Nessuno si salva da solo, Italia 2015
Regia: uno
Attori: alcuni
Voto: 0,5
G. Luca Chiovelli
Non ho visto questo film, ma il voto assegnato è quello giusto.
Non l’ho visto, ma è una merdata. Lo so. Conosco questi tizi come le mie tasche. Ne conosco tutte le cuciture più minute, i ciuffetti di stoffa, tutto.
Una recensione teppistica? Futurista? Surrealista? Al 99,99% azzeccata. Conosco i miei polli, vi ripeto. E sono anche un blando materialista oggettivo: non ho bisogno, insomma, di pestare continuamente una merda per accertarmi che lo sia davvero. Una regola di vita che applichiamo quotidianamente sulla scorta di quell'inscalfibile detto eracliteo: "Solo per lo sciocco il sole è nuovo ogni giorno". È così. Se non fosse così l'esistenza si frantumerebbe in migliaia di schegge psicotiche. Insomma, se uno scorge del vapore uscire dalla pentola non dovrà immergerci, ahi, la mano; il sillogismo inconscio lavora per lui: vapore, quindi 100 gradi, per cui l’acqua bolle a temperature da ustione, ergo: butto giù il cannolicchio. Utile no?
E io la applico anche qui. Leggo i nomi, vedo le facce, e parte il sillogismo escrementizio.
C’è bisogno di vedere questi film per giudicarli? No.
Sono cattivo? Ma sì, forse lo sono. E se lo sono, lo sono in proprio, questo ci tengo a dirlo. Non ho bisogno che qualcuno mi dica cosa scrivere o pensare, per carità. Tutto quello che vergo cola dal mio cervello. Non ho bisogno di taglia e cuci o copia e incolla di altrui stronzate. Se la devo scrivere, una stronzata, la scrivo in proprio. Se debbo scrivere un pezzo come questo, da maleducato, incivile, irrispettoso monellaccio, lo scriverò da me, costruendo il tutto mattone su mattone; con i miei propri mattoni, però.
Ma torniamo al filmucolo. Ci sono altre ragioni che mi hanno vietato di gustare l'opericciola. Il costo del biglietto, ovvio, e l'indotto a ridosso del biglietto - a discapito del proprio bilancio mensile - che si crea inevitabile: 8,5 euri (biglietto) + 8,5 euri (2° biglietto) + 5 euri (bisboccia al baretto pre-visione) + 20 (blanda bisboccia post-visione) = 42 euri.
Sapete cosa si compra con 42 euri al Todis?
Cinquanta, siori e siore, ben cinquanta (50) cartoni di latte parzialmente scremato. Da un litro.
Qualcuno potrebbe obiettare: potresti eliminare qualche voce.
Sì, ma quale? Il cinema senza aperitivi, caffè e pizze (prima o dopo) non è il cinema da fine settimana. Dobbiamo pur vivere, godendo di tali minutaglie mondane. L'accessorio in tal caso è spesso l'essenziale.
L’uovo di Colombo: si potrebbe eliminare l’inessenziale: la visione del film. Altrimenti non vedo vie d’uscita (infatti è ciò che è accaduto).
Purtroppo (questa è una costante della mia vita) non ricado neanche nelle magiche categorie con sconto annesso: giornalisti leccaculo, operatori culturali, comunali in libera uscita, militari, vecchiardi, latori di speciali carte di credito, efori, ministeriali, disabili, infortunati civili, reduci dell'assedio di Costantinopoli, raccomandati, politicanti, assessori al demanio privato, consiglieri di stato, giudici amministrativi, cialtroni provinciali, gaglioffi locali, satrapi, proconsoli della Bitinia, zingari parastatali.
Certo, uno potrebbe fingersi monco come Tognazzi ne I mostri, ma quelli alla biglietteria son furbini.
E poi c'è il problema del cornetto acustico. Quello costa. Non posso permettermelo. Lo conosciamo tutti (il problema) anche se, per quieto vivere e ossequio alla moda, facciamo finta di nulla: per vedere un film italiano della nuova era della mediocrità (e questo lo è in modo paradigmatico, preclare, accecante) c'é bisogno del cornetto acustico.
Gli attori italiani ... i dialoghi degli attori italiani ... se attori adulti essi bofonchiano ... se adolescenti hanno la zeppola ... se bimbi (i micidiali infanti italiani che recitano nei film italiani) biascicano come ubriachi ... Erode deve aver visto un film italiano, ah sì, non ho dubbi.
Quando gli attori italiani nei film italiani della nuova era del nulla sottovuoto si scambiano tenere parole d'amore o sibilano la loro inquietudine crepuscolare o rampognano il destino, vien voglia di alzarsi in pieno cinema e urlare, contro quel penoso ciangottio: "Prego?".
La s-c-a-n-s-i-o-n-e delle parole ... che il dialogo sia di qualità diarroica passi, ma fammelo capire .... volete sapere come si scandiscono le battute: guardate recitare Franco Volpi in un vecchio sceneggiato RAI ... Il segno del comando, Coralba, A come Andromeda oppure Il sospetto.
Il sospetto, sceneggiato del 1972 tratto dal romanzo omonimo di Friedric Dürrenmatt: un grande, grandissimo Franco Volpi nei panni del superiore del Commissario Barlach: fintamente condiscendente, rispettoso della forma, un po’ untuoso, sbrigativo ... e come s-c-a-n-d-i-s-c-e le parole delle battute ... ah, che meraviglia ... e gli altri attori, poi ... Ferruccio De Ceresa è un medico scrupoloso e tormentato, Paolo Stoppa è Barlach, uomo divorato dal sospetto, Adolfo Celi, luminare misterioso, ambiguo e pericoloso; c’è anche un ammirevole Mario Carotenuto nelle vesti di Gulliver, l'Ebreo Errante ... e chi era 'sta gente? Paolo Stoppa recitò sotto la regia di Luchino Visconti nell'immediato dopoguerra, Celi fu un protagonista del teatro brasiliano (sì, brasiliano), De Ceresa veniva dai palcoscenici genovesi, e da quelli di Strehler e De Filippo, e così via.
Ma il cinema italiano oggi biascica, zeppola, bofonchia ... quale estenuante chiacchiericcio ... un romanzucolo ... stamo a cavallo ... e chi recita poi ... gente che non porterei con me a concimare gli ultimi olivi ... non quali concimatori, beninteso … ma chi sono questi figuri poi ... solo il nostro isolamento culturale dalle correnti culturali del mondo ... l'autismo critico, la partigianeria del volemose bene, il bigottismo di sinistra, la credulità da boccaloni nelle recensioni dei leccapiedi (con la destra scrivo con la sinistra prendo), la faciloneria, la grossolanità, il decadimento totale del gusto e un continuo e feroce allenamento al mediocre può convincerci che questi siano attori sceneggiatori registi ... non sono niente … niente … solo la ciclopica coglioneria, per usare un termine del più grande diagnosta sociale dell’Italia postunitaria, Silvio Berlusconi … solo quella può convincere gente che addenta un panetto di merda a dichiarare che, in fondo, a ben gustare, proprio lì, in fondo al velopendulo, si ritrova (nel panetto sommenzionato) un certo retrogusto - gran pregio organolettico - di cioccolato fondente … era un pochino amaro, a dir il vero, ma di una pastosità signora mia …
Sto per crepare, ragazzi miei, lo sento.
Quale consolazione prima di tirare le cuoia? Una sola: che di questa Italia, di questo film, di questo ciarpame, non rimarrà niente in piedi, nemmeno una minima nota a pie’ di pagina della più scrofolosa storia del cinema. Niente. Niente.
Mi sono molto divertita a leggere la recensione...e anche io aprioristicamente non andrò a vederlo ...sono d'accordo in moltissime cose su un certo cinema italiano...un bello sfogo comunque il suo! caro Vlad! ..a chi tocca tocca... o ogni volta riesce a distruggere così un film? staroò attenta a seguire le prossime recensioni :-) spero solo che non abbia fatto venir voglia a qualcuno, per non sentirsi condizionato di andare a vedere il film !!!!
RispondiEliminain genere l'effetto è quello: per ripicca verso il critico futurista surrealista, ista, ista e ista, si va a vedere il film, per poi tacere se per caso l'aprioristica non recensione risulta azzeccata :-))).
RispondiEliminaStraordinario. Pensiero assolutamente condiviso
RispondiElimina"Questo film è una cagata pazzesca..." 92 minuti di applausi
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