martedì 3 dicembre 2024

DI BOSCHI E SELVE: Stefano Dal Bianco al Casale dei Cedrati

 

DI BOSCHI E DI SELVE - TERZO INCONTRO Domenica 8 dicembre 2024 @ 11.00 – 12.30 al Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219 Roma. 

Stefano Dal Bianco è il terzo ospite del ciclo Di boschi e di selve, otto dialoghi mensili curati da Maria Teresa Carbone e realizzati al Casale dei Cedrati in collaborazione con l’associazione Monteverdelegge. Al centro degli incontri, cui partecipano persone attive in campi diversi, dalla scrittura all’arte, alla scienza, c’è un luogo, il bosco, che nelle sue declinazioni (selva, foresta, giungla…), si è rivelato agli umani come spazio di rigenerazione o di smarrimento: fonte di risorse, entità oscura, territorio magico del sogno. 

Stefano Dal Bianco vive in provincia di Siena, dove insegna Poetica e stilistica all’università. Si è occupato prevalentemente di Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto, Andrea Zanzotto. Tra le sue raccolte di poesia La bella mano (Crocetti 1991), Ritorno a Planaval (Mondadori 2001, LietoColle 2018), Prove di libertà (Mondadori 2012), Paradiso (Garzanti 2024). I suoi saggi di poetica sono raccolti in Distratti dal silenzio. Diario di poesia contemporanea (Quodlibet 2019).

venerdì 22 novembre 2024

UN BENE COMUNE DA SOSTENERE E PROMUOVERE: LA BIBLIOTECA SCOLASTICA DELL'IIS CAFFE'


Pubblichiamo qui di seguito la mail che le due associazioni Monteverdelegge e Forum del Libro hanno scritto congiuntamente al Dirigente Scolastico dell'Istituto di Istruzione Superiore Federico Caffé

Dal 2011 nel territorio del XII municipio di Roma la biblioteca dell'IIBiblioteca scolastica dell'IIS Federico Caffè è aperta agli studenti e negli ultimi tre anni a tutti i cittadini, attuando così quella promozione della lettura che l'articolo 5 della legge 1 febbraio 2020/15 definisce "strumento di base per l’esercizio del diritto all’istruzione e alla cultura nell’ambito della società della conoscenza". 

In questo arco di tempo la biblioteca dell'IIS Federico Caffè, vero presidio culturale e democratico, è cresciuta fino a contare su un catalogo di ben 22.296 testi, grazie al lavoro competente e appassionato del professore Massimo Tegolini, all’adesione al Polo RMR SBNCloud dell’Archivio Storico Capitolino e al contributo di 50 studenti universitari, delle università La Sapienza e Roma Tre che vi hanno svolto il loro tirocinio curriculare. 

All'interno della biblioteca si sono inoltre tenuti incontri, aperti alla cittadinanza, su libri e temi di particolare interesse, mettendo in pratica l'idea della lettura come “momento qualificante del percorso didattico ed educativo degli studenti" e svolgendo un ruolo prezioso per la crescita sociale e culturale di un territorio come quello del municipio XII che conta oltre 140mila abitanti. 

Il Forum del Libro e l'associazione culturale Monteverdelegge chiedono pertanto che questo lavoro fondamentale non solo per gli abitanti del municipio XII ma per tutti coloro abbiano a cuore la scuola (e la biblioteca scolastica) come bene comune secondo i dettami della nostra Costituzione, possa continuare, e nel concreto domandano al Dirigente Scolastico dell’IIS Federico Caffè che venga accolta la richiesta del professore Tegolini - attualmente in pensione - di svolgere, presso la biblioteca IIS Federico Caffè, l’attività di volontariato gratuito, con copertura assicurativa, nelle fasce orarie mattutine e pomeridiane, in almeno tre pomeriggi, ricordando che il professore opera in modo volontario e gratuito, dal primo settembre 2011, come “bibliotecario senza titolo”. 

Associazione Monteverdelegge 

Associazione Forum del Libro

martedì 12 novembre 2024

MVL Teatro: La sottrazione come gesto di resistenza. Note a "La vegetariana"

Maria Teresa Carbone

Questo articolo riprende in modo più sintetico un testo pubblicato l'8 novembre sulla newsletter Risvolti della piattaforma Substack.


L'attesa è stata lunga decenni, ma finalmente in questo 2024 la Corea del Sud ha realizzato il suo sogno: vincere il Nobel per la letteratura, assegnato dall'Accademia di Stoccolma a Han Kang, autrice di romanzi come
La vegetariana e Atti umani, tradotti qui in Italia per Adelphi. Per quanto conosciuta e tradotta all’estero, però, agli occhi del suo paese Han Kang non era una nobellizzanda, tanto è vero che il giorno dell’annuncio nessun giornalista si era appostato davanti alla sua porta per captare le sue reazioni in caso di vittoria. Lo ha raccontato il critico Alex Taek-Gwang Lee in un articolo uscito su e-flux, che ho in parte ripreso nella rubrica Express della settimana scorsa sul quotidiano il manifesto. Anche Lee, comunque, come già nel 2006 il coreanista Maurizio Riotto, scrive che il Nobel era diventato per la Corea del Sud “una missione nazionale per ottenere un riconoscimento culturale globale”. O un’ossessione, forse.

Ci ho ripensato qualche giorno fa, dopo avere visto al Teatro Vascello la versione teatrale de La vegetariana di Han Kang diretta da Daria Deflorian e interpretata da lei insieme a Gabriele Portoghese, Paolo Musio e Monica Piseddu. Lo spettacolo faceva parte del cartellone del Romaeuropa Festival, è passato all’Odéon, a Parigi, per il Festival d’automne, poi andrà a Milano e a Torino, e di sicuro altrove. Lunghi, fragorosi, più che meritati, gli applausi l’altra sera.


Confronti con il libro non ne faccio perché il passaggio dalla pagina a una dimensione fisica comporta la nascita di un oggetto comunque diverso, e perché finora il romanzo di Han Kang l’ho solo sfogliato. Amici che lo hanno letto mi dicono che la regista (e autrice dell’adattamento con Francesca Marciano) ha colto molto bene l’essenza del romanzo, il senso di minaccia e di violenza che lo attraversa e a cui ci si può opporre, sembrerebbe, solo con una scelta di radicale sottrazione. Conoscendo un po' il lavoro di Deflorian e la serietà (una parola che, a scriverla, mi suona desueta) con cui costruisce i suoi spettacoli, non ne sono sorpresa. De La vegetariana ho trovato stupendo il modo in cui gli attori, tutti eccezionalmente bravi, si muovono in uno spazio scenico spoglio eppure denso, attraversato da luci oblique, simili ai fantasmi che affollano la mente della “vegetariana” e che la spingono verso un rifiuto della carne intesa come umanità: sempre più sicura, dunque, la traiettoria di lei, a contrasto con le esitazioni, gli andirivieni, i sussulti degli altri che la osservano senza capire, solo - nel caso della sorella, interpretata da Deflorian stessa - accettandola e amandola. Ed è moltissimo.

Leggerò il libro, e anche Atti umani, sul massacro di Gwangju, la città dove Han Kang è nata nel 1970 e dove dieci anni dopo l’esercito sudcoreano ha ammazzato centinaia o migliaia di persone che protestavano contro la dittatura allora al potere (per capire La vegetariana, leggere Atti umani è indispensabile, ha detto Deflorian in alcune interviste). Ma intanto mi colpisce quanto è lontano l’accanimento dell’ufficialità coreana nel perseguire il Nobel dalla scelta di Han Kang di avere come perno del suo romanzo un personaggio che è stato paragonato al Bartleby di Melville nel suo “preferirei di no”. E mi colpisce anche di più il “preferirei di no” della società sudcoreana, dove non nascono bambini (è il paese con il tasso più basso di natalità nel mondo, pare che nel 2024 si sia scesi allo 0,68 per donna, contro lo 0,78 di due anni fa, nonostante abbiano creato un ministero apposta) e dove in tanti scelgono di uccidersi (tra i membri dell’Ocse ha il più alto tasso di suicidi, prima causa di morte nella fascia 10-39 e in alto anche fra i vecchi che non vogliono pesare sui figli).

Vorrei sapere di più, non questi brandelli raccattati qua e là o certi fotogrammi sparsi, la pioggia di Parasite e le campagne incerte di Burning, e nemmeno il tentativo astratto di immaginare cosa significa essere nati in un paese che da tre o quattro generazioni è in guerra permanente e congelata con l’altra sua metà. Apro il libro di Maria Anna Mariani, Dalla Corea del Sud (ExOrma 2017), guida “parzialissima, irrequieta e meteoropatica” di un “paese misterioso che sulla mappa è a forma di tigre e come una tigre balza in avanti col suo PIL che si espande feroce”, e a pagina 17 trovo quella che forse è la scheggia di una lezione nel college non lontano dalla linea di confine con la Corea del Nord, dove Maria Anna ha insegnato italiano per quattro o cinque anni: “Non posso farvi vedere le mie ossa, non posso davvero. Le mie ossa sono bianche e lisce e dure, stanno sotto la pelle. Pibu è pelle, e mi tocco la faccia, mi pizzico le guance e poi gli avambracci. Sotto come si dice? Haré, mi pare si dica haré. E allora pibu haré e trovate le ossa. Capito? Capito cosa sono le ossa? Al singolare è osso, però, attenti, cambia sesso questa parola, è strana, vero? E intorno alle ossa c'è il sangue rosso e poi i muscoli feroci e i nervi che sono sempre un guizzo, sempre”.

domenica 13 ottobre 2024

Buone nuove dal Laboratorio di traduzione di poesia Monteverdelegge

Fiorenza Mormile 

Alla ripresa delle attività sulla poetessa statunitense Sandra Beasley, ci è giunta, graditissima, la notizia che l’ultima nostra traduzione edita, Arte della fuga di Mina Gorji, ha vinto il 1° Premio Sezione Poesia del XXV Premio di Scrittura Femminile "Il Paese delle Donne", storico periodico della Casa delle Donne a Roma. 
Di questa raffinata poetessa anglo- iraniana, rifugiatasi bambina con la famiglia in Inghilterra all’avvento degli ayatollah e oggi docente di letteratura a Oxford, avevamo già scritto in un post con il link a un’ampia selezione di testi uscita nel febbraio 2023 su “Officina Poesia Nuovi Argomenti”. 

Alleghiamo qui sotto due attente recensioni: quella di Paolo Febbraro, Fare della fuga una vera arte, uscita a settembre sul n° 248 del Domenicale  del Sole 24 ore e quella di Serena Vitale, Vite in fuga, appena uscita sul n°167 di  Leggendaria. Contiamo di fare prossimamente una presentazione da Plautilla di cui avrete tempestiva informazione.


Paolo Febbraro, Fare della fuga una vera arte, n° 248 del Domenicale  del Sole 24 ore 

Serena Vitale, Vite in fuga, Leggendaria, n° 167

domenica 6 ottobre 2024

MVL Teatro: La Fabbrica dell'attore 50 anni di (R)esistenza al Teatro Vascello

 Fino a domenica pomeriggio - 6 ottobre sarà possibile assistere, al Teatro Vascello, a La Fabbrica dell'attore 50 anni di (R)esistenza.  Non proprio uno spettacolo, anche se ne ha tutte le caratteristiche - progetto, drammaturgia, e regia di Manuela Kustermann ma piuttosto un testimonianza. Necessaria, per un Teatro che non è solo tale, ma che è una memoria storica dell'esperienza teatrale di ricerca a Roma, in Italia e non solo, dagli anni '60 ad oggi. Sul tappeto e fondale sono proiettate centinaia di fotografie che raccontano le vite di tanti artisti che, con Manuela Kustermann e Giancarlo Nanni e hanno costruito l'avanguardia del secolo scorso, fondando prima il Teatro La Fede in via Portuense, e poi il Teatro Vascello, nato nel 1989 dalla ristrutturazione del vecchio cinema omonimo del 1946. 

La Fabbrica dell'attore 50 anni di (R)esistenza, Foto Tommaso Le Pera

Nei filmati d'epoca, fotografie e racconti narrati in scena dalla stessa Kustermann, Massimo Fedele, Gaia Benassi, Paolo Lorimer e dalla voce di Alkis Zanis, il pubblico può riconoscere, con qualche anno di meno, gli stessi attori che vede in carne ed ossa sul palco, ma anche tanti artisti della Scuola Romana, danzatori, personaggi dello spettacolo che hanno lavorato accanto alla coppia Nanni-Kustermann, e anche vedere le immagini del Vascello quando non era ancora un teatro, ma un enorme spazio vuoto, in attesa di diventare quella cavea che si affaccia sul palco. È un racconto da non perdere per chi ha vissuto questa storia come protagonista e come spettatore, ma anche e soprattutto per chi ne ha solo sentito parlare e per chi abbia voglia di fermarsi per due ore ad ascoltare e vedere cosa c'è dietro quella scritta Vascello che (R)esiste tutte le sere in Via Carini a Monteverde.  

sabato 29 giugno 2024

Quando a settembre si riaccenderà l’insegna del teatro Vascello


Alla fine di agosto avremo davanti a noi i bagliori di un autunno animato da un susseguirsi di appuntamenti imperdibili di teatro, musica e letteratura. Il Vascello ha infatti in programma una stagione vertiginosa, splendida, che manterrà vivo, nelle sue serate animate dall’amore per la cultura e per il teatro, il nostro quartiere di Monteverde, sempre più spesso buio e addormentato già alle nove di sera. 

In una breve ma intensa presentazione che si può ascoltare a questo link, Manuela Kustermann espone una panoramica sulla futura stagione, ricordando,  per prima cosa, che quest’anno si festeggerà mezzo secolo dalla fondazione della storica Compagnia La Fabbrica dell’attore, con uno spettacolo intitolato non a caso La fabbrica dell’attore 50 anni di (R)esistenza, che testimonia la memoria dei rapporti della Compagnia - e del Teatro Vascello a cui ha dato vita - con tanto teatro di ricerca romano e internazionale. 

L’elenco di artiste e artisti che si susseguiranno sul palcoscenico del Vascello da settembre 2024 a maggio del 2025 è una vera carrellata sul teatro più interessante in giro in questo periodo in Italia ed Europa, con un programma che da un lato dimostra una sempre viva attenzione ai nuovi linguaggi che reinterpretano i testi classici, ma che porta anche in scena nuove drammaturgie, con lavori di storici interpreti, ma anche di giovani registi e attori. Non ci sarà solo prosa, ma anche festival, musica, concerti, il bistrot e tanti laboratori. 

Monteverdelegge ha creato una chat di gruppo su whatsapp, MVL teatro in cui ci si tiene sempre informati sui nuovi spettacoli che si alternano nella stagione, e quando ci si riesce, si scambiano i pareri sugli spettacoli visti nella rubrica  IL DOPO TEATRO  che si può leggere in questo blog. 

Qui si può consultare il ricco cartellone del Teatro Vascello stagione 24-25 e si ricorda che per gli iscritti all'associazione Monteverdelegge che esisibiranno la tessera (o il numero di tessera se acquistata online)) ci saranno sempre prezzi scontati in convenzione.

giovedì 20 giugno 2024

INCONTRI DA PLAUTILLA: Massimo Bacigalupo sabato 22 giugno alle 11:00

Sabato 22 giugno alle ore 11:00 da Plautilla (Via Colautti 28), Massimo Bacigalupo, celebre anglista,  dialogherà della sua opera con Maria Teresa Carbone.

Massimo Bacigalupo, anglista e critico letterario, ha tradotto autori come Ezra Pound, William Wordsworth, Louise Gluck. Al centro dell'incontro, in particolare, sarà il suo libro più recente Bloomsdays. In cammino con Joyce & Company (Calamospecchia edizioni), racconto dall'interno della kermesse che, su sua iniziativa, si tiene ogni anno il 16 giugno a Genova, quando la città diventa il palcoscenico di una grande e collettiva ricostruzione dell'Ulysses di James Joyce.