo titolo, stenti a decollare. Inutile dire che se Zuckerberg vorrà chiedere qualche suggerimento a persone capaci, qui dalle parti di Monteverde avrà solo l'imbarazzo della scelta.
Scherzi a parte, coordinare un gruppo di lettura (a maggior ragione se è virtuale e si dirige a migliaia di persone) è un'impresa non da poco. Per questo, all'interno del progetto "Lettori in movimento", con cui la nostra associazione è stata tra i vincitori del bando "Io leggo" della Regione Lazio, abbiamo previsto una serie di seminari per tutti coloro - insegnanti, bibliotecari, lettori appassionati... - intendano aprire un gruppo di lettura o comunque adoperarsi per diffondere l'amore per la parola scritta. Ne riparleremo.
Maria Teresa Carbone
Forse non lo ha
scoperto in questi giorni, ma Mark Zuckerberg ha inaugurato il nuovo
anno dichiarando pubblicamente (chiaro, su
Facebook) che per lui leggere libri “è
un'attività intellettualmente gratificante”, dal momento che “i
libri ti consentono di esplorare a fondo un tema e di immergerti in
esso in un modo molto più completo di quanto oggi faccia la maggior
parte dei media”. La conseguenza di questa folgorazione è che
Zuckerberg si ripromette di modificare la sua “dieta mediatica”
dando maggiore peso alla lettura. E nell'immediato, come grande
proposito per il 2015, ha annunciato che nei prossimi mesi leggerà
un libro ogni due settimane.
Non solo: per evitare
che qualcuno pensi a una furbesca vanteria e per contagiare il
maggior numero possibile di persone della sua passione per i libri,
Zuckerberg ha inaugurato un gruppo di lettura, quasi inutile dirlo di
nuovo, su Facebook, intitolato A
Year Of Books, a cui chiunque può partecipare,
a patto naturalmente “di avere letto il libro scelto di volta in
volta e di avere qualcosa di significativo da dire”.
In un baleno il primo
titolo selezionato, The End Of Power
dell'economista/ politologo/giornalista Moisés Naím
(una indagine “su come il mondo stia cambiando per dare agli
individui un potere in precedenza detenuto dai governi e dai
militari”), si è ritrovato catapultato ai primi posti delle
classifiche di vendite. E i commenti postati sulla pagina in cui
Zuckerberg ha svelato il suo “challenge 2015” sono quasi
unanimemente entusiasti, anche se bisognerà vedere come il fondatore
di Facebook se la caverà con le centinaia di “amici” che gli
chiedono di inserire fra le sue letture il Corano.
Qualcuno che critica il
buon proposito di Zuckerberg tuttavia c'è. Tra gli altri, Jeremy
Sidabras di Chicago, che scrive: “Con il dovuto rispetto, cosa
rende questa sfida tanto speciale? Tu sei un imprenditore,
amministratore delegato di un'azienda che si espande a livello
globale. Penso che di cultura tu ne sappia già a quintali. Sei anche
andato a Harvard, il che vuol dire che devi essere parecchio bravo
nel leggere e nello studiare”. Secondo Sidabras, Zuckerberg avrebbe
dovuto “fare qualcosa al di fuori della sua zona di sicurezza”,
aiutando i milioni di persone normali che seguono Facebook, ma non
sono pronte a seguire i percorsi di lettura del suo capo: “Spero tu
sappia – è infatti la conclusione – che le decine di migliaia di
like che hai avuto per questa iniziativa, le hai avute perché
ti chiami Mark Zuckerberg e non perché quelle persone leggeranno i
libri del tuo gruppo di lettura”. Un'obiezione sensata, a cui si
può ribattere che molti fra quelli che hanno messo automaticamente
il loro “mi piace” potrebbero poi incuriosirsi e decidere di
dedicare parte del loro tempo a quegli strani oggetti desueti che
sono i libri.
Sono interrogativi che
ci si potrebbe, e dovrebbe, porre anche in Italia, dove la lettura è
una pratica sempre meno frequentata e dove, a dispetto delle
periodiche grida d'allarme, poco si fa per promuoverla. Il piano
nazionale per la lettura, promesso dal precedente governo, è in fase
di stallo. E da parte sua Romano Montroni, attuale presidente del
Cepell, il Centro nazionale per il libro e la lettura, nell'ambito
della recente fiera della piccola e media editoria “Più libri più
liberi”, ha dichiarato di fronte a una platea stupefatta che per
stimolare i ragazzi alla lettura bisogna puntare su volontari che
vadano nelle scuole a leggere ad alta voce. (A chi gli ha fatto
notare che una pagina letta malamente non rappresenta un grande
incentivo, Montroni ha risposto: “Siamo in una fase di emergenza e
come nelle alluvioni chiunque prenda la pala in mano è benemerito”).
Quanto agli adulti, sono abbandonati a loro stessi.
Per compiere il
miracolo, si potrebbero fare avanti – sull'esempio dell'ad di
Facebook – dei “testimoni della lettura”, disposti non solo a
dire sorridendo che “leggere è bello”, ma anche a confrontarsi,
come Zuckerberg, su libri ai quali si sono consacrati tempo e
attenzione. Uno sforzo troppo grande?
Nota (13 febbraio 2015): Superato l'entusiasmo iniziale, i media hanno constatato che pochi degli aderenti al club lanciato da Zuckerberg hanno effettivamente partecipato alle discussioni sul primo libro prescelto. Ma il fondatore di Facebook non rinuncia alla sfida.
E intanto, qui in Italia, un altro trascinatore di folle, Lorenzo Jovanotti, inserisce nella sua nuovissima Jova-tv, delle videorecensioni in cui, oltre a proporre ottimi libri (da Rayuela di Cortazar a Amore e ostacoli di Aleksandar Hemon), racconta di essere arrivato all'amore per i libri quando era già grande: un esempio da seguire.
Da parte sua, l'Associazione Italiana Editori ha appena varato una grossa campagna di promozione della lettura, #Ioleggoperché, a cui dedicheremo un prossimo post.
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