Clara Sereni
Con la firma degli accordi di pace la guerra in Vietnam formalmente finì: pensai che forse le raccolte di fondi e di medicinali potevano cominciare a essere meno impegnative, forse avrei avuto in giro per casa qualche perseguitato in meno da far dormire per un pizzico di innamoramento o per forzata solidarietà.
A maggio lo scoppio dello scandalo Watergate lasciava sperare che scomparisse dalla scena Nixon guerrafondaio e imbroglione: forse la politica degli USA poteva cambiare, forse si poteva non pensare in modo così ossessivo alla lotta, alle spie, alle guerre che insanguinavano il mondo... Forse si poteva provare a vivere senza sentirsi perennemente in colpa per tutti i diseredati, gli oppressi, i bombardati.
Dal grande amore non ero affatto guarita, anche di questo mi sentivo colpevole. Mi davo un contegno, altro non potevo permettermi, ma intanto continuavo a cercare ogni occasione, ogni scusa. Ci incrociavamo talvolta per lavoro, lui sempre con la straordinaria capacità che aveva di entrare subito in contatto, di farti sentire unica in quel momento, anche se era solo un momento. E ogni volta la stessa domanda, un'apertura di credito che da nessun altro mi arrivava: Cosa stai scrivendo? Tentavo ancora la strada di soggetti e sceneggiature, e quella domanda mi faceva sentire in diritto, mi permetteva di convincermi che macchina da scrivere e ciclostile non sarebbero stati il mio unico eterno orizzonte.
Peraltro erano comparse le prime fotocopiatrici, assai rudimentali e più che lente, per le quali le mie pagine così ben dattiloscritte rimanevano comunque indispensabili: l'era del computer, in cui gli scriventi di ogni genere non avrebbero più avuto bisogno di dattilografe provette, non era immaginabile. Neanche per me, che pure continuavo a leggere romanzi di fantascienza zeppi di robot e calcolatori elettronici in grado di prodursi in mirabolanti prodezze.
A maggio lo scoppio dello scandalo Watergate lasciava sperare che scomparisse dalla scena Nixon guerrafondaio e imbroglione: forse la politica degli USA poteva cambiare, forse si poteva non pensare in modo così ossessivo alla lotta, alle spie, alle guerre che insanguinavano il mondo... Forse si poteva provare a vivere senza sentirsi perennemente in colpa per tutti i diseredati, gli oppressi, i bombardati.
Dal grande amore non ero affatto guarita, anche di questo mi sentivo colpevole. Mi davo un contegno, altro non potevo permettermi, ma intanto continuavo a cercare ogni occasione, ogni scusa. Ci incrociavamo talvolta per lavoro, lui sempre con la straordinaria capacità che aveva di entrare subito in contatto, di farti sentire unica in quel momento, anche se era solo un momento. E ogni volta la stessa domanda, un'apertura di credito che da nessun altro mi arrivava: Cosa stai scrivendo? Tentavo ancora la strada di soggetti e sceneggiature, e quella domanda mi faceva sentire in diritto, mi permetteva di convincermi che macchina da scrivere e ciclostile non sarebbero stati il mio unico eterno orizzonte.
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