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venerdì 7 marzo 2014

Il libro che fa impazzire: Il Re in Giallo (una maledizione americana)

True detective:
Black stars rise in Carcosa
G. Luca Chiovelli

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Storia del Necronomicon, il libro maledetto

H. P. Lovecraft, L'uomo che sussurrava nelle tenebre

1842. Edgar Allan Poe (1809-1849) pubblica La maschera della morte rossa.
Il principe Prospero, per evitare il contagio della pestilenza, si rifugia in una abbazia sconsacrata, assieme a una brigata di scelti cortigiani, eleggendola a luogo di delizie.
Una sera, durante un festino, si insinua nella corte una figura mascherata: le fattezze riproducono il volto d'un cadavere morto per l'epidemia; gli abiti sono schizzati di scarlatto:

"Allora, chiamando a raccolta il coraggio violento della disperazione, una folla di maschere si precipitò nella sala nera; ma afferrando lo sconosciuto che stava diritto e immobile come una grande statua nell’ombra dell’orologio di ebano, tutti si sentirono soffocati da un terrore indicibile, vedendo che sotto il lenzuolo e la maschera cadaverica che avevano abbrancata con sì violenta energia non si trovava nessuna forma tangibile ..."

Non ha maschera? Non ha maschera: è, essa stessa, la Morte Rossa.
Il principe, i cortigiani, i soldati, muoiono uno dopo l'altro.
La Morte pianta il vessillo definitivo nelle stanze patrizie.

1886. Il misantropo e cinico Ambrose Bierce (1842-1914) pubblica Un abitante di Carcosa (An inhabitant of Carcosa), dove è citato l'immaginario Libro segreto di Hali:

"Poiché diversi sono i modi di morire, alcune volte il corpo rimane; altre volte svanisce con lo spirito. Ciò avviene comunemente con la solitudine e, nessuno assistendo alla sua fine, noi diciamo che l'uomo e perduto o ha intrapreso un lungo viaggio: il che in verità ha fatto; ma alcune volte e accaduto alla vista di molti, come numerosi testimoni asseriscono ..."

Nel racconto il protagonista medita lungamente l'opera e gli insegnamenti del filosofo Hali; in tal modo, passo dopo passo, arriverà a capire d'esser già morto: la rivelazione coinciderà col suo arrivo nella "celebre e antica città di Carcosa", le cui rovine divengono metafora della futilità dell’esistenza umana.
Bierce potrebbe aver derivato il nome di Carcosa da Carcas, antico nome della città di Carcassonne, nella Francia meridionale; oppure, più brutalmente, da carcass, carogna.
Robert William Chambers

1895. Robert William Chambers (1865-1933) pubblica Il re in giallo, una raccolta di dieci racconti, sospesi tra fantastico e decadentismo; i primi quattro (Il riparatore di reputazioni, La maschera, Nella corte del drago e Il segno giallo) sono legati tematicamente fra loro: in essi ricorrono, infatti, come cerchi concentrici, tre elementi sovrannaturali:
Un libro maledetto, Il re in giallo, che ha il potere di far impazzire.
Un entità maligna e onnipotente, chiamata Il Re in Giallo.
Il segno giallo, simbolo traverso cui tale forza malefica si manifesta.
Il libro maledetto, strutturato in due atti, come una tragedia elisabettiana o giacobita del Seicento inglese, è ambientato a Carcosa, sulle rive del lago Hali.
D'esso ci restano, necessariamente, dei brandelli.
Sappiamo che in Carcosa vive una dinastia imperiale o regale.
Conosciamo solo due nomi coinvolti in tale tragedia: Cassilda e Camilla.
In Carcosa (di cui ignoriamo l'ubicazione: terrestre, aliena o infernale) si celebra il culto delle stelle nere: Iadi e Aldebaran.
Altri nomi citati sono: Yhtill, Dehme, Hastur.
Hastur, nome che compare per primo in un racconto di Bierce, Haïta the shepherd (1893), è, forse, un luogo o il nome stesso della divinitè negativa: il Re in Giallo (Hastur = Colui che non deve essere nominato).
Ed ecco una breve storia del libro desunta dal primo racconto di Chambers, Il riparatore di reputazioni:


sabato 7 settembre 2013

Meridiano di sangue / 2 ovvero Zarathustra nel Far West

G. Luca Chiovelli

Meridiano di sangue (1^ parte)


Abbiamo già esaminato il libro di Cormac McCarthy, Meridiano di sangue; non rimane che delinearne la filosofia sottesa che, sorprendentemente, almeno per un americano, è un coerente dispiegamento di un etica e di una visione cosmica ascrivibili, rispettivamente, a Friedrich Nietzsche (1844-1900) e al filosofo greco Anassimandro (610-546 a. C.)
Esamineremo brevemente tali due dottrine per poi vedere come si inverano nell'opera di McCarthy, in special modo nella figura memorabile del Giudice.
Il frammento anassimandreo, che suggestionò, in tale formulazione, proprio Nietzsche, cosi recita:

"[nell’infinito= ápeiron] da dove le cose hanno il loro nascimento, debbono anche andare a finire, secondo la necessità. Esse debbono infatti fare ammenda ed esser giudicate per la loro ingiustizia, secondo l’ordine del tempo" (1)

Dal Tutto indifferenziato ed eterno (ápeiron) nascono, ciclicamente, uomini e cose; la loro nascita, però, prevarica tale grembo infinito: è necessario, quindi, secondo l'ordine del tempo (chronos), ricondurli, a quel Tutto da cui le loro esistenze colpevoli presero vita (l'eterno ritorno).

sabato 6 luglio 2013

Meridiano di sangue, la grande epica lungo la "frontera"

G. Luca Chiovelli


Meridiano di sangue (2^ parte)


Meridiano di sangue, di Cormac McCarthy, è uno dei rarissimi tentativi, riusciti, di evadere dalla letteratura d'ambientazione borghese e di ricucire il rapporto sfilacciato con la grande epica. Esperimento doppiamente meritorio poiché approntato da un americano, in terra americana, ovvero in partibus infidelium, nelle regioni ideologiche dove la letteratura del quotidiano e della psicologia spicciola cresce, si diffonde  e s'impone globalmente con l'inarrestabile leggerezza dell’ovvio prodotto di consumo.
McCarthy nasce nel Rhode Island (a Providence, città natale di H. P. Lovecraft, altro antimodernista a lui ideologicamente affine), ma si trasferisce e si reclude presto nel Tennessee, nel Sud-Est, laddove può abbeverarsi all'unico mito antiborghese proprio dell'America, quello della frontiera, del limite, del confine. Tale mito, adeguatamente trasfigurato, innervato dalle letture di Friedrich Nietzsche e dei presocratici greci (di Anassimandro o, meglio, dalla lettura che Nietzsche diede di quel pensatore pre-logico), è alla base del libro in questione.
Meridiano di sangue, lo affermo da subito, è un capolavoro assoluto, per lo stile al contempo realistico e barocco, e per la profondità dell'evocazione filosofica. Già questo basterebbe a inserirlo fra i maggiori della sua terra; ma, in più, esso si vale d'una caratterizzazione simbolica eccezionale, quella del Giudice Holden, che lo appaia, già da adesso, all'altro feticcio della letteratura americana, il Moby Dick di Melville.
Seguire i due piani di lettura, il narrativo e il simbolico, non è facile.
Per nostra fortuna i libri possono leggersi in tanti modi: questo è un segno della loro immortalità. Si può seguire la storia principale saltando le parti filosofiche (i monologhi del Giudice); oppure, in seguito, leggere esclusivamente quelle, meditarle, quindi ricominciare daccapo con l'intera opera. I classici agognano la rilettura (oltre a sopportare i giudizi degli imbecilli): son come i tappeti di Ishafan che, col calpestio e l’uso, migliorano la nettezza del disegno.
In questo post esamineremo il livello evidente, narrativo, con ampi estratti dalla prosa di McCarthy, baluginante e splendidamente barbarica. In seguito ci dedicheremo all’analisi della figura del Giudice, al cuore filosofico del libro.
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