Fiorenza Mormile
Ogni anno questa giornata ci ricorda che il problema della violenza sulle donne persiste, in forme più o meno eclatanti, a cominciare dalla disparità di trattamento economico ancora forte nel nostro paese. Una ricerca del’Eures ha dichiarato qualche giorno fa che nei primi dieci mesi del 2019 sono state 94 le vittime di femminicidio in Italia, mentre nel 2018, annus horribilis, erano salite addirittura a 142. Il rapporto della polizia di stato “Questo non è amore” del marzo scorso definisce meglio la situazione: ogni giorno 88 donne sono vittime di un qualche abuso: il 41% subisce maltrattamenti, il 31% stalking, il 18% percosse e il 10% violenza sessuale. Naturalmente il rapporto si riferisce solo a quanto denunciato, i numeri reali purtroppo sono di molto superiori. Riguardo al femminicidio il dato rilevante è che se negli ultimi dieci anni il numero degli uomini uccisi è calato del 50% per le donne non è stato così. Le vittime sono italiane nell’80% dei casi, gli autori, per il 61% indicati tra gli ex-partner, sono italiani in tre casi su quattro. Nel rapporto si precisa che in generale “l’autore delle violenze non bussa, ha le chiavi di casa”. Di pochi giorni fa il caso della nonna uccisa a pugni dal nipote mentre era alla guida dell’auto che lo trasportava. Oggi ci saranno manifestazioni in tutta Italia, a Roma un corteo partirà alle 14 da P.zza della Repubblica.
Data la rilevanza internazionale del problema la poesia che vi propongo qui testimonia un femminicidio avvenuto anni fa negli U.S.A. Una madre ricorda la figlia adottiva, di origine cilena, a 21 anni strangolata nella propria casa col filo del telefono allo scopo staccato dal muro. L’assassino era stato per breve tempo suo collega nell’ospedale dove si era appena laureata infermiera. Avevano avuto una relazione, interrotta da lei dopo aver scoperto che lui era sposato (con quattro figli) ma soprattutto che le aveva sottratto denaro dalla carta di credito rubandole anche il numero della Security Card tramite il database dell’ospedale. Lei ne aveva informato il suo superiore, e lui l’ha voluta “punire” per questo e per averlo lasciato. È stato condannato all’ergastolo.
Kathleen Sheeder Bonanno
Capelli: scuri come i boschi
Occhi: teneri
Naso: andino
Denti: bianchi, larghi
Bocca: oh, Dio,
che guidi la poesia,
non farmi pensare alla sua bocca,
a come rideva.
Cuore: colmo
Altri organi interni:
tutti perfetti
Causa del decesso:
strangolamento da laccio
Ultima immagine
impressa sulla retina:
qualcuno che voleva che lei
non
raccontasse.
traduzione di Fiorenza Mormile
da La tesa fune rossa dell’amore. Madri e figlie nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese, a cura di L. Magazzeni, F. Mormile, B. Porster, A.M. Robustelli.
Kathleen Sheeder Bonanno
Autopsy Report
Hair: dark like woods
Eyes: tender
Nose: Mayan
Teeth: white, wide
Mouth: oh, God,
who drives the poem,
do not make me think of her mouth,
how it laughed.
Heart: full
Other Internal Organs:
perfect, each
Cause of Death:
ligature strangulation
Last Recordered
Image on Retina:
someone who wanted her
not
to tell.
Il testo è pubblicato con l’autorizzazione dell’autrice e della casa editrice di Kathleen Sheeder Bonanno, Slamming Open the Door, Alice James Book, Farmington, Maine, 2009.
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