Il laboratorio di traduzione di poesia di Monteverdelegge dedica il suo quarto anno di attività alla poetessa anglo-indiana Sujata Bhatt, autrice di otto raccolte di poesia, impegnata anche nella traduzione (la cura di un’antologia di poetesse contemporanee indiane in inglese) e nella realizzazione di progetti educativi innovativi.
Firenze
Le inviò una cartolina da Firenze —
una veduta della città, una sua foto, in realtà —
scelta con cura. Non riuscì a evitarlo,
le parole gli vennero alle labbra,
e le disse ad alta voce mentre scriveva
per il mio
amore, noli me tangere —
Fu allora che lei decise di chiudere.
Dopo tutto, chi si credeva di essere?
E che voleva dire
con per il mio amore? Ti amo
ma
lasciami andare per la mia strada — e tu, va’ per la tua.
Dopo, lui non riuscì mai a spiegarlo.
Le disse che era stato il profumo degli aranci
a confonderlo —
e che era stato distratto dai passeri.
Come era rimasto a guardare un maschio nutrire
i suoi piccoli, quei soffici, frementi esserini piumosi,
grassi e flosci, non ancora pronti a volare.
Erano così indifesi nel cortile
dove era seduto a scrivere — ma si sentiva più indifeso lui
quel giorno, e sentiva che il becco aperto di uno di loro
era la sua anima che voleva di più, qualcosa di più —
Poi, le disse che era stato il cielo
di notte, le stelle — costellazioni che voleva seguire
e quindi non aveva quasi chiuso occhio.
Era stata la luna, disse, a tenerlo sveglio
e confuso — E poi le mattine, il sole
sempre troppo forte — tutto il giorno —
Cominciava a sentire la mancanza delle nuvole, disse, di ombre più
morbide —
Dopo, le disse che era stato un errore —
voleva dire: sposami, ti prego—
Muta tutto il tempo, lei si limitava a sorridere —
calma e serena in viso.
C'era una strana dolcezza nell'aria —
pere ammaccate – gigli spalancati alla finestra —
e sentivano il figlio del vicino
alle prese con il violoncello —
Cosa stava pensando lei?
Come sempre, lui non lo sapeva.
Allora, lei gli restituì le sue parole
noli me tangere —
in tono così dolce
come a voler dire il contrario —
e poi se ne andò.
Florence
He sent her a postcard
from Florence —
a view of the city, his
own photograph, actually —
chosen with care. He
couldn't help it,
the words just came to
his lips,
and he said them aloud
as he wrote
for my love, noli me tangere —
That's when she decided
to end it.
After all, who did he
think he was?
And what did he mean
by for my love? I love you, but
let me go my way — and you, go yours.
Afterwards, he could
never explain it.
He told her it was the
scent of oranges
that had confused him —
and he had been
distracted by the sparrows.
How he had watched a
male sparrow feed
his fledglings, those
fluffy, quivering feathery beings,
fat and floppy, not at
all ready to fly.
They were so helpless in
the courtyard
where he sat writing — but he felt more helpless
that day, and he felt
one particular fledgling's open beak
was his own soul wanting
more, something more —
Then, he told her it was
the sky
at night, the stars — constellations he wanted to follow
and so he hardly closed
his eyes.
It was the moon, he
said, that kept him awake
and confused —And then mornings, the sun
always too bright — all day —
He started to miss
clouds, he said, softer shadows —
Afterwards, he told her
it was a mistake —
he meant to say: marry me, please —
Silent all this time,
she merely smiled —
such quietness and
clarity in her face.
There was a strange
sweetness in the air —
bruised pears — lilies gaping by the window —
and they could hear the neighbour’s son
struggling with his
cello —
What was she thinking?
As always, he didn't
know.
Then, she gave him back
his words
noli
me tangere —
spoken so softly
as if she meant the
opposite —
and then she left.
da Poppies in Translation, Carcanet press,
Manchester, 2015