La solitudine è un dolente karaoke cantato a una bambola di plastica
Maria Cristina Reggio
Di cosa si potrà mai occupare un Ministero della Solitudine? Bisognerebbe chiederlo agli inglesi, che nel 2018 ne hanno istituito uno per la prima volta al mondo, seguiti a ruota nel 2021 dal Giappone, e la compagnia guidata dalla regista Lisa Ferrazzo Natoli con Alessandro Ferroni, disegnatore del suono ce ne mostra una possibile declinazione immaginaria portandolo nuovamente sul palcoscenico al Teatro Vascello. In scena, accanto ad un ufficio provvisorio dell’ipotetico Ministero dotato di tavolino con bolla del pesce rosso e piantina con innaffiatoio che evocano, forse, il prendersi cura di un altro essere vivente, campeggia, centrale e girevole, un grande blocco verticale che funge da cambio scena, su cui girano la grande parete di un alveare, un distributore di oggetti e un maxi frigorifero formato famiglia, elementi-simbolo di una socialità. Nonostante la rotatoria apparizione di questi oggetti, i cinque personaggi che popolano il palcoscenico non riescono a farli diventare luoghi di scambio di una comunità. Vi camminano intorno frettolosi incrociandosi nelle loro traiettorie solitarie, senza incontrarsi davvero, senza mai entrare in relazione tra loro, se non per pochi istanti.
Ciascuno percorre ossessivamente la sua strada, talvolta si ferma, acceso da un attacco di danza, o meglio ancora da improvvisi movimenti incontrollati del corpo che più che al ballo fanno pensare alla sindrome di Tourette, perso nella propria musica pop. Proprio quest’ultima- da David Bowie a Lucio Battisti - e il suo volume diventano l’elemento principale che traccia la drammaturgia, avvolgendo gli spettatori in quella fascinazione ormai ricorrente in molti spettacoli e di cui anche noi spettatori sembra che non sappiamo più fare a meno. Alcuni spettatori accendono perfino il cellulare con Shazam per riconoscere i brani. Eppure, stavolta qualcosa sembra non funzionare nel volume: la musica si sente talvolta ovattata, soffocata come se provenisse da un auricolare di un personaggio, per poi esplodere e avvolgere l’intera platea, simulacro di un immenso auricolare collettivo.
Non è un guasto, no, è il punctum dello spettacolo, quel qualcosa che, per via della sua incongruenza, colpisce profondamente i nostri sensi di spettatori per dirci qualcosa di importante, su cui riflettere: ciascuno dei personaggi, come noi, è perso nel proprio ascolto individuale e solitario, il “dispositivo” - walkman, cellulare o televisore che sia - che ogni giorno trasporta i nostri suoni, le nostre voci e le nostre parole fino al massimo volume. Il fragore della musica è la loro - e la nostra - compagnia, e allora non resta altro da fare, ciascuno per nel proprio sordo ascolto, se non improvvisare un celibe Karaoke ad una testimone inerte, una bambola umana che giace su una sedia a rotelle.
IL MINISTERO DELLA SOLITUDINE
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
drammaturgia del testo Fabrizio Sinisi
con Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano
Uno spettacolo di lacasadargilla,
al Teatro Vascello dal 18 al 23 febbraio 2025
dal martedì al venerdì h 2, sabato h 19 e domenica h 17.
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