G. Luca Chiovelli
Mi piace l'estate: non si legge.
Spesso si rilegge.
Da alcuni anni a questa parte rileggo un
classico (uno di numero, uno vero). Quest'anno è toccato a La Gerusalemme
liberata, il precedente al Don Chisciotte. Due anni fa, invece, lessi L'Orlando
innamorato del simpatico Matteo Maria Boiardo da Ferrara (l'aggettivo è di
Gianfranco Contini); e così via.
A parte il classico, le mie letture
estive, da un lustro almeno, si sostanziano di vecchi numeri di Topolino (anni
Settanta) e Tex (numeri dall'80 al 400, i migliori); sempre gli stessi. Ci sono
storie di Topolino che ho letto decine di volte (qualcuna centinaia di volte).
I fumetti son sempre gli stessi da trent'anni, stipati in un armadietto. Arrivo
ad agosto e me li pappo. Come resistere a Zio
Paperone e l'elmo del comando (1)? A Zio Paperone e il maxisombrero
dei Sombreritos (2)? A Zio Paperone e l’eredità giacente (3)?
Non si può.
Prima o poi qualcuno dovrà imbracciare
la spingarda del coraggio e far tonitruare la rosa di pallini del dilemma: c'è
più letteratura in Zio Paperone e l'elmo
del comando o nell'opera omnia di Massimo Gramellini?
No, non va bene.
No, non va bene.
Ho sbagliato.
Zio Paperone e l'elmo del comando è incontestabilmente superiore all'opera omnia di Massimo Gramellini. Quale dilemma può esistere a tal riguardo?
Zio Paperone e l'elmo del comando è incontestabilmente superiore all'opera omnia di Massimo Gramellini. Quale dilemma può esistere a tal riguardo?
Ci riprovo.
Prima o poi qualcuno dovrà imbracciare la spingarda del coraggio e far tonitruare la rosa di pallini del dilemma: c'è più letteratura in Zio Paperone e l'elmo del comando o nei due Strega di Alessandro Piperno?
Così va meglio.
Prima o poi qualcuno dovrà imbracciare la spingarda del coraggio e far tonitruare la rosa di pallini del dilemma: c'è più letteratura in Zio Paperone e l'elmo del comando o nei due Strega di Alessandro Piperno?
Così va meglio.
Zio Paperone e l'elmo del comando. L’afflato picaresco dell'intreccio, la ricchezza dell'invenzione parodica, la brillantezza dei dialoghi, la gioia del racconto puro, la capacità di tollerare l'infinita rilettura, dote essenziale del classico.
Voi crederete che stia scherzando, ma
non è così. Occorre giudicare sub specie aeternitatis, senza gli impacci di
genere, di casta, di tempo, di massoneria ...
Zio Paperone e l'elmo del comando. Zio
Paperone soffre di ‘cumulite unilaterale intranseunte’: gli affari lo gravano d’un
peso insostenibile; solo il potere del comando, in grado di distrarlo da tali cure, potrebbe giovargli. Come fare? Le campagne elettorali costano … Grazie al
professor Teleskopios viene individuato un remoto e arcadico pianetino in cerca
d’un monarca. Paperone e i nipoti partono. All’arrivo i Nostri sono accolti a
braccia aperte: pullulano feste e banchetti. Si svolge, quindi, la cerimonia d’investitura: a re Paperone, a
mo’ di corona, viene apposto sul cranio un misterioso elmo, inestirpabile, una sorta
di marchingegno telepatico munito di braccia e mani meccaniche. Il riccastro si
accinge, da subito, a frodare a proprio vantaggio il popolo alieno (l’istinto è
istinto), ma ecco che l'elmo registra immediatamente le intenzioni malevole e
fa scattare le mani: sul papero si abbattono sberle micidiali!
Cliccare per allargare. Zio Paperone e gli effetti dell'elmo |
Paperone, impossibilitato dalla propria natura a legiferare rettamente, è oggetto di continui pestaggi; per sfuggire alla condanna dovrà ricorrere a Paperino: l'anima candida del nipote squattrinato non può che sfornare leggi disinteressate e, quindi, ottime per il popolo. Paperone si limita a firmarle salvandosi dall'uragano di schiaffi. Il connubio funziona. Il pianeta prospera ...
Al termine del mandato di sei mesi Paperone fugge a
gambe levate: segue ritorno nella serena, terrena (e ingiusta) Paperopoli.
Tex, Carson e la megera/1 Cliccare per allargare. |
Ma anche Tex offre begli
intrattenimenti: basti pensare a El Muerto, storia dagli accenti
shakespeariani, sospesa tra vendetta e onore, o ai paesaggi canadesi di Sulle
piste del Nord, oppure a La caccia (4), episodio in cui la ribalda strafottenza dei
protagonisti soggiace a un quieto e incombente fatalismo ("Di che ti
lagni? Siamo ancora vivi, no?") esaltato dagli intermezzi comici (come
quello fra Tex, Carson e la megera tenutaria dell'albergo).
La combinazione fra Torquato Tasso, Tex
Willer e Paperone, oltre ad acquietare l'animo, stimola una benefica diuresi
intellettuale, del tutto simile a quella, grave e corporea, provocata dalle
acque di Montecatini e Fiuggi - acque i cui fiotti son contesi, non a caso, da
stitici e malati di renella; Tasso e Qui Quo Qua, insomma, dilavano le interiora
dalle incrostazioni, dal bolo di sciocchezze ingrossatosi durante l'anno: libri,
recensioni, omaggi letterari, anniversari, stroncature, esaltazioni fanatiche,
premiazioni, consigli da social network, stupidate varie.
Ma le ferie durano poco, ahimè.
Ero tornato a Roma da un paio di giorni
che sono ricaduto nel consueto dramma che affligge i veri amanti della
letteratura: l'uscita di un nuovo capolavoro. Stavolta italiano. "Con
quest'opera la letteratura italiana avanza di anni ...". E come
sbagliarsi? Tempo una settimana e ne usciva un altro, sempre italiano. Non
c'erano dubbi sulla recensione. Un capolavoro. E due. Qualche giorno fa un
altro: un capolavoro misconosciuto del passato: e tre. Sempre italiano. Ho
qualche dubbio, eppure mi sembra d'aver letto, su una rivista specializzata, d'un
autore di racconti, relativamente giovane: anche qui l'analisi non lasciava
scampo: questo tizio è un genio. L'opera relativa, ne ho dedotto in solitario,
un capolavoro.
In un mese i miei reni, risciacquati dalle letture estive, si
sono appesantiti di ben quattro capolavori. Quattro calcoli che, prima o poi,
dovrò espellere.
Tex, Carson e la megera/2 Cliccare per allargare. |
E poi c'è il Nobel. Oh, ragazzi, se
danno il Nobel a qualcuno significa che questo è un genio, mica fischi. Del
recentissimo genio, anno 2014, ho provato a leggere Fiori di rovina. Ho lasciato perdere, per mia colpa, mia
grandissima colpa, a pagina 20. Non capivo di cosa stesse parlando l'autore.
Percepivo solo un'accozzaglia inerente la toponomastica parigina. Ma, ripeto, è
una mia colpa: sono rozzo.
Voglio, quindi, rassicurare tutti: ho la
certezza che, fra la produzione pregressa del Nostro, si celano due o tre
capolavori. Ma che dico due? Ma che dico tre? Sei, signori, lo affermo sulla
mia anima da lestofante. Come? C'è qualcuno che offre di più? Il semiologo in
fondo, con baffi e occhiali ... come dice? Otto? Sono d'accordo, vecchia talpa
... E otto siano ... Chi sono io per darle sulla voce ... Otto e uno ... E due
... E tre ! Aggiudicati otto capolavori all'ultimo tizio premiato dai giurati
nordici, sempre più psichedelici.
Otto capolavori si aggiravano per
l'Europa e io nisba.
Lo ammetto, non c'è niente da fare, son
rozzo e ignorante.
Però ... però ... mi si permetta tale
scatto d'immodestia, so fare i conti.
I conti della serva, non altro.
Faccio i conti e ragiono così, ditemi se
sbaglio.
Limitiamoci alla nostra penisola.
Quattro capolavori quattro (4) italiani
in un mese fanno cinquanta (50) capolavori all'anno.
Bene.
C'è poi l'Europa.
Vogliamo forse dire che francesi,
crucchi, spagnoli, cechi, portoghesi, inglesi, baltici e russi son più scemi di
noi? No di certo, come abbiamo visto.
Da ciò discende un calcolo
inoppugnabile: poiché la popolazione italica rappresenta un dodicesimo di
quella europea, avremo:
50 x 12 = 600 capolavori all'anno (in
Europa).
Sto ragionando al ribasso.
Eppure ... Mi seguite?
Spostiamoci in Asia. Qui si incontra
Israele. Oh, dico, la grande, grandissima letteratura israeliana non ha diritto
a un quattro dozzine di capolavori l'anno? Certamente, se no chi li sente
quelli del Corriere della Sera. E poi abbiamo la Turchia; e poi l'Iran; la Cina
(un miliardo e mezzo di potenziali Piperno), il Sud Est asiatico. E il
Giappone! E chissà quanti capolavori occulti giacciono non tradotti sugli
scaffali delle librerie e delle biblioteche orientali.
Per non fare torto a nessuno (ebrei,
arabi, indoeuropei, gialli, mesopotamici, polinesiani, dravidici, tibetani) aggiungo, all'ingrosso,
seicento capolavori.
Tex, Carson e la megera/3 Cliccare per allargare. |
E il Centro-Sud America (Messico compreso)? Ragazzi, quello da solo ne sforna, di capolavori, forse più dell'Europa. Anche qui, però, incliniamo alla cautela: ragazzo, olà, inforna altri seicento!
Vogliamo parlare dell'Africa? Secondo me
li si annidano almeno (almeno!) altri duecento pezzi da novanta. E poi ...
Diciamolo ... Vogliamo passare forse per suprematisti bianchi? Per
biancocentristi? No, per carità ... Guardate, fosse per me ne metterei nel
sacco altri quattrocento, ma, vedete, la cautela ... Duecento e non se ne parli
più!
E gli Stati Uniti: ma, signori miei,
questo è l'epicentro dei capolavori! The gold mine! The mother lode! Questi ne
produrranno circa quanto tutti gli altri paesi messi insieme! Basta leggere le
recensioni! Per non parlare dei paesi anglofoni come il Canada e l'Australia!
Si può rinunciare al Canada anglofono ... Eh, no, fossimo matti ...
Ricapitoliamo.
Abbiamo quindi:
Capolavori Europa (Italia compresa) 600
Medio Oriente-Asia 600
Centro-Sud America 600
Africa 200
Stati Uniti 2000 (comprese ex colonie
inglesi et cetera)
Totale: Quasi 4000 capolavori l'anno!
Schopenhauer, vecchio bacucco, sei
servito!
L'intrattabile Arturo biascicava: in
Europa in un secolo vengono prodotti forse dodici libri durevoli ... In un
secolo, in Europa, nell'Ottocento ... E che secolo! Quello dei russi e dei
francesi!
Insomma, il Vecchiaccio ha toppato, e
alla grande.
E Leopardi? Becca! Tutte quelle ironie
sulla magnifiche sorti e progressive!
Magnifiche non sappiamo, progressive di
sicuro!
Quattromila, e in crescita!
Peccato che tale proliferazione di
genialità abbia un retrogusto amaro.
Purtroppo.
Riflettiamo.
Riflettete.
Il rovescio della medaglia. Eh sì, il
rovescio esiste e vi spiego, aritmeticamente, il motivo.
Ragiono su di me.
Ho quarantasei anni (46).
Ho imparato a leggere a sei (6).
Quindi:
46 - 6 = 40
40 x 4000 capolavori annui = 160.000
capolavori totali.
Solo durante la mia vita di lettore! E
la letteratura esiste da cinquemila anni!
Capite le implicazioni terribili?
Come fare? Quando troveremo il tempo di
leggere questi picchi dell'umano intelletto? Impossibile! Ci toccherà scivolare
nella tomba sapendo di non gustare le prose di Thomas MacKendrick o di Kumiko
Kawasaki oppure, ahi!, di Chiara Pizzighettoni.
Ci vorrebbe una moratoria. Mondiale.
Portata avanti dall'ONU, magari. Basta, non scrivete più per almeno vent'anni,
in modo da far riguadagnare, in parte, il terreno perduto ai lettori.
Ma no, sto sognando. Non accadrà mai.
Sarebbe pure ingiusto. Come conculcare il diritto alle montanti generazioni a
esprimere la loro personalità iperurania? Oppure alle generazioni correnti?
Come impedire un nuovo libro a Veronesi, ad esempio? Rimarrebbe col colpo in
canna, si intristirebbe. L'umanità, questo organismo che concresce a sempre
nuove vette e sfide, ne verrebbe defraudata. Come impedire un nuovo Cimitero di
Praga? No, basta, al solo pensiero rabbrividisco di vergogna!
Non si può fare.
Che dirvi, mi toccherà morire infelice e
inappagato.
Come quel letterato che, dal catafalco
dell'agonia, esalò, con l'occhio lacrimoso del rimpianto, le immortali parole:
"Muoio ... oh ... oh, muoio ... e non ho mai letto La Marfisa bizzarra!".
La Marfisa bizzarra (5) è un poema faceto in dodici canti di
Carlo Gozzi, letterato veneziano antiilluminista, antieuropeo, antigoldoniano,
dove è satireggiato il mondo degli eroi del ciclo carolingio, quelli di
Ariosto, Boiardo e Tasso: nell'operina Carlo Magno è ridotto a un rudere
("Vecchio e della memoria quasi casso"), Marfisa a una volubile e
bizzosa dama settecentesca, i paladini a un branco di oziosi gozzovigliatori e
viveur, ormai vergognosi del proprio nobile passato. Gozzi prefigura, in tale
mondo alla rovescia, il mondo alla rovescia dei Lumi, mediocre e gaglioffo; ecco
una tirata dal terzo canto, piuttosto attuale:
E se cagion fûr l'ozio e gli scrittori
del peggiorar de' costumi d'allora,
pensando a' libri ch'oggi escono fuori
e alla scioperatezza che s'adora,
sento che freddi m'escono i sudori
per il dolor che il sangue mi divora,
e dico: - O terque e quaterque beati -
a que' che prima d'or son trapassati.
Che altro dire? Questo: potete tranquillamente
tirar le cuoia senza aver mai letto La
Marfisa bizzarra, è certo.
Sarete assai meno tranquilli (per la
vostra anima dannata di lettori) se, nell’ora fatale, il vostro comodino sarà appesantito
dalla copia di un libro di Massimo Bisotti.
Ma, lo assicuro, verrà il diavolo in persona a tirarvi
direttamente per i piedi se, prima dell’ultimo respiro, non avrete letto Zio Paperone e l’elmo del comando.
Come perché? Non l’avete capito? È un
capolavoro!
---------
(1) Zio Paperone e l'elmo del comando, Topolino libretto nnr. 940-941, 2-9
dicembre 1973. Testi di Rodolfo Cimino; disegni di Romano Scarpa.
(2) Zio Paperone e il maxisombrero dei Sombreritos, Topolino libretto nr.
908, 22 aprile 1973. Testi di Rodolfo Cimino; disegni di Guido Scala.
(3) Zio Paperone e l’eredità giacente, Topolino libretto n. 1315, 8
febbraio 1981. Disegni di Giulio Chierchini; testi di Guido Martina. In tale
episodio compaiono i caratteri immortali del pirata Zamberlukko e del notaio
Piotre Lumakaro.
(4) L’episodio si dipana attraverso tre numeri: Tex 96 (La caccia), 97 (Lo straniero), 98 (I razziatori).
(5) Carlo Gozzi, La Marfisa bizzarra (1766).
(4) L’episodio si dipana attraverso tre numeri: Tex 96 (La caccia), 97 (Lo straniero), 98 (I razziatori).
(5) Carlo Gozzi, La Marfisa bizzarra (1766).
Bravissimo!
RispondiEliminaZio Paperone e l'elmo del comando è il mio riferimento assoluto per la comprensione di cosa significa introdurre un'etica nell'organizzazione politica. Concordo su ogni sillaba di quanto scritto!!
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