venerdì 15 dicembre 2023

POESIA IN VILLA - Sara Ventroni al Casale dei Cedrati


Sabato 16 dicembre h.11:30-13:00,  si tiene al Casale dei Cedrati l'incontro con Sara Ventroni, seconda ospite del ciclo Poesia in villa, un ciclo di otto letture mensili a cura di Maria Teresa Carbone, in collaborazione con Monteverdelegge. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

Nel ciclo Poesia in villa ogni poeta legge, accanto ai suoi testi, versi di uno o più predecessori, antichi o recenti, italiani o stranieri, legati al concetto di natura (un concetto da intendersi in modo esteso, senza escludere, per esempio, le microplastiche di cui ci nutriamo ogni giorno) in una cornice di dialogo con Maria Teresa Carbone e col pubblico. 
Al ciclo partecipano: Antonella Anedda, Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, Marco Giovenale, Guido Mazzoni, Gilda Policastro, Laura Pugno, Sara Ventroni. 

Nata a Roma, Sara Ventroni ha pubblicato l’opera teatrale Salomè (No Reply, 2005); Nel Gasometro (Le Lettere, 2006); La sommersione (Aragno, 2016), Le relazioni (Aragno, 2019). Ha curato la traduzione di versi scelti da Leaves of Grass di Walt Whitman (Contengo moltitudini, Ponte alle Grazie 2020) e la traduzione di The Waste Land di T. S. Eliot (Ponte alle Grazie, 2022). È Senior Research Fellow presso l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e la Storia delle Idee (CNR). 

lunedì 13 novembre 2023

Riapre il Casale dei Cedrati, domenica 19 novembre ore 12:30 a Villa Pamphilj

Finalmente una notizia che riempie di speranza gli abitanti di Monteverde e non solo: Domenica 19 novembre alle ore 12:30, all'interno  a Villa Pamphili, riapre il Casale dei Cedrati, uno spazio multifunzionale dove ci si può incontrare a Villa Pamphilj per leggere, acquistare o semplicemente curiosare le ultime novità editoriali, dove si potranno vedere nuovamente mostre interessanti di giovani artisti, ascoltare i poeti leggere le loro poesie, partecipare a laboratori, oppure sedersi semplicemente in uno splendido giardino per fare due chiacchiere. Ci si potrà incontrare di nuovo in questo luogo meraviglioso e unico,  allestito presso il Giardino dei Cedrati che costeggia le antiche mura dell'Acquedotto di Traiano e che, purtroppo, è stato chiuso forzatamente per sette anni. 

Si legge nel comunicato stampa: "Dopo anni di abbandono l'antico Casale e le aree verdi circostanti riacquistano il loro splendore, grazie a una rinnovata collaborazione della Consortile che lo gestisce con la Sovrintendenza ai Beni culturali e l'assessorato all'Agricoltura e Ambiente del Comune, e d'intesa con il XII municipio. All'interno dei suoi spazi, riprendono le varie attività. Mostre, dibattiti, proiezioni, laboratori, e ancora lezioni sulla storia dei giardini di Roma. Tutto a tema ambientale."

Per l'occasione, nelle sale espositive del Casale, sarà presentato il progetto Greenit di Simone Cametti che fa parte del ciclo di esposizioni, interventi site-specific e residenze, ideato e curato da Lori Adragna.  

Monteverdelegge, insieme con altre associazioni e istituzioni localiha un forte legame con il Casale dei Cedrati, e fin dalla sua nascita ha partecipato e collaborato attivamente a diverse sue attività. Vi terremo informati con la nostra newsletter, ma anche qui nel blog, sulle prossime iniziative dei Casale dei Cedrati, perchè Monteverdelegge parteciperà con il progetto POESIA IN VILLA, un ciclo di otto incontri mensili a cura di Maria Teresa Carbone, in cui ogni volta un poeta in scena sarà invitato a leggere, accanto ai suoi testi, alcune poesie di uno o più predecessori, antichi o recenti, italiani o stranieri, legate al concetto di natura. Si inizierà Domenica 26 novembre, alle ore 11:30, con Guido Mazzoni che sarà il primo poeta ospite.

domenica 22 ottobre 2023

IL DOPO TEATRO. Umberto Orsini racconta le contraddizioni di Ivan Karamazov al Teatro Vascello

Il DOPO TEATRO è una conversazione che si svolge su whatsapp nel gruppo teatro di Monteverdelegge dopo ogni spettacolo. Le persone del gruppo che hanno visto lo spettacolo si scambiano idee, domande, commenti e suggestioni che vengono montati qui nel blog. 

Maria Cristina:  "Un grigio tribunale dismesso, sopravvissuto a un incendio, accoglie al teatro Vascello il dispiegarsi dei ricordi che Umberto Orsini - con la regia di Luca Micheletti - dedica a Le memorie di Ivan Karamazov. Il personaggio letterario di Dostoevskij, interpretato dallo stesso attore con cinquantaquattro anni di meno, era entrato nelle case dei boomer italiani attraverso il tubo catodico di una sapiente tv che a quel tempo divulgava la letteratura sotto forma di sceneggiati in un paese popolato da tanti analfabeti e li faceva appassionare alle storie e personaggi dei grandi romanzieri. Ora le vecchie puntate settimanali hanno lasciato il posto ad infinite serie tv che catturano le notti di insonni consumatori di smart tv, mentre le librerie sono state sostituite da ristoranti e bistrot. Quindi cosa resta da fare agli spettatori se non applaudire l’immensa bravura e l’impeto di un bravo attore che contesta – con la prestanza del suo corpo di ottantanovenne – la sorte destinata da Dostoevskij al protagonista del suo capolavoro? Secondo te come funziona qui il meccanismo teatrale della memoria?

Patrizia: "Non so, la domanda mi sembra complessa, difficile. Gli 'oggetti' di scena, scarni, scuri, coperti da una polvere materica bianca - forse neve -, dominati dallo scranno fuori misura di un'aula giudiziaria in cui manca la presenza fisica del giudice, compongono la stanza mentale e psichica di Ivan Karamazov. E’ questa l’aula chiusa e senza vita, nella quale il protagonista dibatte ossessivamente il suo processo alla ricerca di un' assoluzione dall'angoscia della colpa di aver mosso la mano dell'assassino del padre con le sue teorie sulla necessità del delitto. La memoria è attraversata da stati deliranti che convocano fatti, presenze, arringhe sostenute da ragioni che cadono dall'alto - i fogli scritti che scendono sul palcoscenico."

Ornella: "Eh, cara Maria Cristina, il romanzo di Dostoevskij e lo spettacolo da cui è tratto,  toccano temi filosofici ed etici molto complessi, presentati da diverse angolature che a me - lo confesso - richiedono ancora un tempo di riflessione. Quindi ho più dubbi che risposte. E nel continuo alternarsi di passato e presente sull'onda della memoria, vera protagonista di questo questo spettacolo, i temi trattati arrivano fino all'attualità, alla nostra contemporaneità, su cui è ancora più difficile dare risposte: crimine e colpa, fede e libero arbitrio dell'individuo in merito alle scelte riguardanti la propria esistenza e infine il modello sociale proposto dal Grande Inquisitore nella Siviglia del Cinquecento, così totalizzante sulle coscienze,  paragonabile all'attuale potere impersonale del mercato.  Dal romanzo al palcoscenico, la memoria di Ivan Karamazov si intreccia con quella di Umberto Orsini che gli dà voce e corpo con un monologo che si dipana in tre parti: una sorta di prologo della vicenda del romanzo, "Il Grande Inquisitore" e una parte di appunti dal diario che il giovane Orsini aveva scritto durante la preparazione dello sceneggiato televisivo di Sandro Bolchi. E proprio questi ultimi ultimi testimoniano oggi il corpo a corpo con il testo di Dostoevskij che ha segnato profondamente, fin dagli esordi,  la vita di questo splendido attore."

Maria Cristina: “E invece sono ancora qui” dice Umberto Orsini nei panni del suo personaggio: a dispetto dell’età, il vecchio attore è ancora è vivo per sé e per chi lo ascolta perché le sue domande si rivolgono proprio alla platea e la coinvolgono." 

Ornella : "Un giovane di ottantanove anni! "

Maria Cristina: "Il suo è il tempo di un monologo in cui i ricordi, i rimpianti e i ripensamenti aprono spiragli luminosi nella memoria, accendendo brevi lampi, con porte che si socchiudono sul passato della sua e della nostra storia condivisa. Nonostante una regia ripetitiva e con pochi slanci, l’attore conduce le parole del suo monologo – di cui ha firmato la drammaturgia a due mani con il regista - con una voce e un corpo che non concedono distrazioni allo spettatore, con la passione di un avvocato difensore che seduce la corte ad ascoltare le ragioni di un Ivan le cui contraddizioni sopravvivono al destino di oblio riservatogli dal suo creatore."  

Gianna: "Io sono affascinata dall'argomento, dalla pulsione interiore di Ivan che è condannato a rivivere in eterno il processo per l’assassinio del padre. E la sua invettiva addolorata contro un Dio che ha dato agli uomini la libertà ma gli uomini non la sanno comprendere, cercano il dominio e sono servi dei prepotenti. Un Dio che ammette l’uccisione dei bambini non può esistere. Ivan come il Grande Inquisitore, come il diavolo beffardo contrapposto a Alëša come Cristo che torna nel mondo. E quel bacio finale che brucia le labbra del Grande Inquisitore, come il bacio di Alëša brucia quelle di Ivan perché gli trasmette l’amore che lui rinnega e ha rinnegato. Non so rispondere alla domanda su come funzioni il meccanismo teatrale della memoria. la scena scura, quasi nera - con un vecchio Ivan che si muove e si agita in uno spazio angusto polveroso e ammuffito, quasi un sotterraneo, un sottosuolo -  è dominata dalla voce del protagonista e dal suo disperato grido di ricerca di comprensione di un senso della vita: Orsini è superlativo."

 Hanno partecipato alla conversazione Maria Cristina Reggio, Gianna Benigni, Ornella Munafò e Patrizia Vincenzoni

LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV 

drammaturgia di Umberto Orsini e Luca Micheletti

regia di Luca Micheletti

con Umberto Orsini

dal romanzo di Fëdor M. Dostoevskij

Teatro Vascello, via Carini 78 

dal 10 al 22 ottobre. Repliche dal martedi al venerdi h 21 - sabato h 19 - domenica h 17

lunedì 19 giugno 2023

Dal 28 giugno notti di cinema a Largo Ravizza



Dal 28 giugno al 10 settembre, sotto il segno della gloriosa Estate romana (in verità pallida ombra delle fiammeggianti stagioni nicoliniane), il grande schermo torna a Monteverde grazie all'Arena cinema di Largo Ravizza, organizzata - come la consorella di piazza Vittorio Emanuele - dall’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC) del Lazio e dall’Agis Lazio Srl. Una notizia non di poco conto, se si pensa che Monteverde è l'unico quartiere della Roma più o meno centrale rimasto del tutto orfano di cinematografi: una carenza sottolineata dal curatore dei  programmi delle due arene, il critico Franco Montini, nel corso della presentazione al pubblico della doppia rassegna, presso la Fondazione Enpam / Museo Ninfeo di piazza Vittorio. 
L'auspicio, non circoscritto a Monteverde, è che queste stagioni estive compiano il miracolo di riportare al cinema gli spettatori che, in particolare dopo la pandemia, hanno disertato le sale. Anche per questo si è optato per un biglietto a prezzo popolare, 3 euro e 50, con qualche eccezione che comunque non supera il tetto dei 5 euro. Si vedrà. 
Intanto il pubblico del quartiere - e non solo - ha davanti due mesi e passa di grande cinema: molti i film italiani (da segnalare tra gli altri Rapito, giovedì 6 luglio, seguito dall'incontro con il regista Marco Bellocchio), ma anche recenti pellicole straniere (per esempio Gli spiriti dell'isola di Martin McDonagh e The Fabelmans di Steven Spielberg, rispettivamente il 5 e l'8 luglio) e qualche grande classico (Toro scatenato di Martin Scorsese, mercoledì 12 luglio). Il programma completo si può leggere sul sito di Monteverde CineVillage, insieme alle numerose iniziative che accompagnano l'offerta cinematografica.

sabato 22 aprile 2023

Luigi Squarzina, Vittorio Gassman e Luciano Salce, un terzetto tutto da leggere.




Ariel, n. 7/8, gennaio/dicembre 2022 a cura di Marina Marcellini ed Elio Testoni, n. monografico su Luigi Squarzina, Bulzoni Editore, pp.384


 

di Roberta Rondini

 

Nel centenario della nascita di Luigi Squarzina, alle iniziative messe in campo per ricordare un pezzo da novanta del nostro teatro contemporaneo si aggiunge ora questo corposo numero monografico di ARIEL, curato da Marina Marcellini ed Elio Testoni e presentato lo scorso 24 marzo al teatro Argentina.

Il volume mostra più di un motivo di interesse, i curatori hanno disegnato infatti un itinerario in tre parti, non convenzionale, che raccoglie saggi, testimonianze dirette e una sezione documentale riservata a due carteggi epistolari, in gran parte inediti, che si scambiarono, fin da giovanissimi, gli amici Luigi Squarzina, Vittorio Gassman e Luciano Salce.

Un lavoro a più voci e da più prospettive, ampio e approfondito, che arricchisce di sfaccettature non secondarie la comprensione della personalità e del molteplice operato di Squarzina, drammaturgo, regista, studioso, docente universitario, che “ha inciso profondamente non solo sulla scena teatrale del proprio tempo, ma più in generale ha contribuito alla crescita culturale del nostro paese.”[1]

Dai saggi ne esce rafforzato il profilo di un intellettuale che ha dato un contributo straordinario alla cultura del paese e, con l’attività registica e in veste di Direttore dei Teatri stabili di Genova e di Roma, ha fiutato e poi assecondato necessità, criticità, bisogni sociali e collettivi che emergevano negli anni sessanta/ottanta del secolo scorso.

Il saggio di Edo Bellingeri e le testimonianze raccolte nella seconda parte - interviste agli attori Eros Pagni, Giancarlo Zanetti, Tullio Solenghi, al regista Piero Maccarinelli - approfondiscono in particolare le due esperienze di direzione.

Alla guida dello stabile di Genova (1962-1976) “porta in dote il successo artistico-professionale sperimentato nelle sue quarantasei messeinscena, il rilevante bagaglio culturale e il metodo della ricerca scientifica, acquisiti, specialmente, ma non solo, nel suo impegno lavorativo all’Enciclopedia dello Spettacolo, la sua concezione del rapporto tra l’uomo e la storia”.[2]

A Roma (1976-1983) accetta l’incarico in tempi molto tumultuosi, dominati, a livello nazionale, da fenomeni politico-sociali impegnativi e laceranti – per tutti, il sequestro Moro e il terrorismo – e dalla generale crisi dei teatri a gestione pubblica, sul versante ristretto, locale, dalle forti passività di bilancio e dall’enorme difficoltà nel governare un teatro stabile dominato da conflitti, sovrapposizioni e ingerenze enormi della politica. Ma, con lui, “negli anni 1970-1978, Roma riacquista la sua centralità culturale”, poiché Squarzina lascia un’impronta originale e produttiva a impostazioni per l’oggi scontate, instaurando “una rete di relazioni che trasforma il Teatro di Roma nel modello d’una programmazione che si estende dal centro cittadino alle periferie, ai territori della provincia e della regione, che spazia dai più avanzati sperimenti della ricerca artistica all’animazione, alla teatralizzazione degli spazi urbani nelle piazze e nei parchi.”[3]

Altrettanto stimolanti sono le analisi sulla sua attività registica, con riferimento alle messeinscena dei testi di Goldoni e Pirandello, della quale viene sottolineata in particolare l’originalità dell’orientamento metodologico, innanzitutto nell’approfondimento filologico dei testi, con lo scomporre e scavare nella scrittura delle opere, ricercando con metodo scientifico le fonti, analizzando le redazioni originarie e mettendo in luce aspetti originali e significanze di maggiore attualità rispetto ai periodi delle originarie stesure.[4]

Squarzina si propone perciò “come esempio di un modello di regia ‘filologica’, una regia che ha il suo compito più alto nel fiero corpo a corpo con il testo”. Del resto, ciò è molto evidente dalla consistenza e dalla composizione della sua biblioteca, ricca di oltre 5000 volumi, ora all’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini a Venezia, per espressa volontà dello scomparso regista. Una biblioteca che parla di tutto il suo interesse per i classici - la tragedia attica, Shakespeare, Goldoni, Pirandello, Brecht e Sartre - per la drammaturgia contemporanea (soprattutto americana e italiana) e per gli sperimentalismi delle avanguardie[5].

Uno dei pezzi forti del volume, tuttavia, è serbato nella terza parte, quella documentale, con la pubblicazione dei due carteggi Squarzina–Gassman e Squarzina–Salce che rilasciano il ritratto di tre forti personalità artistiche - tutti e tre nati nel 1922 - dalla giovinezza fino alla maturità e dai quali emergono tratti significativi delle loro vite, del modo di essere e della loro concezione del fare teatro e cultura. Sono testimonianze preziose di una fase personale e collettiva di tre figure pubbliche che in modi diversi avrebbero fornito al Paese contributi culturali degni di nota e indirettamente anche di un’epoca storica nostrana.

Il lavoro effettuato dai due curatori, Marcellini e Testoni, è notevole per l’accuratezza e la scrupolosità con la quale hanno rinvenuto, copiato e infine annotato gli epistolari, contestualizzandoli, un’operazione filologica importante che approfondisce aspetti personali, professionali e culturali di tre protagonisti della scena pubblica italiana.

L’epistolario Squarzina-Gassman, redatto tra il 1937 e il 1953, consta di 78 lettere ed è purtroppo squilibrato a favore del primo corrispondente poiché nell’archivio Gassman sono presenti solo cinque epistole di Luigi a Vittorio. Le lettere, manoscritte e autografate, sono in gran parte inedite (69). La corrispondenza è conservata nell’Archivio Squarzina, donato dal regista alla Fondazione Gramsci che ha provveduto ad inventariare e a informatizzare tutti i documenti.

Le prime lettere, redatte tra il 1937 e il 1940, illuminano un’amicizia tra due adolescenti, un rapporto importante per le loro maturazioni, e sono scritte con toni da affettuosi ad aspri, tipici degli sbalzi umorali dell’età ma che già denotano una capacità riflessiva significativa. Sono ragazzi molto giovani eppure guidati da un forte impegno nelle letture e nella produzione di versi, evidente da ciò che leggono, dalle citazioni dotte che sono in grado di manifestare e dalla capacità di formulare critiche e analisi qualificate; ma si scambiano per lettera, anzi per cartolina postale, anche confidenze e spiritosaggini del quotidiano, insomma si aiutano a crescere. Sono lettere sorprendenti di due giovanissimi ambiziosi nella loro contemporaneità che, lette in sequenza, danno il senso del loro essere in quel momento storico, dei loro desideri, delle loro aspettative e anche dei loro ‘egoismi’ potremmo dire adolescenziali per i quali il mondo per loro rilevante, quello culturale, non si affacciava nemmeno per un attimo sul mondo storico (drammatico) del momento, anzi lo snobbava.

“Gassman amava anche la poesia di Dante, Leopardi, Petrarca, i poeti ermetici e il grande romanzo dell’Ottocento, Stendhal, Flaubert” e  Squarzina “scrive poesie d’amore, melanconiche, metafisiche, di una certa musicalità ed eleganza metrica che denotano una maturità creativa e una serietà d’impegno.” In queste lettere “l’assoluta mancanza di impressioni, di riflessioni e di valutazioni sulla tragicità del momento storico e sulle prospettive drammatiche che si annunciano per l’Italia e per l’Europa” è il leit motiv che sorprende.

Le lettere della prima giovinezza, tra il 1942 e il 1945, mostrano la consapevolezza dei cambiamenti, la nostalgia per il breve passato ma anche la coscienza della maturazione progettuale e della creatività che la lettura dei grandi libri consolida e agevola. Parlano dei primi passi nella formazione professionale e si affacciano le differenze caratteriali, le conseguenti scelte di vita che matureranno in seguito, fino alla rottura definitiva della loro amicizia e della loro frequentazione dal 1953, che diventeranno evidenti nelle lettere dell’età adulta (1946-1953) quando, a passi lenti ma inesorabili, si approssima la fase finale di un rapporto che era stato intensissimo ma anche foriero dei successivi e definitivi allontanamenti.

Dirà Squarzina “accorato”: “era un’amicizia adolescenziale, evidentemente destinata a finire […] lui era troppo attore ed io troppo regista.”

Il carteggio Squarzina-Salce è composto da 50 lettere, 43 inedite, manoscritte e autografate tranne una, in un periodo di tempo che va dal 1940 al 1953. A differenza del primo, è un epistolario equilibrato (26 a 24), conservato nell’Archivio Squarzina e nell’archivio privato Salce, messo a disposizione dal figlio, Emanuele. Anche in questo caso, il carteggio è testimonianza viva e struggente del crescere di due giovani fino all’età adulta e “racconta la serietà, l’ironia e l’impegno culturale dell’adolescenza, il dolore, il disagio di Luigi per la partenza di Luciano per il servizio militare in una guerra ormai perduta, l’orribilità della prigionia di Luciano in Germania e in Austria, lo struggimento per il tempo passato e l’angoscia e la disperazione al ritorno in patria e la progettualità e la strategia per un avvenire teatrale comune.” Come nell’altro epistolario, negli anni cinquanta le loro strade iniziano a separarsi anche se senza uno strappo forte, con un affetto nostalgico che rimarrà sempre di sottofondo.

Dice Salce nell’ultima lettera scritta da San Paolo del Brasile nel febbraio del 1953: “Se riuscissimo a farci, una volta l’anno, di queste domande, e, ciò è men facile, a rispondervi, penso che salveremo costantemente il nucleo della nostra amicizia.”



[1] Maria Ida Biggi, “valorizzare le eccellenze: Luigi Squarzina e l’attività del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita”, in Ariel, n. 7/8, gennaio/dicembre 2022.

[2] Elio Testoni, “Luigi Squarzina, La direzione artistica del Teatro stabile di Genova (1962-1976): il punto di vista degli attori”, ivi.

[3] Edo Bellingeri, “Con Squarzina al teatro di Roma. Regia e registica”, ivi.

[4] Fabio Nicolosi, “Squarzina e Pirandello. Le regie pirandelliane negli anni della libera professione come regista indipendente”, ivi.

[5] Emanuela Chichiriccò, “Nel riflesso della pagina. Il Goldoni di Squarzina nella biblioteca del regista”. Ivi.

 

domenica 26 febbraio 2023

Presentazione libro: Stiletto Killer, di Alexis Rhone Fancher alla Casa Internazionale delle donne

 

Domenica 5 marzo,  alle ore 17, nell'ambito del progetto Feminism 2023 si svolgerà, nella Sala Tosi della Casa internazionale delle donne in via della Lungara 19, Roma.
la presentazione del libro Stiletto Killer di Alexis Rhone Fancher, edizioni Her Kind, Ensemble 2022. 
antologia poetica a cura di Maria Adelaide Basile, che parteciperà all'incontro.
Le poesie contenute nella raccolta sono state tradotte nel Laboratorio di traduzione Monteverdelegge (M.A. Basile, M. Izzi, G. Mantegazza, F. Mormile, P. Maioli, A.M. Rava, A.M. Robustelli, J. Wilkinson).