C. D.Friedrich, Mare e luna |
Sulla Brontë come poetessa Oscar Wilde ebbe a dire: "Le poesie di Emily Brontë, che son sempre sul punto di diventare grandi". Ma il vecchio Wilde le conosceva solo in parte, e non per sua colpa (morì prima che fossero pubblicate organicamente). Questa lirica è, invece, davvero grande. Essa esula dal cosiddetto ciclo di Gondal, un mondo immaginario, d'intrighi rinascimentali, tradimenti e sangue, cui Emily dedicò gran parte delle sue duecento composizioni.
Qui l'ispirazione è la fuga dalla realtà. L'urgente anelito alla disincarnazione: quando non sono ("When I am not").
Lo straniamento persino dall'amata natura, sempre ricorrente (luna, vento, nuvole, la brughiera) e l'annullamento in qualcosa di indefinito che regala, finalmente, la felicità.
Un percorso mistico disegnato con assoluta semplicità di mezzi espressivi.
l'anima mia dalla sua veste d'argilla
nel vento della notte quando splende la luna
e spazia il mio sguardo su mondi di luce
quando non sono e nessuno mi è accanto
la terra o il mare o un cielo senza nubi
ma è solo lo spirito che vaga lontano
nella vastità immensa dell'infinito.
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