L’uomo che non guarda è un collettivo artistico che esplora l’accadere dello sguardo umano. Tale sguardo attraversa la realtà senza poterla dominare: esiste nel divenire della messa a fuoco, della dissolvenza, della ricerca e della perdita continua del proprio oggetto. Questa visione intenta a trovare le proprie strade, a percorrerle, ad abbandonarle per scegliere il buio è anche l’esperienza della poesia: un movimento verso la forma per chi la crea come per chi, leggendola, richiama immagini e parole al loro accadere. Tanto nel processo creativo quanto durante la lettura il testo accade con una processualità non lineare. Del testo poetico l’occhio cattura subito l’immagine complessiva cogliendone le parti interrelate (ripetizioni, opposizioni, isomorfismi). La lettura non è altro che la dinamizzazione di questa intuizione d’insieme. Attraverso sette installazioni con schermo - un Libro e sei Fogli - L’uomo che non guarda propone l’esperienza della poesia che unisce poeta e lettore: il movimento verso la forma. Lo schermo dell’Uomo che non guarda è un foglio bianco dal quale emergono parole o insiemi di parole attraverso un processo di assolvenza: “colorandosi” di inchiostro progressivamente e con varia intensità. Il testo poetico emerge come quando è percepito sulla pagina: còlto nella sua immagine totale, di cui sono messi subito, simultaneamente a fuoco gli elementi strutturali e poi si disegnano le articolazioni meno evidenti. Il testo in movimento è così una scatola nera non solo della lettura, ma anche del ritmo, del respiro, dell’attraversamento di uno spazio che la pagina poetica ha congelato in sé e che l’atto di leggere libera ogni volta. Sul piano tecnico si è svolto un lavoro di fine artigianato dell’immagine affidato a calcoli rigorosi: la ricerca della consistenza e della grana della carta (immagine realizzata con macchina fotografica professionale, in alta qualità non compressa), di un carattere il più possibile vicino a quello del libro stampato, il mantenimento dell’architettura del testo (che ha comportato un adattamento dell’immagine per la mise en page), la produzione delle clip relative alla singola unità di testo che emerge dal foglio. Ogni parola o gruppo di parole – in sostanza, le unità minime che si vedono emergere dal foglio - è stato trattato come singola immagine fotografica in formato png. Mentre i sei Fogli sono costituiti da un semplice schermo su cui affiora il testo, il Libro è composto da uno specchio e uno schermo (50 x 80) “rilegati” tra loro, in modo che il testo è un riflesso progressivo dell’indecifrabile. Il lettore / visitatore si trova di fronte al libro aperto. Il testo emerge sulla pagina 1 (lo schermo) al contrario ed è riflesso dalla pagina 2 (lo specchio) in forma leggibile. Tra la pagina 1 - testo al contrario - e la pagina 2 - testo leggibile – c’è il lettore, che vede “accadere” il testo, partecipa alla sua genesi e alla sua decifrazione, fa esperienza visiva del dinamismo delle parole che vive interiormente quando legge. Vede la sua mente leggere. L’uso di oggetti (schermi di tv e computer, specchi) presentati in una veste “realistica”, non astratta dall’imperfezione quotidiana, è un riferimento alle umili circostanze materiali in cui ogni esperienza – anche la più misteriosamente interiore – ha luogo. Queste opere sviluppano la ricerca intrapresa da Antonio Maria Polito (1969-2015) con l’opera One and Three 4’33” – Prolegòmeni (primo premio sezione video, fiera internazionale di arte contemporanea “Paratissima” 2014 – Torino). I testi impiegati - terreno di incontro tra la poesia di Sonia Gentili e l’opera di Daniela Monaci - sono tratti dal libro di Sonia Gentili I quattro gesti della creazione (Aragno 2020), ad eccezione di Cosmogonia, Frammento ed Eravamo alberi, inediti e nati per questa mostra. |
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