sabato 21 marzo 2015

La poesia della domenica - Amir Khusrow, Colorami dei colori d'amore

Presso il Museo Nazionale d'Arte Orientale Giuseppe Tucci, di Roma, ebbi, qualche tempo fa, una rivelazione; una delle tante che regolarmente mi fanno visita. Non rivelazioni di verità supreme, ma la rivelazione, letteraria e inconfutabile, dell'angustia del nostro conoscere. In breve: in una bacheca notai la traduzione di un frammento di poesia indiana o persiana in cui l'autore - anonimo - paragonava l'amata a un cipresso. La metafora, che non ha eguali o quasi nella lirica occidentale, mi piacque da subito. E allora volli saper chi fosse tale meraviglioso cantore e, perciò, scoprii Amir Khusrow (1253-1325). Una personalità gigantesca, e tuttora molto popolare nel continente indiano. Khusrow non fu solo un poeta noto per la raffinatezza delle composizioni, ma anche un musicista innovativo (a lui si ascrive addirittura l'invenzione del sitar). Compose in hindi (la lingua parlata dal popolo) e in persiano (lingua di corte del Sultanato islamico di Delhi). Le sue liriche furono riunite in cinque diwan (canzonieri; Goethe alludeva al diwan quando scrisse il Divano occidentale-orientale).
Attraverso Khusrow si entra in contatto con un mondo poetico (Persia, India - e tralasciamo l'Arabia, la Cina etc) assolutamente sterminato. Questa è la rivelazione di cui parlavo. Un territorio conosciuto esclusivamente da qualche specialista accademico: Hafiz, Khayyám, Nizami Ganjavi, Anwari, Lalla, Bilhana, Bharavi ... un universo stordente di nomi, traslitterazioni, allusioni, rimandi, metafore, leggende e concetti metafisici a noi stranieri, ma dal fascino così profondo da essere perturbante. Di tutto questo - di tale continente letterario parallelo - ignoriamo quasi tutto; se cominciamo a studiare subito, con amore e dedizione, ne potremmo arrivare a conoscere una minuscola parte; qualche traduzione qua e là è stata pubblicata persino in italiano. Shakespeare, Dante, Omero, Cavalcanti, Villon: e va bene, ma quanti loro omologhi orientali giacciono non tradotti e da noi colpevolmente negletti? 
Mi piacerebbe avere sette vite, come i gatti, per leggere tutto ciò che merita di essere letto.
Ah, Khusrow, che peccato averne una sola, di vita!
Cercherò di non sprecare quello che ne rimane leggiucchiando Elena Ferrante.

I

Colorami dei colori d'amore,
tu sei l’amante delle amanti,
colorami del tuo amore.
Colora la mia sciarpa e il mio turbante d’innamorato,
colorali entrambi dei colori della primavera.
Qualunque cosa chiederai in cambio
io te la darò.
Darò in pegno la mia gioventù
se tu lo vuoi.
Tu sei l’amante delle amanti,
son giunto alla tua porta,
ti prego custodisci il mio orgoglio e la mia dignità.
Colorami in colori d'amore,
tu sei l’amante delle amanti,
colorami del tuo amore.

II

Le tue labbra son più dolci del miele più dolce
e non c’è una bambina come te, bambina mia.
Quando il tuo splendore il Cielo vede, e il tuo abbaglio
esso dice: “Questa è una luna più bella della mia”.
Il parco ha cipressi, larici e pini
ma nulla ti somiglia mia divina, mio cipresso.
Non hai bisogno di pugnali o spade o coltelli
un dardo dal tuo occhio mi rubò la vita.
Il fuoco d’amore è dolce, oh, quanto dolce
ma quest’inferno lo preferisco al paradiso.
Bacia gli occhi del tuo Khusrow, sciocca ragazza,
ogni sua piccola lacrima è come una perla.

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