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mercoledì 22 aprile 2015

Mvl teatro: Fare vedere il mare oscuro con la voce


Maria Cristina Reggio
In due sole repliche nella sala romana del Teatro Vascello Chiara Guidi va in scena con la sua riscrittura di Tifone dal testo di Joseph Conrad, l'aristocratico marinaio polacco che aveva scelto di scrivere i suoi racconti in una lingua adottiva.  Si tratta di un'opera teatrale che si dispiega quasi esclusivamente nell'ascolto, dal momento che nel palco quasi buio non vi sono attori che compiano azioni sceniche, se non il pianista all'opera con il suo strumento e l'attrice che legge, completamente assorbita dal microfono, illuminata da una flebile lampadina che allarga lo spazio del teatro fino a renderlo ventre oscuro di balena.   Nella penombra in cui è lasciata la scena, con solo al centro il tondo quadrante di una grossa bilancia che focalizza lo sguardo (resto di una muta archeologia industriale) e altri due tondi neri retroilluminati che velano di luce il nero fondale, si immagina che le diverse voci che si odono provengano da persone diverse.  Eppure l'occhio di uno spettatore che vaghi cercando diversi attori si arresta sempre sul corpo minuto, femminile di Chiara Guidi che, dritta in piedi, come sul cassero di una nave, davanti al suo microfono, disegna con le mani di un direttore d'orchestra le intensità e le frequenze ondulatorie con cui lei stessa emette le sue tante voci.

sabato 21 settembre 2013

Bianco è il colore del terrore / 2

J. Whistler - Sinfonia in bianco #3 (1865)


Il bianco torna insistente in Robert W. Chambers, nei suoi racconti ancora sconosciuti in Italia, L’ombra bianca o L’isola del dolore, o nel più celebre Il segno giallo (1895) in cui possiamo contemplare un candido, vermiforme, repellente guardiano cimiteriale; e ancora in Matthew P. Shiel, nel capolavoro catastrofico La nube purpurea (1901), o nel sottovalutato La nave fantasma, di Oliver Onions: qui un battello maledetto, quello dell’Olandese Volante, ha le note stimmate ominose del non-colore:

I suoi occhi trovavano solo bianco: il bianco della vecchiezza estrema. In un punto il bianco luccicava come grani di sale; in un altro era grigio e gessoso, e in un altro ancora aveva la sfumatura gessosa della decadenza ... Dovunque c'era il lieve, inquietante biancore delle sostanze da cui la vita se ne andava. I cordami erano sbiancati come sbianca la paglia vecchia, e metà delle cime mantenevano la forma quanto la mantiene la cenere di uno spago dopo che il fuoco si è spento. Le pallide ordinate erano bianche e pulite come ossa trovate fra la sabbia. E perfino l'incenso con il quale ... la nave era stata impeciata si era seccato ed era diventato una pallida sostanza gommosa che scintillava come quarzo ..."


Nel raffinato Il popolo bianco, di Arthur Machen (1899 circa), le creature “bianco panna”, testimoniate dal diario di un’adolescente, sono entità maligne, celate all’occhio profano, variamente appellate lungo il corso della storia umana: folletti, driadi, fate, streghe. Solo gli iniziati alla magia possono accostarsi ad esse senza perdere il senno (o la vita, come nel caso della protagonista).
In H. G. Wells, nel classico L’uomo invisibile (1897), lo scienziato che ha scoperto il siero portentoso, Griffin, è albino: “ ... aveva capelli e sopracciglia bianchi - non grigi per l'età, ma bianchi come quelli degli albini e gli occhi rossi come rubini …”; un novello Dracula, insomma, incolore, indefinito, sfuggente al dominio dei sensi e opposto alla moralità corrente, in tal caso quella di una cittadina della provincia inglese; lo straniero arriva ovviamente“… in una giornata d’inverno … durante l’ultima nevicata dell’anno, fra un turbinio di neve e folate di vento gelido”.
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