venerdì 28 novembre 2025

MVL teatro: l'Antigone potente di Roberto Latini al Teatro Vascello fino al 30 novembre

"Spettacolo potente nella sua duplice lettura tra il mito e il presente". Con dodici parole il nostro amico Alessandro ha definito l'Antigone di Jean Anouilh con la regia Roberto Latini in scena al Teatro Vascello fino al 30 novembre. Potente, si, lo è, e per tante ragioni, per il testo e per la regia che stravolgono il mito antico di Antigone, caparbia eroina classica chiusa in sé stessa che, secondo Sofocle, decideva di morire per difendere il suo diritto a rispettare la sacralità dell’umano rispetto alle leggi del potere. Questa è, invece, una Antigone ben incuneata nel presente, morente “nel quotidiano fallire”, scrive Roberto latini nelle sue note di regia, ben consapevole che misurarsi con la tragedia di Sofocle attraverso la riscrittura di Anouilh comporta una necessaria fallimentare immersione nella realtà odierna. Per chi volesse leggerlo, il testo di Anouilh si può trovare sul web digitando titolo e autore su Google. 

Roberto Latini, Antigone, foto Manuela Giusto 

 Il fallimento, d’altra parte – come racconta Cecilia Grassi Alessi in una scheda della Treccani anch’essa fruibile online, aveva già accompagnato al suo debutto l’opera al piccolo Théâtre de l’Atelier a Parigi il 6 febbraio 1944. Infatti la prima rappresentazione era stata accolta dal silenzio del pubblico, senza applausi, in una Parigi occupata dalle truppe tedesche sotto il governo di Vichy: Antigone sembrava rappresentare forse una incarnazione di un movimento di Resistenza che l’autore descriveva come suicidario, incoerente e perdente, mentre Creonte poteva sembrare un collaborazionista di Vichi, di cui l’autore scavava con troppa compassione le contraddizioni e forse, in fondo, anche le motivazioni. Pur immersi in un contesto diverso, è proprio questo aspetto che spiazza nello spettacolo al Vascello: la profonda sfaccettatura dei protagonisti, il loro non essere opposti, ma piuttosto le due facce di un conflitto fallimentare allo specchio. La pièce inizia con un prologo che indica agli spettatori, come in una fotografia, i personaggi - personaggi e non attori, che non vediamo ancora all’opera, ma che con echi pirandelliani, rappresenteranno la storia di Antigone: la protagonista, quella pensante, è magra e bruttina ed è sorella della bella Ismene, anch’essa assorta nei suoi pensieri, e poi Creonte, più padre che zio, vecchio e stanco che medita accanto al suo paggio, mentre la nutrice, che fa la maglia,  è una sorta di madre-nonna di Antigone ed è quella che parla di più, dice, commenta, ama come una madre- nonna la giovane adolescente. Siamo di fronte ad una famiglia che “gioca” il play di Antigone, con un padre, una madre e due figlie, delle quali una è una sciacquetta burattina che segue le regole del quieto vivere, mentre l’altra, quella mitica, l’eroina, fa tardi la notte, perde tempo distesa nei parti a guardare le stelle e le albe… Nel dramma infatti gli attori sono persone con una maschera sul viso, che raccontano ciascuno la propria storia che, pur legata al mito, ha piuttosto il sapore della cronaca. 

Nella regia di Latini e con le scene di Gregorio Zurla il palcoscenico mostra un attraversamento pedonale (memoria pop di Abbey Road?),  con fermata dell’autobus, panchina e telefono pubblico a gettoni, cimelio novecentesco insieme con tanti vecchi scatoloni televisori con le loro manopole, di quelli anni ’60: le cose accennano al secolo scorso, quello analogico, in cui non c’erano ancora né i cellulari, né gli schermi piatti, e neppure i monopattini che sfrecciano oggi sulle strisce pedonali. Roberto Latini- Antigone dapprima parla alla nutrice dalla platea vestito come un comune spettatore, ma quando scende dalla cavea sul palco si trasforma in una splendida primadonna, eroina rock - trans - nero vestita con un abito lungo e gonfio di taffetà, che domina con il suo corpo maestoso e con la sua voce incandescente l’intero palcoscenico. La sua Antigone è una adolescente che parla a quelli di oggi e a quelli che lo sono stati, che scava nei ricordi di quanti oggi sono adulti, forse anche vecchi, e che qualche tempo fa hanno gridato ai loro padri le ragioni della loro ribellione. E Creonte non è un re mitico che difende con forza la ragion di Stato, ma un vecchio zio-padre borghese stanco che rivela le sue debolezze, i compromessi che deve accettare, le vili verità che per mera praticità che ha dovuto nascondere al suo regno famigliare.

Roberto Latini, Antigone, foto Manuela Giusto

Antigone sale sul piedistallo fatto di televisioni e, novella polena rivoluzionaria con abito al vento lo attacca su un sottofondo musicale pop emozionante, lo ghermisce, lo incalza, gli urla il suo bisogno di giustizia e affronta con coraggio l’esito delle sue scelte, ma d’altro canto rivela anche la sua fragilità, le sue adolescenziali contraddizioni, le sue paure, le sue non scelte.  In fondo questa Antigone è una ragazza borghese novecentesca che contesta le regole della società borghese in cui è cresciuta. Nel secolo scorso, insieme ai telefoni e alle televisioni e alle lucidatrici esisteva ancora questa parola, borghesia, vecchia piccola borghesia, contro cui tanti giovani si scagliavano opponendo con veemenza la loro critica. Questa parola oggi non si sente più, è sparita insieme ai gettoni dei telefoni pubblici, ma forse la voce di questa Antigone sessantottina ha ancora qualcuno che, nel buio del teatro, vuole ascoltare il suo grido, la sua protesta, oggi dispersa nei social, nel talk show, negli schermi infiniti dei cellulari. Il coro di Anouilh diceva,  alla fine, che senza la piccola Antigone, è vero, sarebbero stati tutti più tranquilli. Forse oggi siamo tutti troppo tranquilli.

Maria Cristina Reggio 

mercoledì 5 novembre 2025

Plu che fragile, da valorizzare. Il mondo della lettura va riscritto

Proponiamo di seguito ampi stralci di un articolo uscito su "Domani" martedì 4 novembre 2025., ringraziando l'autrice, Chiara Faggiolani, presidente del Forum del Libro e docente di  Biblioteconomia all'Università Sapienza di Roma, per avere acconsentito alla pubblicazione.

Chiara Faggiolani*

[...] Credo sia importante parlare ora della necessità di una visione sistemica della lettura, capace di unire ciò che troppo spesso procede per compartimenti — il mondo dell'editoria, della scuola, delle biblioteche, delle politiche pubbliche e delle comunità dei lettori. Serve unire il mondo dell'editoria, della scuola, delle biblioteche, delle politiche pubbliche e delle comunità dei lettori — in un disegno comune di crescita culturale e civile.

In un'intervista a Fahrenheit lo scorso 22 ottobre Giuseppe Laterza aveva accennato all'idea di un tavolo permanente sulla promozione della lettura, un organismo di confronto aperto, trasparente a carattere consultivo. È una proposta che, come Forum del Libro, vorremmo lanciare perché ci sembra arrivato il momento giusto per realizzarla. Peraltro, ci ispiriamo alle parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Bologna Children's Book Fair: Gli editori, in generale, e quelli per ragazzi in particolare, sono portatori di una grande responsabilità nella formazione dei cittadini. Vanno quindi incoraggiate le iniziative e le sinergie per giungere a una vera alleanza per la lettura tra il mondo dei libri, le famiglie, la scuola, i media, le biblioteche e le nuove tecnologie, che possono diventare strumenti di diffusione e promozione della lettura e della cultura.

In due decenni di attività abbiamo imparato che nessuno può promuovere la lettura da solo. Non bastano festival o progetti educativi, anche i più innovativi, se non si inseriscono in una visione comune e in politiche pubbliche di lungo periodo. Per questo, nell'ultimo anno, il Forum ha lavorato per ricucire il dialogo tra istituzioni, professionisti e comunità, riconoscendo nella lettura un diritto condiviso e un atto di cittadinanza culturale. Da qui è nato un programma di incontri sulla lettura socializzata come esperienza trasformativa e una crescente attenzione ai contesti in cui la lettura diventa presidi di benessere, soprattutto per i più giovani. 

Il Forum del Libro
Da vent'anni il Forum del Libro rappresenta un unicum nel panorama culturale italiano: un luogo di dialogo che riunisce tutti gli attori della filiera del libro. Intorno a un'idea semplice è nata una stagione intensa di lavoro: tre giornate dedicate alle biblioteche scolastiche dove abbiamo presentato il documento Le biblioteche scolastiche per il futuro dell'ItaliaNel frattempo, il panorama nazionale si è arricchito di esperienze che vanno nella stessa direzione: la grande indagine sui gruppi di lettura S.T.O.R.LE. - Storie Trasformative, Opportunità, Relazioni, Inclusione, e #ioleggoperché che ogni anno riporta l'attenzione sull'importanza di far circolare libri nelle scuole. Tutti questi percorsi ci portano a rilanciare con convinzione la proposta del tavolo permanente di consultazione per la lettura.

Valorizzare il buono
Un luogo non pensato per discutere solo delle criticità, ma per valorizzare ciò che funziona, per mettere in dialogo esperienze positive, pratiche efficaci e visioni lungimiranti. Un tavolo dedicato a "costruire insieme", partendo dalle cose belle che già accadono nel mondo della lettura e che meritano di essere conosciute, sostenute e moltiplicate. Significa anche avviare una nuova narrazione della lettura, fondata non sulle sue fragilità, ma sulla sua straordinaria capacità di creare legami, conoscenza e futuro. È di questo che abbiamo bisogno, adesso.

lunedì 21 luglio 2025

Con il teatro VASCELLO riprendiamo il largo a settembre

Stanno per iniziare le vacanze estive e nella calura romana non pensiamo ancora a cosa ci aspetta nelle sere d’autunno, ma se facciamo due passi in Via Carini, veniamo attratti dal richiamo delle colorate locandine del teatro Vascello, fitte fitte di nomi che appartengono alla storia culturale del teatro nazionale e internazionale. 

Ci avviciniamo e scopriamo la meraviglia: il teatro di ricerca è vivo, ci aspetta a settembre con 28 spettacoli che ci offrono tanti nuovi stimoli, voci e visi di attori che conosciamo o che ci piacerebbe conoscere, registi che, insieme con i migliori drammaturghi hanno tante storie ancora da raccontare. Con la sua energia travolgente, ce ne parla Manuela Kustermann in questo breve video. 

Sulla locandina scorriamo qualche nome, da Andrea De Rosa a Mario Martone, a Pippo Delbono o Ascanio Celestini, Roberto Latini, Fabio Condemi, Marco Martinelli, Marcido Marcidoris, Daria Deflorian, Carrozzeria Orfeo. Poi scopriamo che alcuni spettacoli sono realizzati in collaborazione con il Romaeuropa Festival, dal Frankenstein dei Motus, al nuovo lavoro di Milo Rau, di Fabiana Jacozzilli e molti altri. A questo LINK si può visionare la stagione completa 2025-2026. Se si vuole invece scaricare il PDF del libretto della stagione, si può cliccare QUI. 

A questo LINK  si possono scoprire le tipologie di abbonamento offerte per la prossima stagione e per qualsiasi info ci si può rivolgere via mail  a  promozioneteatrovascello@gmail.com oppure telefonare ai numeri 06 5881021 – 06 5898031. 

Non resta a questo punto che augurare buone vacanze a tutti i lettori di Monteverdelegge e a tutti gli appassionati di Monteverdelegge Teatro, in attesa di aggiornamenti sul varo autunnale nel mare teatrale del nostro amato teatro Vascello, ricordando che per tutti gli iscritti alla nostra Associazione esistono promozioni e prezzi speciali. E se poi vorremo incontrarci e bere un bicchiere e fare quattro chiacchiere ascoltando musica dal vivo oppure assistere ad una stand-up comedy, ci si vede sempre al solito posto, al Coffe Plant Bistrot, nel foyer del teatro Vascello, via Carini 78, a Monteverde vecchio.  

sabato 24 maggio 2025

DI BOSCHI E DI SELVE. OTTAVO INCONTRO

Il 24 maggio, ore 11.00-12.30,  il Casale dei Cedrati ospita l'ottavo incontro della serie Di boschi e di selve curata da Maria Teresa Carbone e realizzata in collaborazione con l’associazione Monteverdelegge.  Che rapporto ci può essere tra una foresta, quintessenza del “naturale”, e l’ambiente almeno in apparenza da essa più distante, la città? Intorno a questo interrogativo, che assume nel mondo contemporaneo nuove valenze, si sviluppa la conversazione con Felice Cimatti e Annalisa Metta.


Come in tutti gli incontri del ciclo, che vede la presenza di persone attive in campi diversi, dalla scrittura all’arte, alla scienza, il bosco si rivela agli umani fonte di risorse, entità oscura, territorio magico del sogno – anche quando, come in questo caso, assume connotazioni urbane. Annalisa Metta insegna Architettura del Paesaggio all’Università Roma Tre. Tra i suoi libri, Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride. Tra le realizzazioni recenti, l'installazione In stato di grazia nel festival AMA (Maddaloni, 2025, con F. Cimatti), il parco sul Lungotevere Flaminio (Roma, 2024, con OSA) e l’installazione Every 9 Days, nella mostra Regeneration (Roma, American Academy, 2022, con L. Catalano). Felice Cimatti insegna Filosofia del linguaggio all'Università della Calabria. Ha scritto Filosofia dell'animalità e Il postanimale. La natura dopo l'antropocene. Conduce il programma Uomini e Profeti, su Radio3.

24 maggio 2025 @ 11.00 – 12.30 Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, Roma

martedì 8 aprile 2025

DI BOSCHI E DI SELVE: Raethia Corsini al Casale dei Cedrati

Domenica 13 aprile 2025, h.11.00 – 12.30

Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, Roma 

Frequente metafora di smarrimento e di pericolo, il bosco può essere anche fonte vitale di nutrimento e di energia: sarà questo il tema dell’incontro con Raethia Corsini, settima ospite del ciclo Di boschi e di selve, otto dialoghi mensili curati da Maria Teresa Carbone e realizzati in collaborazione con l’associazione Monteverdelegge. 

"Tra Carnevale e Pasqua, in quel frangente in cui il bosco era ancora spoglio e iniziava a sgranchire i rami al cielo, le radici facevano amicizia con la prima erba spuria punteggiata da qualche ranuncolo variopinto e forsizia gialla, si sentiva lo scricchiolio dei fusti riemergere dal letargo…"

Al centro degli incontri, cui partecipano persone attive in campi diversi, dalla scrittura all’arte, alla scienza, c’è un luogo, il bosco, che nelle sue declinazioni (selva, foresta, giungla…), si è rivelato agli umani come spazio di rigenerazione o di smarrimento: fonte di risorse, entità oscura, territorio magico del sogno. Raethia Corsini, nata a Milano per caso, è toscana DOC da più di cinque generazioni e ha trascorso l’infanzia e buona parte dell’adolescenza sull’Appennino tosco-emiliano. Giornalista professionista, ha scritto di viaggi, cibo, società per i principali magazine italiani. Il suo Suite per un castagno (Guido Tommasi Editore, 2020) ha per protagonista un albero i cui frutti per millenni hanno nutrito gli esseri viventi, fonte economica e di scambio che ha favorito la formazione delle civiltà moderne.

sabato 22 marzo 2025

DI BOSCHI E SELVE: CARLA GHISALBERTI OSPITE AL CASALE DEI CEDRATI

 SESTO INCONTRO, il   22 marzo 2025 @ 11.00 – 12.30,al Casale dei Cedrati, Villa Pamphili, via Aurelia Antica 219, Roma 

Da Cappuccetto rosso a Hänsel e Gretel, il bosco occupa uno spazio centrale nelle fiabe tradizionali, e lo mantiene anche nelle loro rivisitazioni più recenti, e in genere nei libri per l’infanzia. Sono questi i temi di cui si parlerà con Carla Ghisalberti, sesta ospite del ciclo Di boschi e di selve, otto dialoghi mensili curati da Maria Teresa Carbone e realizzati in collaborazione con l’associazione Monteverdelegge. 

Al centro delle conversazioni, cui partecipano persone attive in campi diversi, dalla scrittura all’arte, alla scienza, c’è un luogo, appunto il bosco, che nelle sue declinazioni (selva, foresta, giungla…), si è rivelato agli umani come spazio di rigenerazione o di smarrimento: fonte di risorse, entità oscura, territorio magico del sogno. 

 Carla Ghisalberti ha studiato Storia dell’arte e per quindici anni di quello si è occupata. Poi ha sterzato e ha cominciato a interessarsi alla letteratura per l’infanzia. Ha lavorato per la promozione della lettura di qualità nelle scuole e nelle biblioteche. Oggi si occupa di formazione e scrive su «Lettura Candita», un blog che ha costruito nel 2011. Da una decina d’anni lavora nella redazione di Orecchio acerbo. Non ha quasi mai scritto libri, ma ne ha letti parecchi.

sabato 22 febbraio 2025

MVL TEATRO: Il Ministero della Solitudine al Vascello

La solitudine è un dolente karaoke cantato a una bambola di plastica 

Maria Cristina Reggio 

Di cosa si potrà mai occupare un Ministero della Solitudine? Bisognerebbe chiederlo agli inglesi, che nel 2018 ne hanno istituito uno per la prima volta al mondo, seguiti a ruota nel 2021 dal Giappone, e la compagnia guidata dalla regista Lisa Ferrazzo Natoli con Alessandro Ferroni, disegnatore del suono ce ne mostra una possibile declinazione immaginaria portandolo nuovamente sul palcoscenico al Teatro Vascello. In scena, accanto ad un ufficio provvisorio dell’ipotetico Ministero dotato di tavolino con bolla del pesce rosso e piantina con innaffiatoio che evocano, forse, il prendersi cura di un altro essere vivente, campeggia, centrale e girevole, un grande blocco verticale che funge da cambio scena, su cui girano la grande parete di un alveare, un distributore di oggetti e un maxi frigorifero formato famiglia, elementi-simbolo di una socialità. Nonostante la rotatoria apparizione di questi oggetti, i cinque personaggi che popolano il palcoscenico non riescono a farli diventare luoghi di scambio di una comunità. Vi camminano intorno frettolosi incrociandosi nelle loro traiettorie solitarie, senza incontrarsi davvero, senza mai entrare in relazione tra loro, se non per pochi istanti.

Ciascuno percorre ossessivamente la sua strada, talvolta si ferma, acceso da un attacco di danza, o meglio ancora da improvvisi movimenti incontrollati del corpo che più che al ballo fanno pensare alla sindrome di Tourette, perso nella propria musica pop. Proprio quest’ultima- da David Bowie a Lucio Battisti - e il suo volume diventano l’elemento principale che traccia la drammaturgia, avvolgendo gli spettatori in quella fascinazione ormai ricorrente in molti spettacoli e di cui anche noi spettatori sembra che non sappiamo più fare a meno. Alcuni spettatori accendono perfino il cellulare con Shazam per riconoscere i brani. Eppure, stavolta qualcosa sembra non funzionare nel volume: la musica si sente talvolta ovattata, soffocata come se provenisse da un auricolare di un personaggio, per poi esplodere e avvolgere l’intera platea, simulacro di un immenso auricolare collettivo. 

Non è un guasto, no, è il punctum dello spettacolo, quel qualcosa che, per via della sua incongruenza, colpisce profondamente i nostri sensi di spettatori per dirci qualcosa di importante, su cui riflettere: ciascuno dei personaggi, come noi, è perso nel proprio ascolto individuale e solitario, il “dispositivo” - walkman, cellulare o televisore che sia - che ogni giorno trasporta i nostri suoni, le nostre voci e le nostre parole fino al massimo volume.  Il fragore della musica è la loro - e la nostra - compagnia, e allora non resta altro da fare, ciascuno per nel proprio sordo ascolto, se non improvvisare un celibe Karaoke ad una testimone inerte, una bambola umana che giace su una sedia a rotelle. 

IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE 

regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

drammaturgia del testo Fabrizio Sinisi 

con Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano 

Uno spettacolo di lacasadargilla, 

al Teatro Vascello dal 18 al 23 febbraio 2025

dal martedì al venerdì h 2, sabato h 19 e domenica h 17.




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