G. Luca Chiovelli
A via S. Caterina da Siena, a Roma. Mi pare fosse una libreria antiquaria, attaccata a un'altra, Amore e Psiche, dismessa poco tempo fa.
Non è
una gran notizia: durante gli ultimi cinque anni c'è stata una moria epidemica di librerie; e
anche di edicole, spesso trasformate in spacci d'oggettistica cinese per
turisti: colossei di plastica, calendari idioti, cartoline e così via.
Lo
ripetiamo: non è una notizia.
Le
notizie, straordinarie, sono invece due.
La prima.
È straordinario che non abbiano chiuso tutte
le librerie, almeno quelle indipendenti. Fra tasse, imposte, ignoranza diffusa e neghittosità degli amministratori ciò rappresenta un vero miracolo di resilienza.
La
seconda. È altrettanto straordinario che tale pestilenza epocale non venga
recepita affatto dagli statistici del libro (giornalisti, intellettuali,
sondaggisti, ricercatori). Per loro le cose vanno malino. La percentuale dei
lettori è in declino: dal 43% al 41,6%.
Malino. Maluccio. La parola “disastro” - l’unica che abbia un senso oggi - esita
a essere espulsa dalle loro boccucce esitanti. Ma quale 43 e 41! Qui è già
tanto che ci sia una quota di lettori al 15-20%! Ma loro fanno i pesci in
barile; si lamenticchiano, borbottano, proludono, menano il can per l’aia; poi
vanno a conferenze dove discutono del nulla ingozzandosi di qualche tartina e
buonanotte.
Dal 43%
al 41,6% … ma, insomma, chi diavolo le fa queste statistiche? L’Istat? E come
le fa? Sondaggia, telefona, chiede pareri? Che fa l’Istat? Non sarà che tali
augusti istituti si fanno infinocchiare come certi antropologi bianchi dagli
aborigeni? I grandi ricercatori bianchi (un nome a caso: Margaret Mead) s’inoltrano
nelle giungle amazzoniche, nelle distese africane, nei deserti australiani,
presso i Cippa Lippa del Borneo: studiano, osservano, registrano; gli aborigeni
gli rifilano qualche fregnaccia e loro tornano pimpanti nelle loro linde
università a scrivere l’opus della vita. Gli aborigeni - intesi come popoli
indigeni - hanno, infatti, un proprio
sense of humor; tipicamente aborigeno vien da dire.
E così
l’Istat … telefona a casa dell’Italiano medio e domanda: “Scusi lei, non è che
per caso ha letto un libro nell’ultimo anno?”. E l’aborigeno italico medio che
fa? Si vergogna, ovviamente. E va giù di fregnaccia: “E come, non l’ho letto …
certo, adesso, su due piedi … preso a freddo ... non mi ricordo il titolo …”. E il sondaggiarolo: “Non
fa niente, non è questo che ci interessa … io segno lettore, va bene?
Buongiorno, e scusi per il disturbo …”. E l’Italianuzzo, che non ha letto manco
le Pagine Gialle, con un sospiro di sollievo: “Ma le pare. Nessun disturbo … esequie
… di nuovo esequie a lei e al dottore …”.
E le
statistiche si gonfiano. Tanto da far dire, ancora, in piena disfatta culturale
e morale: le cose non vanno male .. vanno malino, anzi quasi bene … ci si può
riprendere, via … con qualche bel finanziamento …
Sì,
questa è l’unica interpretazione possibile. Questi tipi (intellettuali,
studiosi, Istat, sondaggiaroli e compagnia cantante) non hanno capito nulla
della realtà. Sono al di sopra di qualsiasi realtà. D’altra parte che
intellettuali, sondaggisti, statistici, giornalai e bibliofili vari siano
completamente assorbiti in un proprio mondo di fantasia è un fatto; altrimenti
non si giustificano, ad esempio, i seguenti titoli, in disprezzo totale del
principio di non contraddizione:
“Crescono
i lettori, calano le vendite”
“Boom
di visitatori al Salone del libro di Pizzighettone, vendite in calo”
Roba da
far rivoltare nella tomba Aristotele. Ecco altre chicche:
“La
quota di lettori fra gli 11 e i 19 anni [al netto dei testi scolastici] è superiore alla media, ben oltre il 50%”
“Il 9,8%
delle famiglie non ha nessun libro in casa …”