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martedì 1 ottobre 2013

Funzionari (o della scrittura come attività delinquenziale e curativa)


Paolo Morelli
Un paio di anni fa, poco prima dell’estate, in un paese sul lago di Bracciano si sono accorti che l’inquinamento delle acque prospicienti superava il livello consentito per la balneazione. Subito hanno convocato un consiglio comunale, durante il quale hanno alzato i parametri del livello consentito, aprendo così la stagione balneare. Un mio amico che ci abita mi ha detto che pure il sindaco e gli assessori si bagnavano con tutta la famiglia.
Abbiamo qui un esempio di realtà, la prova che la realtà è un fatto di proporzioni, e pure un fatto di maggioranza. È come la democrazia per esempio, e come la democrazia tende a infiacchirsi e poi in sequenza a irrigidirsi. La realtà oggi è come l’identità regionale per esempio, un angolo ritenuto sicuro nel quale rifugiarsi e difendersi dalla ‘confusione’. È come la razionalità, nella fissazione, hegeliana ma ormai inveterata, che tutto il reale sia razionale. La realtà è una malattia che hanno tutti o quasi, quindi nessuno se ne accorge.
Questo secondo me è il punto di partenza, se non si vuole dare tutto per scontato.
Ma poi è vero bisogna raccontarla, la realtà dei fatti. Ci sono per esempio i giornali. C’era una bella immagine di Gianni Celati che descriveva un articolo giornalistico come un’insegna sopra e sotto una serranda chiusa fatta di parole. Dietro quella serranda c’è il fatto, reso irrangiungibile dal linguaggio che gli si sovrappone, una serranda chiusa fatta di stilemi troppo affidabili e parole morte, già concluse nel loro ciclo di reattività e percezione.
Poi però si arriva alla realtà quando cade in mano alla letteratura. Qui il livello percettivo sembra cambiare. Ma cosa lo fa cambiare? La qualità delle parole? La particolare percezione dell’autore o la sua autorevolezza?

lunedì 10 giugno 2013

Tre voci italiane per l'Ulisse di Joyce

Bloomsday 2013. Per la prima volta il 16 giugno, curiosa festa insieme accademica e informale che ricorda la data entro la quale si svolge l'azione dell'Ulisse, vedrà tre versioni italiane del capolavoro di Joyce: la traduzione "classica" di Giulio De Angelis, cui nel 2012 si è affiancata quella di Enrico Terrinoni, edita da Newton Compton, e di recente quella di Gianni Celati, uscita per Einaudi. 
Ecco gli incipit a confronto:

Stately, plump Buck Mulligan came from the stairhead, bearing a bowl of lather on which a mirror and a razor lay crossed.

Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall’alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio.
Traduzione di Giulio De Angelis (Oscar Mondadori)

Statuario, il pingue Buck Mulligan spuntò in cima alle scale,con in mano una ciotola di schiuma su cui giacevano in croce uno specchio e un rasoio.
Traduzione di Enrico Terrinoni con Carlo Bigazzi (Newton Compton)

Imponente e grassoccio, Buck Mulligan stava sbucando dal caposcala con in mano una tazza piena di schiuma, su cui s'incrociavano uno specchio e un rasoio.
Traduzione di Gianni Celati (Einaudi)

Enrico Terrinoni è ospite di Plautilla martedì 11 giugno alle 18 per un incontro intitolato "Aspettando il Bloomsday: traduzioni a confronto". 
Chi invece si trovasse a Genova domenica 16, potrà calarsi anche fisicamente nelle atmosfere del romanzo di Joyce.
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