venerdì 23 febbraio 2024

MVL teatro: Manuela Kustermann più seducente del Violon d'Ingres


Nel 1924 Man Ray fotografò la sua modella Kiki de Montparnasse, con dipinta una doppia chiave di violino sulla schiena e con un turbante in testa. Il titolo, le Violon d'Ingres, era un gioco di parole: per il pittore Ingres infatti suonare il violino era infatti il passatempo preferito, ragione per la quale in Francia si usa la definizione Violon d'Ingres per indicare un hobby, un passatempo.  La schiena della bellissima modella Kiki, trasformata in violino, diventava ironicamente metonimia dell'intero corpo della donna Kiki che, nella posa di una modella di Ingres e con gran turbante in testa era, evidentemente e senza altre metafore, il passatempo preferito dell'artista americano. 
Alice Prin, alias Kiki de Montparnasse (1901-1953), era la vera regina dell'omonimo quartiere parigino frequentato nel primo Novecento da artisti che vi provenivano da tutto il mondo, e autrice di un libro di memorie (attrice, scrittrice e pittrice, è scritto sulla sua tomba), Diario di una modella (Castevecchi, 2016),  da cui la regista Consuelo Barillari ha tratto Souvenir de Kiki, con Manuela Kustermann come straordinaria protagonista, andato in scena al Teatro Vascello dal 13 al 18 febbraio. 


Jean-Auguste-Dominique Ingres, Bagnante di Valpinçon,1808

Manuela Kustermann ci racconta i segreti di Kiki, restituendole la vitalità sensuale che aveva caratterizzato la vita della celebre modella emancipata e indipendente, e il cui splendido corpo in realtà si era ammalato in età giovanile per l'abuso di droghe e alcool.  Con la sua dolce agilità atletica, ma per nulla palestrata, la Kustermann sa incarnare la consapevolezza di un erotismo naturale, con una vocalità carnale da cui trapela il disincanto ironico nei confronti dei tanti artisti di fronte a cui la modella si era spogliata. L'attrice ci racconta una vita narrata in prima persona e al presente, di una donna che si difende continuamente dalla fame e dall’abbandono semplicemente entrando nella vita, con una curiosità priva di illusioni. Seppure con una regia e un impianto scenico che fanno largo uso di fondaletti video con spezzoni di filmati e foto d’epoca che la confinano in una narrazione troppo documentaria, con inevitabile Je ne regrette rien di Edit Piaf, l’attrice,  con il suo corpo magnifico alla sua bella età, seduce lo sguardo e l’ascolto, e la sua schiena resta ancora impressa come quella di Kiki, anche senza violino.  

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