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lunedì 26 aprile 2010
Cineclub: "Happiness"
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domenica 25 aprile 2010
SEGNALAZIONE
Martedì 27 aprile Fabio Ciriachi presenta il suo romanzo L’eroe del giorno, (Alberto Gaffi). Intervengono: Oliviero La Stella, giornalista e Bianca Giovannini, cantante.
L’appuntamento è alle 18.00 presso la Libreria Feltrinelli, viale Libia 186 – Roma.
Sul finire degli anni ‘50, un quartiere della prima periferia romana, convivono baraccati, proletari, borghesi e nuovi ricchi: la mobilità sociale del secondo dopoguerra. Gli adolescenti Ivan, Lillo, il Moretto e Giggi-stecco attraversano quella terra di confine tra civiltà e mito guidati solo dalla loro irrefrenabile voglia di vivere.
Anno dopo anno, i quattro si lasciano alle spalle fantasie e sogni ed entrano, disarmati di tutto punto, nella realtà. Un grave episodio di violenza segna le loro vite.
Affiancano i protagonisti tre indimenticabili figure femminili (la tredicenne Liana, la quindicenne Claudia, la ventunenne Orietta); Ivan e gli amici conoscono amore, morte, speranza, paura, dolore, gioia, rassegnazione.
L’appuntamento è alle 18.00 presso la Libreria Feltrinelli, viale Libia 186 – Roma.
Sul finire degli anni ‘50, un quartiere della prima periferia romana, convivono baraccati, proletari, borghesi e nuovi ricchi: la mobilità sociale del secondo dopoguerra. Gli adolescenti Ivan, Lillo, il Moretto e Giggi-stecco attraversano quella terra di confine tra civiltà e mito guidati solo dalla loro irrefrenabile voglia di vivere.
Anno dopo anno, i quattro si lasciano alle spalle fantasie e sogni ed entrano, disarmati di tutto punto, nella realtà. Un grave episodio di violenza segna le loro vite.
Affiancano i protagonisti tre indimenticabili figure femminili (la tredicenne Liana, la quindicenne Claudia, la ventunenne Orietta); Ivan e gli amici conoscono amore, morte, speranza, paura, dolore, gioia, rassegnazione.
mercoledì 14 aprile 2010
Ancora sui "Savages": una poesia e una proposta
Nella recensione sul "New York Times" della Famiglia Savage, Manohla Dargis cita una poesia di Philip Larkin, This Be The Verse. Fiorenza ha trovato il testo completo (lo leggete qui sotto) e lancia una proposta: sceglierlo come materiale per il prossimo laboratorio di poesia, allargando per una volta la prospettiva da Madri e figlie a Genitori e figli/e.
They fuck you up your mum and dad.
The may not mean to, but they do.
They fill you wih the faults tey had
And add some extra, just for you.
But they were fucked up in their turn
By fools in old-style hats and coats,
Who half the time were soppy-stern
And half at one another's throats.
Man hands on misery to man.
It deepens like a coastal shelf.
Get out as early as you can,
And don't have any kids yourself.
martedì 13 aprile 2010
Strascichi di Meduse
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"Vi propongo un disegno su "Medusa" di Silvia Plath nato dopo una telefonata non esattamente idilliaca con mia madre.
Doveroso ricordare che nel laboratorio Maria Teresa ha lanciato l'intuizione che la poesia sia stata composta dalla Plath proprio sullo strascico emotivo di una telefonata tempestosa. Ce ne siamo convinte tutte : si spiegherebbero bene così espressioni come "cavo atlantico" o " respiro tremulo all'altro capo della mia linea".
Mi faceva notare Carla che di Meduse nel disegno ce ne sono due, e in effetti una è la madre-medusa,"tentacolo anguilloso", vischiosa sì, ma in qualche modo ormai stanca e sbiadita. L'altra è la figlia, che di Medusa ha certamente l'ira e i capelli-serpenti che sibilano parole di fuoco, però è tutta e solo testa. Al di là dell'Atlantico che le divide sono urticantemente attaccate, come suggerisce l'ambigua chiusa "non c'è niente tra noi", e più simili di quanto non si possa pensare. "
Fiorenza Mormile
domenica 11 aprile 2010
Impressioni fugaci
A margine dell'incontro di sabato su "Le correzioni" vorrei aggiungere un
paio di considerazioni:
dal punto di vista della narrazione mi sono appassionata:
agli eventi quotidiani trattati come speciali, con le frequenti digressioni su argomenti secondari; la descrizione quasi maniacale degli ambienti unita ai racconti della vita psicologica degli oggetti, elencati in liste interminabili.
Ho trovato poi della inaspettata ironia:
quando Gary, "democraticamente", si augura che le migrazioni dagli stati centrali alle coste degli americani (gli aspiranti "perfetti cool") , vengano proibite e che ritornino a nutrirsi di "cibi pesanti",
e ancora ho trovato esilaranti le bimbe che giocano a:
" io ero un buco nero e tu una nana rossa - no il buco nero voglio farlo io"
o "... tu eri un agente patogeno e io ero un leucocita"
o il "bassotto al guinzaglio che altro non è che una bombola di ossigeno su rotelle",
o l'idea che "i cuochi siano i mitocondri dell'umanità",
o "di quanto ristorante ci sia nel cibo da ristorante e di quanta casa ci sia in quello di casa"!
ed infine cosa ne pensate del personaggio di Robin, che va a messa tutte le settimane (o tutti i giorni non ricordo) e vive costantemente nel senso di colpa? è sufficientemente cattolico?
paio di considerazioni:
dal punto di vista della narrazione mi sono appassionata:
agli eventi quotidiani trattati come speciali, con le frequenti digressioni su argomenti secondari; la descrizione quasi maniacale degli ambienti unita ai racconti della vita psicologica degli oggetti, elencati in liste interminabili.
Ho trovato poi della inaspettata ironia:
quando Gary, "democraticamente", si augura che le migrazioni dagli stati centrali alle coste degli americani (gli aspiranti "perfetti cool") , vengano proibite e che ritornino a nutrirsi di "cibi pesanti",
e ancora ho trovato esilaranti le bimbe che giocano a:
" io ero un buco nero e tu una nana rossa - no il buco nero voglio farlo io"
o "... tu eri un agente patogeno e io ero un leucocita"
o il "bassotto al guinzaglio che altro non è che una bombola di ossigeno su rotelle",
o l'idea che "i cuochi siano i mitocondri dell'umanità",
o "di quanto ristorante ci sia nel cibo da ristorante e di quanta casa ci sia in quello di casa"!
ed infine cosa ne pensate del personaggio di Robin, che va a messa tutte le settimane (o tutti i giorni non ricordo) e vive costantemente nel senso di colpa? è sufficientemente cattolico?
venerdì 9 aprile 2010
Le correzioni di Jonathan Franzen
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martedì 6 aprile 2010
per i lettori di Nicola La Gioia ( e tutti gli altri)
Brevemente segnalo, a chi fosse interessato, che questa settimana su radio tre, pagina 3, dalle 9 alle 9.30, Nicola La Gioia cura la pagina culturale dei quotidiani
sabato 3 aprile 2010
Medusa rivisitata
Della poesia Medusa di Sylvia Plath esistono in italiano due traduzioni: una di Giovanni Giudici (che si può leggere qui), l'altra di Anna Ravano, all'interno del volume dei Meridiani (Mondadori, 2002) dedicato alla poetessa americana. Nell'ultimo incontro del laboratorio di poesia, ne abbiamo proposto una nuova versione. Eccola:
Al largo di quella lingua di pietre tappabocca
Occhi sospinti da bastoni bianchi
Orecchie a coppa per le incoerenze del mare
Ospiti la tua testa inquietante – pupilla divina
Lente di grazia,
I tuoi scherani
Agitano le cellule impazzite all'ombra della mia chiglia,
Si fanno largo come cuori
Stigmate rosse dritto in centro,
Cavalcano l'onda di ritorno al punto più vicino di partenza.
Trascinano la loro chioma nazarena.
L'ho scampata? Mi chiedo.
La mia mente ti si avviluppa,
Vecchio cordone appiccicoso, cavo atlantico,
Che si mantiene, pare, miracolosamente in forma.
In ogni caso, tu sei sempre lì,
Respiro tremulo all'altro capo della mia linea.
Curva d'acqua sprizzante
Al tocco della mia verga, abbagliante e grata,
Che tocca e succhia.
Non ti ho chiamato
Non ti ho chiamato affatto.
Ciò nonostante, ciò nonostante
Hai traversato il mare fino a me
Grassa e rossa, una placenta
Che paralizza lo scalciare degli amanti.
Luce di cobra
Spremi il respiro alle campane di sangue
Della fucsia. Non respiravo,
Morta e senza soldi.
Sovraesposta, come un raggio X.
Ma chi credi di essere?
Un'ostia da far messa? Una madonna gonfia di pianto?
Non prenderò un boccone dal tuo corpo,
Bottiglia nella quale vivo,
Vaticano spettrale.
Mi nausea da morire il sale caldo.
Come eunuchi verdi i tuoi desideri
Sibilano ai miei peccati.
Alla larga, tentacolo anguilloso!
Non c'è niente tra noi.
Al largo di quella lingua di pietre tappabocca
Occhi sospinti da bastoni bianchi
Orecchie a coppa per le incoerenze del mare
Ospiti la tua testa inquietante – pupilla divina
Lente di grazia,
I tuoi scherani
Agitano le cellule impazzite all'ombra della mia chiglia,
Si fanno largo come cuori
Stigmate rosse dritto in centro,
Cavalcano l'onda di ritorno al punto più vicino di partenza.
Trascinano la loro chioma nazarena.
L'ho scampata? Mi chiedo.
La mia mente ti si avviluppa,
Vecchio cordone appiccicoso, cavo atlantico,
Che si mantiene, pare, miracolosamente in forma.
In ogni caso, tu sei sempre lì,
Respiro tremulo all'altro capo della mia linea.
Curva d'acqua sprizzante
Al tocco della mia verga, abbagliante e grata,
Che tocca e succhia.
Non ti ho chiamato
Non ti ho chiamato affatto.
Ciò nonostante, ciò nonostante
Hai traversato il mare fino a me
Grassa e rossa, una placenta
Che paralizza lo scalciare degli amanti.
Luce di cobra
Spremi il respiro alle campane di sangue
Della fucsia. Non respiravo,
Morta e senza soldi.
Sovraesposta, come un raggio X.
Ma chi credi di essere?
Un'ostia da far messa? Una madonna gonfia di pianto?
Non prenderò un boccone dal tuo corpo,
Bottiglia nella quale vivo,
Vaticano spettrale.
Mi nausea da morire il sale caldo.
Come eunuchi verdi i tuoi desideri
Sibilano ai miei peccati.
Alla larga, tentacolo anguilloso!
Non c'è niente tra noi.
La famiglia Savage
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